Da qualche anno, forse anche un po’ di più, la ginnastica, quella artistica in particolare, non fa più parte, o quasi, del panorama sportivo astigiano. Eppure ad Asti e dintorni, questa storica e prestigiosa disciplina che vanta, tra l’altro, la Federazione più antica tra quelle affiliate al Coni, ha avuto per decenni numerosi appassionati, atleti importanti e società molto attive.
Dal 1905 al 1935 lo sfolgorante trentennio della Fulgor
La storia della ginnastica astigiana – le prime notizie citano la società Forza e Coraggio, nata nel 1899, seguita subito dopo dalla prima edizione della Forti e Liberi – è tanto antica quanto gloriosa e ricca di un numero davvero straordinario di successi. E non solo per lo sfolgorante trentennio della Fulgor, tra il 1905 ed il 1935, ma anche per l’effervescente attività svolta nella seconda metà del secolo scorso: dalla seconda edizione della Forti e Liberi, una coraggiosa meteora dell’immediato dopoguerra, alle ben più solide società, sia maschili che femminili, Way-Assauto di Dino Graziano e Libertas di Alessandro e Alberto Valpreda.
Tra tutte, il posto d’onore spetta comunque, e non potrebbe essere diversamente, alla Fulgor e, in particolare, al punto più alto della sua storia che fu però anche il canto del cigno di un trentennio irripetibile: il Concorso Ginnastico Internazionale. Diciassettesimo della serie, si svolse ad Asti dal 24 al 26 Maggio 1935.
Ma andiamo con ordine perché la Fulgor, nata nel 1905 al precipuo scopo di contrastare l’azione del “radicalismo laico e dell’anticlericalismo” che ebbe in Asti una importante rappresentante nella società sportiva Laico, braccio sportivo del Ricreatorio Vittorio Alfieri, riscosse un travolgente successo di adesioni grazie anche, o soprattutto, all’opera di don Filippo Berzano. Era questa una figura di sacerdote piuttosto anomala per i tempi e sovente, diremmo oggi, borderline rispetto ai canoni della religiosità e della liturgia cattolica. Il suo progetto educativo prevedeva, su una base di indottrinamento attento ma mai bigotto, attività teatrali, musicali, culturali e infine quelle sportive che divennero, con il passare degli anni, prevalenti.
Tra queste fu la ginnastica a cogliere i più prestigiosi successi in Italia e all’estero facendo della Fulgor, nel giro di pochi anni, una delle più importanti società d’Italia. Sotto la guida dell’istruttore-maestro Cesare Raviola e con le “stelle” Giuseppe e Secondo Grillone, cominciò a conquistare vittorie e trofei. I più importanti a Pamiers in Francia nel 1909, a Ostenda in Belgio e a Villeneuve-sur-Yonne in Francia nel 1914, a Metz nel 1920, a Strasburgo nel 1921, a Namur e Verviers in Belgio nel 1923, a Lovanio nel ’24, a Colonia nel ’27, a Liegi nel ’28, in Lituania nel ’32. Grandi valori agonistici ma anche un’indubbia capacità organizzativa – sempre con don Berzano in prima fila – dimostrata nel 1922 mettendo in piedi ad Asti un grande Concorso internazionale (90 società partecipanti di cui 8 straniere) e ribadita, nel 1935, con il XVII Concorso internazionale affidato, per la sua concreta realizzazione, alla società astigiana direttamente dalla Reale Federazione Ginnastica d’Italia. Un onore, ma anche un onere per la Fulgor. Emblematiche a questo riguardo la richiesta di contributo (15 mila lire) presentata al Comune, pare senza esito, e le lamentele del dopo gara per la “defezione economica” dell’Unione Esercenti e Commercianti.
La Fulgor aveva raggiunto nel 1933 i 500 primi premi conquistati fino ad allora e aveva partecipato nel 1934 alla grande sfilata romana, Duce presente, dei migliori atleti d’Italia di tutte le discipline sportive.
Siamo dunque alle feste del Santo del ‘35. Asti è diventata da pochi mesi (marzo) capoluogo di provincia e l’evento ginnico si presenta sì come un importante avvenimento sportivo, ma anche come manifestazione che può dare un rilevante vantaggio “economico e morale” alla città. Si prevede infatti un’affluenza di pubblico tale da indurre le autorità a lanciare, nelle settimane che precedono le feste patronali, pressanti appelli affinché, accertato che i posti letto disponibili nelle strutture alberghiere sono prenotati da tempo, tutti gli affittacamere, ma anche i privati con locali liberi, diano la loro disponibilità ad accogliere gli ospiti forestieri.
Più di 1500 atleti. Le prove iniziarono alle 6,30 del mattino

In effetti al Concorso si iscrissero oltre settanta squadre provenienti da tutta Italia (una anche dall’istriana Pola) e da alcuni paesi europei come Francia, Belgio, Svizzera e Cecoslovacchia. In tutto si calcola che, solo tra ginnasti, dirigenti e allenatori, gli ospiti fossero più di 1500 ai quali vanno aggiunti gli spettatori. Uno spettacolo nello spettacolo, che si svolse in quello che per l’occasione fu battezzato “Stadium”, ma che in realtà era la “solita” e supersfruttata piazza del Mercato (oggi Campo del Palio).
Furono tre intense giornate di gare intervallate da un gran numero di eventi collaterali: il 24 maggio si svolsero le gare individuali (con inizio, si badi bene, alle 6,30 del mattino); il 25, un sabato, quelle a squadre, sempre con inizio alle 6,30. Alle 15 si disputò il Campionato italiano di pallasfratto a squadre, una sorta di “palla vibrata” con formazioni di cinque giocatori ciascuna che si confrontavano, lanciandosi una pesante palla con manico, in un campo di 100 metri per 25. In serata si svolse infine la “Festa di notte” con l’esibizione di tutte le squadre in quadri plastici e piramidi umane. Nella mattinata della domenica 26 le squadre furono ricevute solennemente in Municipio dalle autorità cittadine, dai dirigenti del Coni e dai rappresentanti del Governo, mentre nel primo pomeriggio tutti i protagonisti del Concorso formarono un affollatissimo corteo che, partendo dal viale alla Vittoria, si snodò per le vie centrali toccando piazza 4 Novembre (oggi 1° Maggio), corso Alfieri, corso Dante, viale Regina Margherita (oggi viale Partigiani), corso Alfieri, via Cavour (oggi via Gobetti), piazza San Secondo (con omaggio al Monumento ai Caduti), ancora via Cavour fino a raggiungere lo Stadium di piazza del Mercato dove si conclusero le gare. In serata, come era, e in alcuni casi è ancora, consuetudine di questo tipo di manifestazioni, il grande saggio finale, in questo caso un “Torneo Olimpionico” a cui parteciparono, esibendosi ai grandi attrezzi, tutti gli atleti olimpionici presenti nelle varie squadre. Grandiosa fu la cerimonia di premiazione che assegnò oltre cinquanta tra medaglie d’oro e d’argento, coppe d’argento e oggetti preziosi. Su tutti, la Coppa d’Onore del Re, che toccò alla Pro Patria di Busto Arsizio, prima classificata in assoluto, mentre alla Società Etruria di Prato andò il premio per aver totalizzato il maggior numero complessivo di punti nelle diverse gare in programma.
Le esibizioni dei ginnasti della Fulgor

La Fulgor, per dovere di ospitalità e nel rispetto di una consuetudine ritenuta all’epoca sacrosanta, gareggiò fuori concorso ma ottenne comunque lunghi e ripetuti applausi da parte del pubblico, non soltanto locale, nelle sue esibizioni. La formazione astigiana – di cui curiosamente è stato impossibile reperire testimonianze fotografiche – era guidata da Cesare Raviola e composta da un folto gruppo di ginnasti tra cui, di riserva, c’era anche quel Dino Graziano che avrebbe fatto ottime cose in gare regionali e nazionali alla fine degli Anni ’30 e sarebbe stato protagonista della rinascita postbellica con la Way-Assauto. Di quello straordinario gruppo facevano parte, tra gli altri, Ugo Ferretti, Carletto Zo, Alessandro Valpreda, Luigi e Battista Carbone, Luigi Bugnano, Angelo Croce, Carlo Ecclesia, Giovanni Ambrosio, Felice Musso, Luigi Cellino, Ernesto Tosetti, Andrea Bosio, G. Accornero, M. Bogliolo, F. Ferrero, C. Musso, A. Cravanzola e Melchiorre Bracco, che alla fine degli Anni ’50 diventerà docente di Ginnastica Artistica all’Isef di Torino.
L’allontanamento di don Berzano portò al declino della società astigiana
L’eco della riuscita del Concorso internazionale fu testimoniato da una lunga serie di articoli e citazioni comparsi su tutta la stampa nazionale, specializzata e non. L’ottima prova, organizzativa e agonistica, della Fulgor fece sì che la squadra fosse invitata, nelle settimane immediatamente successive, al Concorso internazionale di Sète, nel Sud della Francia, dove la Federazione la volle a rappresentare l’Italia insieme a una selezione olimpionica nazionale, un fatto che in cinquant’anni di vita federale non era mai avvenuto. La Fulgor ripagò ampiamente questo riconoscimento conquistando, sempre sotto la guida tecnica di Raviola e l’occhio vigile di don Berzano, il primo posto assoluto a Sète. La notizia della vittoria suscitò entusiasmo negli ambienti sportivi astigiani, tant’è che una gran folla accolse i ginnasti al loro ritorno dalla Francia e li accompagnò in corteo, partendo dal piazzale della Stazione ferroviaria, lungo le vie principali del centro cittadino con la Banda sociale in testa. Sembrava che la splendida avventura della Fulgor non dovesse finire mai, invece quel successo in terra di Francia segnò l’inizio di una rapidissima decadenza. Don Filippo Berzano, per motivi che restano circondati da un alone di mistero, fu allontanato dalla Fulgor agli inizi del 1936 e la società sportiva ne patì le conseguenze. Il clima politico interno e internazionale stava mutando. Il 2 luglio del 1935 un altro evento era stato “festeggiato” dagli astigiani alla stazione ferroviaria: la partenza dei Legionari per l’Africa Orientale Italiana. La guerra d’Etiopia era alle porte – sarebbe iniziata nell’ottobre di quello stesso anno – e c’erano ben altre, e più gravi, cose a cui cominciare a pensare.