Astigiani 23 – marzo 2018
Le nostre pepite di primavera
di Sergio Miravalle
Il 24 febbraio l’assemblea dei soci di Astigiani ha eletto il suo nuovo presidente. È Piercarlo Grimaldi, sociologo, ricercatore ed esperto di
tradizioni territoriali e fino a pochi mesi fa Rettore dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo.
Con lui sono stati eletti i nove componenti del nuovo consiglio direttivo della nostra associazione che vede l’ingresso di tre donne di diversa esperienza e attività. Il ruolo di vicepresidente accanto a Renzo Caracciolo è stato assunto da Edi Penna che ha preso il testimone da Mimma Bogetti, alla quale va tutta la riconoscenza dell’associazione, così come un applauso in più lo conquista Giorgio Conte, ora presidente onorario di Astigiani.
Dunque nuovo presidente, nel segno della continuità e del ricordo di Luciano Nattino, e direttivo in buona parte rinnovato per dare ad Astigiani idee ed energie che potranno allargarsi anche al di fuori del perimetro della rivista.
Redigerla resta comunque il cuore della nostra attività e del nostro impegno.
Ed eccolo questo numero 23 di primavera. Ai lettori il gusto di scoprire le pepite, piccole e grandi, che abbiamo estratto dalla infinita miniera
di storia e storie della nostra terra.
Astigiani memorie di futuro
di Piercarlo Grimaldi
Che il futuro sia funzione della memoria è una certezza consolidata e condivisa. Che poi questo nesso, a fondamento di ogni tornante evolutivo, non sempre venga preso in seria considerazione e concretamente perseguito con convinzione, è cosa altrettanto certa.
Asti e le sue colline hanno coltivato un progetto di cambiamento intelligente nel custodire e perseguire la trasmissione dei saperi orali e gestuali da una generazione all’altra. Oggi, in questo vissuto tempo della postmodernità, che si fonda su di un inedito modello di trasmissione tra generazioni d’impianto digitale, occorre vigilare, nutrire e risvegliare la nostra memoria affinché i sempre più incalzanti mutamenti della società non ci colgano impreparati.
In questo delicato contesto di passaggio si colloca la presenza e la funzione di Astigiani.
Una rivista che con scientifica leggerezza sta rammendando la storia quotidiana ed eccezionale dell’areale cittadino e dei territori che lo circondano. Nel contempo intreccia nuovi fili di storie sconosciute e dimenticate che vanno raccolte e analizzate criticamente.
Mi pare che alla fine della fine, la nostra rivista possa essere parte propositiva del farsi di una nuova coscienza astigiana.
Una rivista che include, integra e fornisce gli strumenti per costruire una nuova società a partire dai tratti identitari, divisivi e non, che riporta alla luce, al fine di condividere un sapere, un immaginario collettivo, frutto di una lunga storia che va oltre la storia per rendere partecipe chi di questa storia partecipe vuole essere.
Mi piacerebbe che a questo impegno editoriale aderissero in molti, comprese le genti arrivate da lontano alla ricerca di una piccola patria-matria, oggi sempre più parte dell’inclusiva e condivisa coscienza degli astigiani.
Tutti questi desideri, queste speranze di futuro sarebbero stati difficili da ipotizzare quale traiettoria di una comunità che alle buone pratiche si ispira, se non avessimo avuto due presidenti dell’associazione che edita questa rivista che in questa direzione hanno sempre lavorato e ne hanno definito l’orizzonte culturale. Giorgio Conte e Luciano Nattino hanno lavorato al periodo fondativo della rivista progettandola, definendone il percorso
scientifico e culturale e consegnandola al tempo della maturità. A Giorgio, ora presidente onorario dell’associazione, un grazie per il lavoro fatto e per la sua saggezza rapsodica.
Luciano se n’è andato per il grande viaggio della vita in un giorno di fine autunno che sembrava non voler cedere alle insistenze dell’inverno. A Luciano che ha governato con umana generosità l’associazione e la rivista durante tutta la sua malattia, dispensando fondamentali indirizzi di senso, cifra ultima di un’altruistica esistenza vissuta interpretando con passione il teatro della vita, un abbraccio di solida e affettiva memoria che lo trattenga con noi per sopravvivere, come direbbe Cesare Pavese, a qualche giro di stagione.
Oggi come ieri l’associazione vive con l’attiva partecipazione di tutti i soci. In particolare desidero sottolineare il fondamentale e prezioso contributo dell’amico Sergio Miravalle, direttore di Astigiani, e di tutto il gruppo che partecipa con capacità e passione alla realizzazione del lavoro editoriale. A tutti sono grato sperando di contribuire alla continuità dell’associazione e della rivista, un patrimonio immateriale dell’umanità astigiana, un’importante risorsa
culturale per la città e il suo territorio.