La Legione straniera francese evoca sogni di rinascita personale. In passato ha rappresentato un rifugio per chi doveva scappare dal proprio Paese per ragioni politiche, o aveva magari qualche guaio con la giustizia, oppure sceglieva di arruolarsi per la semplice speranza di un nuovo inizio o spinto da spirito di avventura.
Largamente presente nella letteratura, nel cinema e nella musica, l’immaginario della Legione rimanda ai deserti dell’Africa sahariana e a fortini presidiati da un pugno di
uomini dal kepì bianco. La canzone Non, je ne rigrette rien di Edith Piaf è la colonna sonora di questa immagine.
Ad Asti, vive il presidente dell’Associazione Nazionale Italiana Ex Legionari (area nord ovest). Il prefisso “ex”, per Aldo Nebiolo non esiste, fedele al “Légionnarie d’un jour, légionnaire toujours”. Egli si sente legionario e lo sarà per sempre. Lo si avverte quando vi invita nella tavernetta della sua cascina che racchiude cimeli e attestati della carriera nella Legione.
Ricorda perfettamente date e avvenimenti collegandoli fra loro anche se sono passati più di settant’anni. Non c’è retorica nelle sue parole quando si parla della guerra.
È la storia di un uomo che, senza esitazioni, alla domanda “cos’è per lei la Legione?” risponde col sorriso e gli occhi illuminati «una famiglia».

Aldo Nebiolo è nato il 1° agosto 1931 a Torino, dove cresce e trascorre l’infanzia. Lavora fin da giovanissimo, prima come lattoniere e poi in una tipografia. Dopo la guerra prevale lo
spirito d’avventura. Ha il mito della Legione straniera e a diciotto anni prende la strada per la Francia. A cavallo fra il 1949 e il 1950 Aldo espatria con un rocambolesco viaggio notturno a piedi passando la frontiera sopra Ventimiglia, sui sentieri dei passeur.
Entrato in Francia, viene fermato dalla gendarmeria perché clandestino. Lo vorrebbero rispedire in Italia, ma convince i francesi che il suo sogno è di arruolarsi nella Legione. Lo accontentano.
Il 18 marzo 1950 firma l’ingaggiato nella Legione con ferma di cinque anni. Dopo una settimana viene imbarcato con le altre reclute da Marsiglia con destinazione Orano (Algeria) per l’addestramento della durata di tre mesi. Viene assegnato alla prima compagnia del 1° reggimento di fanteria e dopo due mesi passerà alla quarta compagnia.
Aldo ricorda quel periodo duro e intenso e non dimentica le prevaricazioni, da lui mal tollerate, di alcuni superiori di grado nei confronti delle reclute. Non si fa mettere i piedi in testa. È robusto e determinato.
Concluso l’addestramento, il 17 luglio 1950 il giovane legionario Aldo Nebiolo è nuovamente imbarcato assieme alla sua unità a Orano. Questa volta la destinazione è più lontana e ci vorranno due settimane per raggiungerla: Indocina francese, Estremo Oriente.


A questo punto è utile puntualizzare il contesto storico. L’Indocina francese aveva riunito le colonie del Tonchino, l’Annam, il Laos, la Cambogia, il cantone Kwangchowang cinese e la Cocincina (attuali regioni del Vietnam). Durante la guerra era stata occupata dalle truppe giapponesi che avevano creato uno stato fantoccio, come in Manciuria.
Nel 1941 fu fondata la Lega per l’indipendenza del Vietnam, conosciuta come movimento Viet Minh, dal futuro leader comunista Ho Chi Minh. Questo movimento indipendentista
entrò in diretto contrasto con le intenzioni della Francia che mirava a riprendere le proprie colonie dopo la seconda guerra mondiale.
Il 2 settembre 1945 fu proclamata la Repubblica democratica del Vietnam. Alla conferenza di Potsdam le potenze alleate stabilirono una linea di influenza lungo il 16° parallelo: a nord i filo nazionalisti cinesi e a sud britannici e statunitensi che restituirono i poteri ai francesi. Con la proclamazione il 1° ottobre 1949 della Repubblica Popolare Cinese guidata da Mao
Zedong, le forze Viet Minh ricevettero ingenti aiuti militari.
Il clima di guerra fredda fece il resto. Il bombardamento navale da parte francese della città di Haiphong, causò migliaia di vittime e fu la causa scatenante della guerra combattuta dal 23 novembre 1946 al 12 luglio 1954, data della presa di Dien Bien Phu, ultima roccaforte francese, conquistata dalle truppe del generale Giap.
In piena guerra Aldo sbarca a Cap Saint-Jaques (attuale Vung Tàu) il 2 agosto 1950, ed è inquadrato nel 1° battaglione del 5° reggimento (il “reggimento del Tonchino”). I legionari devono fronteggiare le ripetute incursioni contro i convogli francesi attaccati dalle forze Viet Minh. Aldo ricorda: «Il territorio era impervio: fiumi, folta vegetazione e ripide colline. Campi coltivati e giungla, un bellissimo paesaggio esotico trasformato in un incubo se lo si guarda dal punto di vista militare».
Il gracidio delle rane faceva da sentinella
Non c’è un vero e proprio fronte, come avranno modo di constatare anche gli americani
negli anni delle guerra del Vietnam. I legionari subiscono la pressione costante di agguati e imboscate e non mancano i sabotaggi. Aldo racconta che calata la notte sulla postazione difensiva (che poteva essere o una trincea o un villaggio), i legionari prestavano ascolto al
gracidio incessante delle rane: questi animali quando sentono un rumore si zittiscono, facendo così intuire agli uomini di guardia la presenza del nemico. «Le rane erano le nostre migliori sentinelle».
Dopo un anno di permanenza in zona di guerra Aldo è promosso caporale nel luglio 1951 e agli inizi del 1952 sergente, diventando così caposezione a poco più di vent’anni. Dopo due anni di Indocina avrebbe raggiunto il periodo di licenza che gli spettava, ma non gli sarà permesso andar via fino all’arrivo di un sostituto di esperienza. Nella ricomposizione delle compagnie, avvenuta nel febbraio 1953, passa dalla 6° alla 5° compagnia e viene dislocato nel punto più caldo di tutta la regione: l’avamposto di Than Chuc.
Questa posizione rappresenta l’unica zona tenuta dai francesi sulla sponda nemica del fiume Song Cau. Sono frequenti gli scontri e i tentativi d’assalto dei Vieth Min. Aldo si
distingue con “encomiabile energia” in battaglia come nell’attacco al villaggio di An Tu, nel marzo del 1953, in cui «guida la sua sezione in mischia contro un nemico che ha resistito fino alla fine».
L’11 aprile, mentre è di pattuglia notturna, cade ferito all’anca sinistra e alla gamba destra. Trasportato d’urgenza all’ospedale Lanessan di Hanoi viene operato e si salva. Mentre è in ospedale viene a sapere di un incidente a Dong Xuyen, vicinissimo al suo comando: un aereo da trasporto cade, a bordo c’erano molti legionari suoi commilitoni.
Nell’autunno del 1953, quando la guerra per i francesi appare perduta, il reparto del legionario italiano torna alla base: parte il 7 ottobre da Saigon e approda il 16 novembre a Orano. Per la lunga permanenza in zona di guerra gli viene concessa una licenza di 120 giorni. Li trascorre in Tunisia dove trova alloggio a Tabarka.
Tornerà ancora in servizio nel 1954 in Marocco durante la ribellione dei nazionalisti contrari al protettorato francese. In seguito la Legione lo destina alla base di addestramento di Mascara in Algeria come capo istruttore per formare i futuri legionari: è il 1955.
La vita di caserma non gli è congeniale e avendo raggiunto il limite di ferma nella Legione di cinque anni, decide di congedarsi. Nella sua attività di servizio risultano riconoscimenti
e medaglie: fra tutte quella più importante è la Médaille Militaire.
Nel 1955 rientra in Italia. È arrestato per renitenza alla leva

Nel 1955 Aldo decide di tornare in Italia ma viene arrestato alla frontiera per renitenza alla leva. Dopo un periodo all’ospedale militare di “Riberi” di Torino riesce a far valere il suo stato di servizio con la Legione ed evita di dover tornare in divisa.
Il ritorno alla vita civile non è semplice. Aldo frequenta prima una scuola per saldatori a Torino, poi torna a fare il lattoniere e si specializza in impianti di riscaldamento.
Nel 1957 conosce Silvana e tre anni dopo convolano a nozze, dalla loro unione nasceranno
Valter nel 1961 e nel 1968 Cristana. In quegli anni la famiglia Nebiolo si trasferisce ad Asti dove Aldo aveva trovato lavoro dal 1965 alla ditta Berta, oggi Scaglia e Gerbo, idraulici e
impiantisti.
Dopo più di dieci anni di vita in città, nel 1978 i coniugi comprano una casa in campagna in zona corso Alba, dove Aldo e Silvana abitano ancora. La storia di Aldo non finisce qui, perché i suoi contatti con la Legione e i veterani come lui lo portano a frequentare raduni e incontri in Italia e in Francia.
Il 30 aprile 2009, data della storica battaglia messicana di Camerone, al comando generale della Legione straniera ad Aubagne, il legionario Aldo Nebiolo porta in parata la Main Danjou, un cimelio in legno appartenuto al capitano Jean Danjou, che guidò, il 30 aprile 1863, 65 uomini contro duemila nemici, durante l’intervento francese in Messico a sostegno del re Massimiliano d’Asburgo. «E’ stato un un onore concesso finora solo a cinque italiani
nei 200 anni di storia della Legione».
Per saperne di più
Di Legione straniera francese si parlerà mercoledì 15 gennaio 2020, alle ore 18 in Sala Pastrone. L’incontro fa parte della rassegna “La Grande Storia a teatro”, organizzata da Gianfranco Imerito, assessore alla Cultura del Comune di Asti con il giornalista Vanni Cornero. Parteciperà Aldo Nebiolo, con altri testimoni delle vicende della Legione.





