giovedì 24 Ottobre, 2024
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Parole di Pietra

Una lapide celebra piazza Roma risorgimentale

Il monumento con l’obelisco inaugurato dal re nel 1898
Le parole di bronzo sul marmo bianco, anch’esse dettate da Vincenzo Ratti, recitano: «Questa piazza/ fu ampliata ed abbellita/ e si eresse il monumento/ ai benemeriti/ del Risorgimento nazionale/ per ispirazione/ munificenza e cura/ di Leonetto Ottolenghi/ cittadino esemplare/ nell’affetto/ per l’arte e la patria/ a cui il re d’Italia/ conferì il titolo di conte/ col plauso degli Astesi/ Ricordo posto dal Municipio».

Piazza Roma venne così denominata nel 1898, mentre era ancora in fase di ultimazione e quando fu inaugurato il monumento obelisco. Quello slargo della Contrada Maestra iniziò a delinearsi nel 1581, quando i Frati Minori Osservanti acquisirono le casupole esistenti per creare un primo spazio davanti alla loro chiesa di San Bernardino che occupava il sedime dell’attuale castello. Nel 1830 il Comune fece demolire i fabbricati che ancora ingombravano l’area e la piazza ebbe una sistemazione definitiva soltanto nel 1898, quando Leonetto Ottolenghi, a sue spese, fece abbattere l’ex chiesa (sconsacrata con l’editto napoleonico del 1805 e poi adibita a teatro) e – in occasione del cinquantenario dello Statuto Albertino – fece erigere il monumento al Risorgimento. In quell’anno Luigi Medici del Vascello ultimò il palazzo, simile a un castello di forme medioevaleggianti, che ha inglobato la torre di San Bernardino del XIII secolo, la più alta della città con 38,55 metri. Dal lato opposto, dal maggio 1894 era sorta la sede della Cassa di Risparmio. La struttura architettonica del monumento, tutta in granito, è dovuta ad Angelo Reycend, mentre sono opera dello scultore torinese Luca Gerosa la statua dell’Italia che depone la corona alla base dell’obelisco, i leoni rampanti con lo stemma di Asti ai lati delle due scalinate e tutti gli altri fregi in marmo. Ai lati dei pilastrini della balaustra che circonda il monumento sono incastonate ghirlande di alloro in bronzo che racchiudono i nomi delle più salienti battaglie risorgimentali e frasi celebri di Carlo Alberto, di Vittorio Emanuele II, di Mazzini, Cavour, Garibaldi e Gioberti. Alla base dell’obelisco, verso corso Alfieri e verso via Balbo, sono scolpite due epigrafi, attualmente poco leggibili, dettate dal prof. Vincenzo Ratti.

Uno scorcio di piazza Roma

 

Ecco il testo di quella verso corso Alfieri: «Nei giorni di speranze e di dolori/ di battaglie e di vittorie/ di pace e di progresso/ rifulge il vessillo sabaudo/ nella via del martirio, dell’eroismo, della virtù/ oggi che il popolo/ nel cinquantesimo anno dello Statuto/ saluta riconoscente i grandi nomi/ di Carlo Alberto/ di Vittorio Emanuele II/ di Umberto I/ la patria/ libera, unita, indipendente/ ai suoi gloriosi figli/ questo monumento consacra».

Il 3 maggio 1898 l’inaugurazione ufficiale avvenne solennemente alla presenza del re Umberto I, del principe di Napoli, del duca d’Aosta, del duca degli Abruzzi, delle presidenze del Senato e dei Deputati, del sindaco Carlo Garbiglia con i rappresentanti delle associazioni di combattenti e reduci e civili, con le bandiere schierate attorno al monumento.

La lapida che ricorda la realizzazione del monumento

 

L’anno seguente, esattamente un anno dopo il 3 giugno 1899, venne inaugurata la lapide sull’angolo della piazza con via Balbo. Le parole di bronzo sul marmo bianco, anch’esse dettate da Vincenzo Ratti, recitano: «Questa piazza/ fu ampliata ed abbellita/ e si eresse il monumento/ ai benemeriti/ del Risorgimento nazionale/ per ispirazione/ munificenza e cura/ di Leonetto Ottolenghi/ cittadino esemplare/ nell’affetto/ per l’arte e la patria/ a cui il re d’Italia/ conferì il titolo di conte/ col plauso degli Astesi/ Ricordo posto dal Municipio».

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