Se non ci sono i cavalli corrono gli asini. Un modo di dire dalle radici antiche che trova puntuale applicazione in numerose regioni italiane.
Ad esempio ad Allumiere, in provincia di Roma, all’inizio del XVI secolo il banchiere Agostino Chigi, originario di Siena, appaltatore delle locali miniere di allume, organizzava corse con gli asini, da cui ebbe origine, nel 1965, il Palio delle Contrade, che si corre tuttora in occasione dei festeggiamenti patronali dell’Assunta.
Anche a Ottaviano, vicino a Napoli, a metà Settecento in occasione della festa patronale, accanto alla fiera, fu istituita una corsa con gli asini, manifestazione tuttora viva. Nella Sila
calabrese, a Castelsilano, secondo la tradizione la corsa degli asini venne ideata agli inizi del Settecento da un signorotto del luogo per dirimere le controversie tra i tanti pretendenti della figlia primogenita.
Stessa leggendaria origine, datata 1768, per il Palio del Casale di Camposano (Napoli), che si corre ancor oggi. Il settecentesco poemetto Il Palio degli asini, del fiorentino Modesto Rastrelli, descrive una festa con al centro una corsa di ciuchi, che si teneva a Firenze.
A Fagagna, in provincia di Udine, fu il sindaco e senatore Gabriele Luigi Pecile a ideare, nel 1891, una corsa con i mus (asini) dove i concorrenti- guidatori dovevano presentarsi con
camicia bianca e berretto.
Anche in Piemonte non mancano le corse raglianti, alcune molto antiche. Si hanno notizie di corse a Borgomanero e Cameri nel Novarese. A Quarto (oggi frazione di Asti) la corsa degli asini affonda le proprie origini nel Seicento: notizie certe si hanno a partire da metà del XVIII secolo. La corsa si svolgeva tradizionalmente nel giorno di Pentecoste, ma da parecchi anni è stata spostata alla prima domenica di luglio, in concomitanza con i festeggiamenti patronali.
A Calliano il Paglio degli Asini (scritto volutamente con la lettera g) nacque alla fine degli Anni Sessanta del Novecento ed è da allora nel programma dei festeggiamenti patronali autunnali. Il paese monferrino attorno all’asino ha sviluppato anche una proposta gastronomica che ha fatto diventare famosi agnolotti e salumi con la carne d’asino. Anche a Montafia hanno corso i somarelli dal 1977 al 1995 e poi si è ripreso nel 2008.
A Moncalvo si festeggiava San Marco con una corsa asinina. Scriveva Il Grido dei rurali del 1° maggio 1893: «Lunedì alle ore 5 pom. ebbe pur luogo la umoristica corsa degli asini a cui assistette una folla immensa. Predominava il sesso gentile in eleganti ‘telette’ estive». La tradizione venne ripresa nel 1957, con una corsa di asini montati senza sella da fantini
improvvisati.
Nella frazione Olmo di Castagnole delle Lanze nel 1927 venne organizzata dal rettore Pin Chiola la corsa degli asini: «Vi furono numerosi partecipanti anche dal capoluogo e da Farinere. Ogni concorrente si presentava con il suo bravo quadrupede tenuto per la cavezza… Il migliore concorrente risultò un vispo asinello soprannominato Michelito al cui proprietario andarono le 50 lire del primo premio».

La rivalità tra Asti e Alba rinasce nel 1932 dai cavalli ai somari
La storia della corsa degli asini di Alba si intreccia con quella del Palio di Asti. Secondo tradizione fu la risposta albese al Palio corso dagli astesi sotto le mure della città assediata nel 1275.
Una corsa in segno di scherno che ebbe nuova ragion d’essere dopo il rifiuto degli astigiani di far partecipare gli albesi al loro Palio nei primi Anni Trenta del Novecento. Prendendo spunto da queste rivalità nel 1932, da un’idea del farmacista e pittore Pinòt Gallizio e di Luigi Bertoncini, ad Alba venne istituito il Palio degli Asini. La corsa ragliante fu inserita nell’ambito della fiera del tartufo, in calendario a novembre.
La città venne suddivisa in sei borghi. Dopo tre edizioni, il palio fu sospeso. Dopo la guerra
in occasione della fiera del tartufo, anticipata a ottobre, venne riproposta la tenzone ragliante, che si corse fino al 1948. Nel 1967, guarda caso anno della ripresa del Palio di Asti, il comitato organizzatore ripristinò la corsa degli asini albese, dando vita alla Giostra delle Cento Torri: una rievocazione storica del periodo medievale, con la pista ricavata attorno al Duomo.
I fantini cavalcano gli animali e la gara vive dei momenti comici legati alla testardaggine degli asini nel non voler correre. In questo panorama di corse con gli asini si inserisce Cocconato, che ha saputo creare una tradizione che quest’anno a settembre festeggia l’edizione numero 50.
La prima timida proposta di far disputare una corsa ragliante anche a Cocconato venne avanzata nell’agosto del 1960, ma cadde nel vuoto. Altri tentativi furono fatti negli anni seguenti dalla Pro Loco guidata dal farmacista Michelangelo Montanaro e dal ragionier Giuseppe Mirabelli.

Il 20 settembre 1970 l’esordio della corsa nel centro di Cocconato
Fu nell’estate del 1970 che prese forma il progetto di far correre una mezza dozzina di asini, guidati dai giovani del paese. A metà agosto si tenne una riunione per decidere il programma degli imminenti festeggiamenti patronali: oltre all’immancabile ballo a palchetto, occorreva qualcosa di nuovo.
Giancarlo Piazzo, a quell’epoca impiegato in banca a Calliano, spiegò che in quel paese dall’anno prima facevano correre i somari. L’idea piacque a tutti e così nacque il Palio degli Asini di Cocconato. C’era chi, come il dottor Montanaro, proponeva che la corsa avvenisse al campo sportivo di Montecapra, altri la volevano nel centro del paese, ma c’era il problema dei permessi per la chiusura delle strade.
Alla fine il veterinario Lorenzo Bo si assunse in prima persona, d’intesa con il sindaco Piero Bava, ogni responsabilità organizzativa, optando per il tracciato tra le piazze Cavour e
Giordano. Il paese venne diviso in otto borghi e ciascuno si attivò per mettere a punto una sfilata. Pino Bo disegnò il drappo del palio, che venne confezionato da Mario Casaleggio.
In un primo tempo Gino Ferrero, commerciante di bestiame, avrebbe dovuto farsi carico di procurare i somarelli per tutti, ma la rivalità tra i borghi, da subito innescatasi, fece sì che ciascuno preferisse cercarsi il proprio asino “da corsa”. Venne escogitata dal dottor Bo (che sarà il Capitano del Palio delle prime tre edizioni, in groppa alla mitica mula bianca) un’origine leggendaria e verosimile, legata alla storia medievale del paese.
Si raccontò che un incendio era divampato nel castello dei Radicati e per spegnere le fiamme i cocconatesi formarono una colonna verso un ruscello a valle caricando botti
d’acqua sui basti dei somari e incitandoli a far presto. Fu così che contribuirono a salvare la roccaforte. Per ricompensare la popolazione, i conti indissero un torneo con una corsa d’asini.
Domenica 20 settembre 1970 prese il via, fra tanto entusiasmo e tanta confusione, la nuova manifestazione che da subito riuscì ad accendere gli animi dei cocconatesi in una
(quasi sempre) amichevole rivalità e richiamare un pubblico superiore a ogni aspettativa.
La sfilata non aveva ancora nulla di medievale: i figuranti di San Carlo indossavano sacchi di juta e posticci calzari in cuoio legati con cordini, quelli della Piazza casacche bianche e azzurre, i brinaroli portavano tanti cartelli in cartone inneggianti al borgo, il sindaco di Airali (Dario Emanuel) aveva in testa un cilindro ricavato da un fustino di detersivo.


Si inventa un’origine storica che rimanda all’incendio del castello dei conti Radicati
L’unico borgo appariscente era quello delle Colline Magre, con un elegante landau e costumi
settecenteschi presi in affitto.
Nei primi anni la sfilata continuò a essere caratterizzata dalla presenza di bande musicali e majorettes, mentre i borghi miglioravano il loro corteo, in cui, a partire dal 1974, cominciarono ad apparire specifici temi legati all’epoca medievale.
Le prime tre edizioni si svolsero la terza domenica di settembre, poi la manifestazione venne spostata alla quarta domenica, per evitare la concomitanza con il Palio di Asti.
A Cocconato la sera della vigilia, tra salamini e vino, non mancava l’iniziativa goliardica degli incappucciati (un gruppo di giovani vestiti con sai e cappucci), che verso mezzanotte percorrevano via Roma fino in piazza Cavour recitando una sorta di “rosario” scaramantico
chiamando in causa i vari borghi e i personaggi più “scaldati”. Chi arrivava ultimo e si aggiudicava la saracca, l’anno successivo organizzava, nel proprio borgo, un momento di festa con distribuzione di panini alle acciughe e vino. Questa tradizione è tuttora viva e si sono aggiunte feste in ciascun borgo, in calendario fra giugno e luglio.
Anno dopo anno la sfilata diventò sempre più ricca e coerente con il periodo storico e la manifestazione richiamava migliaia di spettatori. Negli anni Novanta il Palio era ormai un’evento consolidato e molto sentito dai cocconatesi. Grazie all’impegno dei borghi venne
ulteriormente perfezionato e arricchito il corteo storico, con un’attenzione sempre maggiore ai costumi e ai più piccoli dettagli.
Nell’agosto 1993 una troupe della Rai realizzò un ampio reportage sul Palio, andato in onda sulla Rete 2 nella trasmissione Sereno variabile, dedicata al turismo in Italia. Nacquero anche le rievocazioni storiche collaterali. Dal 1990 si svolge la Fiera medievale, che ha riscosso un notevole consenso.
La sera della vigilia della corsa, lungo via Roma illuminata da torce e candele, veniva riproposta un’antica fiera duecentesca: ogni borgo allestiva bancarelle, scene di vita del tempo e locande dove degustare piatti ispirati alla cucina dell’epoca, il tutto accompagnato
da musici, maghi, cartomanti, popolani, cavalieri, nobili, mangiafuoco e giocolieri. Durante la serata, in piazza Cavour, avveniva la suggestiva cerimonia di investitura del Capitano del Palio, che da quel momento diventava unico arbitro della corsa.
Recentemente la fiera medievale è stata anticipata al terzo sabato di settembre, per evitare che la concomitanza con il palio impedisca ai borghi di allestirla con cura.
Dal 2002 la vigilia del Palio viene invece utilizzata per il “Banchetto de la corte”, suggestiva cena propiziatoria a base di piatti della cucina duecentesca, allietata da giullari, mangiafuoco e musici.
Nel 2003 il palio cocconatese è entrato nella ristretta cerchia delle manifestazioni riconosciute dalla Federazione Italiana Giochi Storici: considerata la severità con cui vengono valutate le richieste di affiliazione, l’inserimento costituisce un meritato premio per le amministrazione comunali che si sono succedute nel corso degli anni, per i direttivi delle
Pro Loco e dell’Associazione Palio e per i tanti borghigiani che lavorano intensamente per mesi per preparare al meglio quella che è la più longeva e importante manifestazione che Cocconato ha saputo creare. La corsa è apprezzata per il suo percorso fatto di saliscendi nel centro storico e per il clima reale di festa che il paese vive in questi giorni.

Dal 2003 il palio cocconatese riconosciuto dalla Federazione Italiana Giochi Storici
Il percorso della corsa, rimasto inalterato fin dalla prima edizione della manifestazione, si snoda attraverso le due principali piazze del paese: da piazza Melchiorre Giordano in salita lungo via Mazzini, sino a piazza Cavour (il Ponte), quindi in discesa lungo lo stretto budello di via Alfieri, si torna in piazza Giordano dove è posto il traguardo.
Da alcuni anni, al fine di assicurare la massima sicurezza per animali e corridori, il manto stradale è ricoperto da uno strato di legno cippato e protetto ai lati da balle di paglia. La corsa si suddivide in due batterie di qualificazione più una di recupero, che si disputano sulla distanza di due giri, con la finale a tre giri. A quest’ultima accedono i primi due classificati delle batterie e il vincitore del recupero.
Sia la composizione delle batterie che l’ordine di partenza vengono stabiliti mediante estrazione a sorte da parte del Capitano del Palio, arbitro assoluto della corsa, il cui giudizio è inappellabile. I più longevi capitani sono stati Luigi Vianzone con 12 edizioni (dal 1973 al 1981 e dal 1991 al 1993), Sergio Nicola con 10 edizioni (dal 2009 al 2018), Marco Bruna con 7 edizioni (dal 1997 al 2003).
A ricoprire il delicato ruolo quest’anno sarà Giorgio Apostolo, alla sua prima esperienza.
A contendersi il Palio, domenica 22 settembre, saranno i borghi Airali (colori rosso-blu), Brina (bianco-rosso), Colline Magre (giallo-verde), San Carlo (bianco-marrone), Torre (giallo-rosso), Tuffo (giallo-blu), Principato di Moransengo (rosa-azzurro), Freccia (bianco-nero). Mancheranno la Piazza, borgo sciolto nel 2007 (dopo che dal 1993 aveva partecipato saltuariamente) e il Cortile, presente a sole due edizioni (1970 e 1972).
Gli asini non sono cavalcati, ma incitati alla corsa da sei palafrenieri per squadra che si alternano lungo il percorso. L’animale, che deve essere alto al garrese al massimo 110 cm,
deve sempre essere trattenuto per la cavezza da un palafreniere. Al vincitore della tenzone viene assegnato il Palio, fino all’anno scorso un drappo di raso giallo-oro che i borghigiani
custodiscono fino all’anno successivo per poi rimetterlo in gara; sul verso ogni anno è cucito lo scudo con i colori del borgo vincitore.
Per la 50ª edizione la tradizione verrà sospesa e, analogamente alle più blasonate manifestazioni di Siena e Asti, saranno realizzati due palii, dipinti dalla pittrice inglese Joy
Moore (da diversi anni stabilitasi a Cocconato), uno dei quali sarà consegnato definitivamente al borgo vincitore, mentre l’altro sarà conservato in Comune.
Al secondo arrivato va la corona, al terzo i chiodi d’argento, al quarto le spighe di grano, al quinto la cavezza, al sesto pane e acqua, all’ultimo la saracca (acciuga), premio dal sapore ironico che rimanda alla tradizione del Palio astigiano.
Nel corso del suo mezzo secolo di vita il Palio ha visto scendere in pista un gran numero di giovani cocconatesi (per regolamento i palafrenieri devono essere residenti o comunque ben conosciuti in paese), alcuni dei quali sono stati per molti anni protagonisti della tenzone, acquisendo una tecnica particolare nel saper far correre animali solitamente testardi e recalcitranti.
Tra i corridori delle prime edizioni Vincenzo Lupo, che ha portato più volte alla vittoria i giallo-verdi delle Colline Magre, Luigi Musso e Pier Luigi Bauchiero, entrambi della Brina,
Tommaso Mongiello che per tre volte ha fatto vincere Airali, Chicco Ramello che ha difeso i colori di San Carlo per trent’anni.
Molto sentita dai cocconatesi, la corsa ragliante rappresenta, al di là di una sana rivalità borghigiana, un momento di aggregazione sociale, di unione e amicizia, di fare festa tutti assieme.
Per saperne di più
BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA
Atlante delle feste popolari del Piemonte, www.atlantefestepopolaripiemonte.it.
[C. Casaleggio], Libro d’oro del Palio degli asini di Cocconato, 1970-1972, ms. in Archivio Storico del Comune di Cocconato, fondo Pro Loco, cat. 7, cart. 57, vol. 2.
C. Casaleggio, Palio: primi 25 anni, in “Il Ponte”, n. 16, 1994, pp. 8-11.
R. Gianuzzi, Castagnole Lanze dai Romani ai giorni nostri, Castagnole delle Lanze, s.n., 1977.
G. Parusso, A. Buccolo, E. Necade, Alba, il Palio, Alba, Famija Albeisa, 1987.
M. Rastelli, Il Palio degli asini, Firenze, Grazioli, 1791.
F. Zampicinini, Il Palio degli asini 1970-2009, Torino, Il Punto, 2009.








