La radio non ancora nata e la televisione sarebbe arrivata non prima di una sessantina d’anni, eppure le notizie si diffondevano – magari con il telegrafo che invece c’era da un po’ – con una velocità decisamente superiore a quella delle neonate automobili e dei “bicicletti”, le progenitrici delle motociclette. Fu dunque relativamente breve il tempo che impiegò ad arrivare a Torino la notizia che alla fine del Luglio 1894, era stata organizzata in Francia, da Parigi a Rouen (80 km.), quella che viene considerata la prima gara automobilistica al mondo.
Malgrado non esistessero ancora, in Italia, vere fabbriche di automobili (la Fiat sarebbe nata quattro anni dopo) e che al di là delle Alpi circolassero già oltre 200 vetture, contro le poche centinaia nel nostro Paese, a Torino già si agitavano i fermenti degli appassionati e dei futuri costruttori. Tra questi i fratelli Ceirano che realizzavano “bicicletti” marchiati con un nome di vago sapore esotico, i Welleyes.
Sembra dunque del tutto normale che proprio a Torino, in occasione dell’Esposizione internazionale “ciclistica e di veicoli automatici” del maggio 1895, un comitato cittadino presieduto dall’ing. Giovanni Sacheri, decidesse di organizzare un “esperimento di corsa per veicoli automotori” destinata a diventare la prima corsa automobilistica d’Italia e la seconda al mondo.
Il tracciato scelto, per quanto non facilissimo, fu quello della tradizionale via sabauda al mare che passava per Asti e tanto bastò perché la lunghezza totale (93 chilometri tra andata e ritorno) fu considerata già sufficientemente impegnativa. Considerazione confermata dal fatto che non furono poche le rinunce dell’ultimo momento degli aspiranti piloti del tempo. Alla fine, infatti, restarono in cinque i “temerari”, con due auto a vapore e tre a petrolio/benzina di cui due “bicicletti”.
Questi ultimi furono pilotati da Alois Wolfmuller con motore omonimo (o viceversa, il fatto non è certo) e da Giovanni Battista Ceirano con un Welleyes di sua produzione. Le vetture erano invece un Omnibus Daimler 4 posti a vapore (pilota l’ing. Simone Federmann), una Benz a petrolio guidata da Cleto Brena ed il Break “La Staffetta” a sei posti a vapore costruito dalle Officine di Savigliano, pilotato dall’ing. Sclaverani.
Il più noto dei cinque era Brena, che poche settimane prima aveva portato a termine un applaudito “giro d’Italia”, in compagnia del giornalista Rodolfo Bianchi.
Dopo un paio di rinvii, la data fatidica fu il 28 maggio. Con partenze “singole”, distanziate cinque minuti l’una dall’altra, il via fu dato alle 7,30 in corso Moncalieri, presente uno sparuto gruppo di appassionati, tra cui il celebre costruttore tedesco Gottlieb Daimler, della cui marca l’ing. Federmann, primo a partire, era rappresentante in Italia. Federmann fu anche il primo ad arrivare – alle 10,30 – in piazza Alfieri ad Asti dove fu accolto da una piccola folla entusiasta, e dalla municipalità al completo (sindaco l’avvocato Carlo Garbiglia).
Verso mezzogiorno giunsero i “bicicletti” di Ceirano e Wolfmuller e due ore dopo la Benz di Cleto Brena. Il Break dell’ing. Sclaverani era andato in avaria prima di Villafranca ed aveva dovuto ritirarsi.
Le auto ripartirono alle 15, ma solo tre presero il via. Malgrado la faticosa esperienza del “giro d’Italia”, Cleto Brena era stremato e preferì abbandonare. Anche nella seconda semitappa la Daimler di Federmann fu la più veloce e tagliò il traguardo in corso Moncalieri alle 18, seguita dai bicicletti di Ceirano e Wolfmuller. Il tempo impiegato dal vincitore – calcolato con un orologio da taschino – fu di sei ore esatte, media 15.500 chilometri orari.
La sera della corsa una gran festa celebrò l’impresa di Federmann che ricevette una medaglia d’oro.
Era nato l’automobilismo agonistico italiano, ma la Torino-Asti-Torino non fu mai più disputata.