domenica 23 Marzo, 2025
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Trattori in piazza nel cuore di Asti, è il ’68 contadino

Contro la grandine preghiere, cannoni, aerei e lotte contadine
Pubblichiamo stralci del racconto “Trattori in piazza, il ’68 contadino” tratto dalla raccolta “cent’anni di solidarietà” otto testimonianze scritta in forma di testo teatrale da Luciano Nattino nel 2003 e custodita dall’Archivio della Teatralità popolare/casa degli Alfieri. la protagonista è rosa una contadina della Valle Belbo.

“Coi trattori siamo stati fino ad Asti, a protestare, a gridare, a bloccare tutto. È stato a fine estate. Avevamo avuto distrutto tutto e bisognava fare qualcosa. Aveva fatto troppo caldo quell’inizio di agosto… e quel giorno si era fatto grigio di colpo con nuvole nere e bianche tutt’attorno. Ero in mezzo al cortile, imbambolata, mentre i cani baulavano già da un po’.

Mio marito Euro esce dalla cantina, le mani nere, gli occhi neri verso l’alto. “È il finimondo” dice “Dentro tutti!” e a me che avevo ancora la bocca aperta: “Tu che un po’ preghi, prega adesso che è ora!”.

È venuta quasi subito, asciutta come pietra viva. Ha cominciato a ballare sull’aia, strappando le foglie degli alberi, le canne dell’orto, la gramigna del sentiero. Saltellava sulla ghiaia, sulla luserna dei balconi, con fischi e colpi secchi. Con quel rumore come potevo pregare?… Il mattino dopo Euro era in mezzo alle vigne più scheletro di loro. Avevamo
saputo che aveva grandinato dappertutto, su tutte le terre del Tanaro, del Belbo ed oltre, rovinando i raccolti da Cisterna a San Damiano, da Mongardino a Mombercelli, da Costigliole a Nizza, da Canelli alle Langhe.

“È il destino!” diceva qualcuno. “Viene da Dio, che ci possiamo fare?” “Tu Euro che crede-
vi nei cannoni antigrandine… cosa son servite le sparate, eh?” “O, balenghi, la grandine è come l’aria! Mica la fermi facilmente! Adesso serve far la voce grossa, serve stare tutti insieme, farci sentire a Roma!”

“La guerra ha rovinato le fabbriche e le ferrovie: ebbene il governo i soldi li ha trovati per operai e ferrovieri. Se bruciasse la FIAT credi che non farebbero miracoli per il pane di centomila operai? Perché non lo fanno per noi?”

“Perché siamo sempre di meno. E anche divisi…a pezzettini!”… E poi ha cominciato a girare. In bici, con la Seicento, su strade e sentieri. Da amici, compagni, o contadini sconosciuti. “Vedi quei quattro? Sono della Coldiretti. Eppure sono qui a sentire. E così siamo migliaia quel 18 di agosto. Una lunga processione di trattori che si muove lentamente verso Asti. Ci siamo trovati a Costigliole e abbiamo deciso di attraversare il Tanaro e adesso siamo sul lungo Corso Savona. Altri arriveranno in città da Corso Alessandria, altri da Corso Torino.

Si calcoleranno duemila trattori, motozappe, ruspe, carretti. In testa le falciatrici manovrate dai più giovani.

A Isola due camionette di polizia han tentato di fermarci, ma con qualche sberleffo han dovuto ritirarsi. Una camionetta è stata quasi alzata di peso. Non si erano mai visti tanti contadini insieme. Eppure quell’anno, il ’68, era stato un anno particolare. Nelle Università gli studenti avevano protestato, occupato le aule. E anche nelle fabbriche c’erano stati scioperi, movimento.

Ma chi avrebbe mai detto che anche i contadini nel ‘68 sarebbero scesi in piazza. I contadini!

La gente più lontana possibile dalla politica. I più timidi, abulici, diffidenti, conservatori. Conservatori perché sanno fare la conserva. È mica un’offesa! E adesso eravamo lì, con i nostri cartelli sui carri, senza grida, pacifici, a chiedere solo un po’ di giustizia…“Stavolta ci
siamo davvero tutti, ACA e Coldiretti, comunisti e democristi. Voglio vedere se non ci stanno a sentire!”

In strada qualcuno di città saluta col pugno e fischia in un fischietto, come allo sciopero in fabbrica. E da un balcone una donna applaude. Un contadino su un carro mostra pezzi di
filari tempestati. Dalla prefettura fanno sapere che sua eccellenza il Prefetto non c’è e se grandina non sarà mica colpa del Governo!

“Allora porteremo i nostri carri davanti al Padre Eterno! “Invece tutti i trattori finiscono in Piazza Alfieri. Una delegazione va dal Prefetto, che si fa trovare…Un mese dopo…di nuovo! visto che a Roma non succedeva niente. Ma la manifestazione questa volta non è più di tutti, ma solo delle organizzazioni contadine di sinistra.

Quel 18 settembre succedono tafferugli con la polizia che blocca i trattori ad Isola. Asti è piena di poliziotti, soldati, autoblindo, elicotteri. Oltretutto si viene a sapere che ben 122,
tra contadini e dirigenti, sono stati denunciati per blocco stradale a seguito della prima manifestazione. Proteste, urla, tensione. Si arriva a una trattativa. Si decide che la polizia toglie il blocco così i contadini coi trattori possono proseguire per un chilometro, dopodiché torneranno indietro. E così è stato fatto.

Il 30 ottobre di nuovo un’altra manifestazione ad Asti, anzi due, diverse e a piedi questa volta. Davanti i bianchi, cinquanta metri indietro i rossi…bianchi e rossi, come i vini… e tutto si svolge regolarmente.

La legge sul Fondo di Solidarietà impiegherà due anni per arrivare in porto, fra una crisi di governo e l’altra, ma nel ’70 verrà approvata”…

Il manifesto del settembre’68 diffuso nella zona di Costigliole

Astigiani è un'associazione culturale aperta, senza scopo di lucro, che ha bisogno del sostegno di altri "Innamorati dell'Astigiano" per diffondere e divulgare la storia e le storie del territorio.
Tra i suoi obiettivi: la pubblicazione della rivista trimestrale Astigiani, "finalizzata alla raccolta e diffusione di informazioni e ricerche di storia e cultura astigiana dal passato remoto a quello prossimo, con uno sguardo al presente e la visione verso il futuro (dallo statuto), la raccolta di materiale per la creazione di un archivio fotografico, video e documentale collegato al progetto "Granai della memoria", la realizzazione di presentazioni pubbliche e altri eventi legati al recupero della memoria del territorio.

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