sabato 27 Luglio, 2024
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Così per sport

1899: al Teatro Alfieri la grande scintilla della scherma astigiana

In un torneo i campioni che avrebbero conquistato medaglie olimpiche a Londra e Stoccolma

La scherma è la disciplina sportiva che ha dato il maggior numero di medaglie olimpiche all’Italia. Nell’Astigiano non è mai stata troppo seguita anche se non sono mancati calorosi momenti di entusiasmo.

Per stare agli anni del secondo dopoguerra, va ricordata la scuola del capitano Bannò che fece emergere i fratelli Paolo e Metello Scaparone e con loro Pietro Carosio, Gian Bravo e Guglielmo Ubertone; quindi gli appassionati quanto brevi tentativi di riaprire le pedane da parte dell’avvocato Giorgio Quirico. più o meno in questi anni si segnalò per buoni risultati in campo internazionale, la fiorettista Giulia Bianco di Variglie.

Una passione tornata a rivivere con la Virtus Scherma

Da oltre dieci anni la Virtus Scherma Asti tiene viva la passione. La formazione, diretta tecnicamente da Gianni Ippolito e Fabio Piccardi, ha preso sede nell’ex circolo dipendenti comunali di via del Bosco e conta su un discreto numero di giovani promesse, tra le quali spicca Francesca Gentile.

Dunque una passione che è rimasta accesa pur avendo vissuto lunghi periodi sottotraccia, ma almeno finora, nessuna stella da mettere nella «hall of fame» dello sport locale e una storia assolutamente dignitosa quanto serenamente «normale». Eppure ci sono stati anni molto lontani, in cui la scherma, sovente abbinata alla ginnastica, fu una delle non molte discipline sportive praticate con una certa costanza nella nostra città. Tra l’altro, una di quelle che ha documentate certificazioni tra le più antiche se pensiamo che già nel 1861 il periodico locale Il Cittadino dava notizia dell’esistenza di una Scuola di scherma, aperta dalla società per la Guardia Nazionale, costituita con il Municipio sotto la guida del maestro Alessandro Pavia.

Sciabola e spada praticate nelle palestre delle caserme

Erano anni in cui lo sport, nell’attuale accezione, era cosa per pochi e limitato a un numero assai ristretto di discipline: ovviamente la sferistica, che spaziava dal bracciale toscano a quello piemontese e altre varianti, caratterizzata da una pratica sociale «trasversale»; quindi la ginnastica che comprendeva anche un versante podistico e la lotta, poi l’equitazione, l’ippica e il tiro al bersaglio o ai piccioni, queste ultime riservate, per ovvi motivi economici, alle classi più abbienti. Il calcio, il ciclismo, lo stesso tennis che pure ad Asti arrivò presto, erano all’epoca dell’Unità d’Italia di là da venire e solo a partire dal 1880 avrebbero fatto la loro comparsa sullo scenario sportivo cittadino diventandone peraltro in breve tempo protagoniste assolute, con popolarità pari solo a quella degli emergenti pallone elastico, tamburello e bocce. E la scherma? La scherma tiene il suo bel posto non tanto perché in città qualche appassionato avesse creato una vera e propria scuola, quanto per il fatto che nei vari reparti militari di stanza nel capoluogo era proprio questa la disciplina agonistica maggiormente praticata insieme all’equitazione. A partire dal fatidico 1880, si avrà così un fiorire di «Accademie» di scherma, quasi sempre abbinata alla ginnastica, dirette da maestri di estrazione militare (del Battaglione di istruzione, un antesignano delle scuole per ufficiali e sottufficiali, o dei vari Reggimenti di Bersaglieri, il Secondo, il Sesto e il celebre Nono), tra cui si segnalò per intraprendenza e capacità organizzative il maestro Francesco Molinari.

Le pedane condivise con gli atleti della ginnastica

I luoghi di svolgimento di allenamenti e gare erano i più diversi: il Politeama Alfieri, l’Associazione liberale progressista, l’Annunziata di piazza Vittorio Emanuele (oggi parte di piazza Catena), la caserma del Battaglione di istruzione. Un continuo peregrinare di praticanti e istruttori che rese necessaria la ricerca di una sede stabile, cosa non facile ma che, dopo l’apertura di una Scuola di spada, sciabola e spada contro pugnale «alla spagnola» di scarsa fortuna, sembrerà risolta nel 1885 con la nascita della Società di scherma e ginnastica nei locali dei vecchi macelli di piazza Teatro Vecchio (oggi piazza Roma), dotata di «sala di scherma, sala di ginnastica e camera per toeletta». I maestri sono Ernesto Vertecchi e Carovani, non per caso sottufficiali del Battaglione di Istruzione. Sembra che finalmente la disciplina abbia trovato la sua giusta collocazione e invece la neonata Società vivacchia, esaurendo pian piano gli entusiasmi iniziali. Vertecchi e Carovani sono trasferiti da Asti e bisognerà aspettare fino al 1892, anno in cui viene esaltata sulla stampa italiana la figura del maestro Carlo Guasti, originario di Mombaruzzo e considerato da più parti la «miglior lama d’Italia». La scherma sarà riportata in vita dalla Società Velocipedisti Astigiani, nata proprio in quell’anno, che sotto la presidenza di Francesco Liprandi, assume ben presto la veste di una vera polisportiva. Organizza, come è ovvio, numerose gare velocipedistiche, ma si occupa anche di molte altre attività sportive e tre anni dopo, quando inaugurerà una pista da 333 metri a fianco dell’Enofila, comincerà a progettare la realizzazione di una palestra di ginnastica e scherma, di un campo da tennis e di un patinoir. Impianti che ospiteranno già nel 1896 un corso di scherma tenuto dal maestro Zucchi, guarda caso del VI Bersaglieri, e uno di tennis, tra i primi in Italia.

L’attività della Società Velocipedisti, di cui nel frattempo è diventato presidente l’avvocato Luigi Grassi, è, per i tempi, frenetica. Nel febbraio del 1897 organizza addirittura un veglione di Carnevale al Teatro Alfieri dall’emblematico titolo «Ciclo-Sport» a cui partecipano esponenti di ippica, canottaggio, scherma, ginnastica, aeronautica, caccia, pesca e alpinismo. Il momento più importante, sia sotto il profilo organizzativo, sia sotto quelli della qualità dei partecipanti e della straordinaria eco che ebbe su tutti gli organi di stampa nazionali, arriva però nel 1899 in occasione delle feste di San Secondo.

Sante Giaccherini di Ventimiglia, Generale dei Bersaglieri. Si aggiudicò ad Asti le gare di sciabola. Fu medaglia d’argento nella sciabola a squadre alle Olimpiadi di Londra del 1908

Un torneo con 26 medaglie d’oro e 30 d’argento

Dopo una lunga, complessa e impegnativa preparazione, dal 2 al 4 maggio si tiene al Teatro Alfieri un Torneo Internazionale di Scherma “fra dilettanti” che risulterà di gran lunga l’evento sportivo più importante organizzato in quegli anni ad Asti, a cominciare dal numero dei premi in palio: 26 medaglie d’oro, 30 d’argento e altrettante di bronzo, coppe d’argento, un remontoir d’oro donato dal Comune, una sciarpa d’onore ricamata in oro donata dalle Dame patronesse, e soprattutto il “finimento in oro e brillanti» donato dal Principe di Napoli (il futuro re Vittorio Emanuele III) che aveva anche concesso il suo Alto Patronato alla manifestazione. Oltre 4000 lire di valore: più o meno 20 mila euro di oggi, ma con ben altro potere d’acquisto. Un comitato d’onore di assoluto rispetto (dai senatori Isacco Artom e Luigi Medici al deputato Edoardo Giovanelli, dal sindaco Pompilio Grandi al Presidente del Tribunale Alfonso Brayda al Conte Leonetto Ottolenghi), un lungo elenco di patronesse, tutti i dirigenti dei «Velocipedisti» in commissione esecutiva e una giuria composta dai massimi esponenti della scherma italiana, tra cui anche il già citato maestro Carlo Guasti, furono la straordinaria cornice organizzativa dell’evento. I «Velocipedisti» riuscirono ad avere in gara il meglio della scherma italiana del momento (54 atleti nella spada e 59 nella sciabola, espressione di un valore tecnico-agonistico di assoluto livello) e il pubblico astigiano rispose con tre giorni di tutto esaurito (il biglietto costava dai 60 centesimi del loggione alle 2 lire e50 di palchi e platea). Uno spettacolo straordinario che vide primeggiare Andrea Weysi di Milano (spada e sciabola), Giuseppe Galante di Venezia (spada e sciabola), Sante Giaccherini di Ventimiglia (sciabola), Alessandro Pirzio- Biroli di Roma (sciabola), Dino Diana di Savona (sciabola) e gli «astigiani» tenenti dei Bersaglieri Luigi Massara (sciabola) e Francesco Pietrasanta (sciabola e spada). Quest’ultimo fu giudicato il miglior schermidore del Torneo aggiudicandosi la preziosa sciarpa d’onore della Dame patronesse. A conferma di quanto avesse ben operato la Società Velocipedisti Astigiani, destinata negli anni successivi a una lenta ma inarrestabile decadenza, basta ricordare l’eccezionale cursus honorum di alcuni dei “dilettanti” che diedero vita al torneo.

Andrea Weysi fu Campione italiano di scherma nel 1904. Giuseppe Galante vinse ben undici tornei internazionali tra il 1899 e il 2011. Il Generale dei bersaglieri Alessandro Pirzio-Biroli fu argento nella sciabola a squadre alle Olimpiadi di Londra del 1908, così come Sante Ceccherini, anch’egli Generale dei bersaglieri. Alle Olimpiadi londinesi furono presenti anche Dino Diana nella spada da terreno e Francesco Pietrasanta nella sciabola. Ancora Pietrasanta, campione italiano di sciabola nel 1906, partecipò, con Nedo Nadi, alle Olimpiadi di Stoccolma del 1912 per sciabola e fioretto. Niente male davvero.

 

L'AUTORE DELL'ARTICOLO

Astigiani è un'associazione culturale aperta, senza scopo di lucro, che ha bisogno del sostegno di altri "Innamorati dell'Astigiano" per diffondere e divulgare la storia e le storie del territorio.
Tra i suoi obiettivi: la pubblicazione della rivista trimestrale Astigiani, "finalizzata alla raccolta e diffusione di informazioni e ricerche di storia e cultura astigiana dal passato remoto a quello prossimo, con uno sguardo al presente e la visione verso il futuro (dallo statuto), la raccolta di materiale per la creazione di un archivio fotografico, video e documentale collegato al progetto "Granai della memoria", la realizzazione di presentazioni pubbliche e altri eventi legati al recupero della memoria del territorio.

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