L’esercizio e l’attività sportiva come momento di inserimento nella vita dei “normali”. Potrebbe essere questo, in estrema sintesi, il pensiero base della filosofia che presiede all’attività del Gruppo Sportivo Pegaso, non per nulla connotato dal motto “per una vita a misura d’uomo”.
Era proprio questo il sogno di chi, giusto trent’anni fa, nell’aprile del 1989, diede vita a questa società sportiva dedicandola a Pegaso, il mitologico cavallo alato, nato dall’acqua e dispensatore di vita, con l’ala stesa a protezione dei più deboli.
Chi rese concreta l’idea fu Giorgio De Alexandris, buon atleta in gioventù con una lunga carriera, al fianco di quella professionale di medico di base, di dirigente sportivo.
Il motto “Per una vita a misura d’uomo” nel logo della società
De Alexandris, prematuramente scomparso nel 2004, era uno che amava lo sport per lo sport, un arricchimento della personalità di ognuno guadagnato attraverso la passione, la fatica, la consapevolezza che la pratica amatoriale o agonistica, non importa di quale disciplina, non poteva che essere, se interpretata eticamente, il segno della crescita umana e culturale, di ognuno di noi.
Con questo spirito fu un dirigente di spicco del Panathlon Club di Asti (presidente nel biennio 1996-1997) e lavorò er creare ad Asti una società che sostenesse e favorisse la
pratica sportiva di persone disabili. E nel 1989, insieme a un piccolo gruppo di appassionati – tra cui possiamo annoverare, scusandoci da subito con quelli non citati, Enrica Villata, Paolo Icardi e Silvano Sacchetto – il sogno di Giorgio si realizzava.
Il gruppo sportivo Pegaso nasceva, grazie anche all’immediato favore e sostegno del Coni provinciale, retto all’epoca da Bruno Faussone, affiancato per l’occasione da quello che sarebbe diventato il suo storico successore, Michele Serra.
Il sodalizio era uno dei primi, se non il primo del genere in Piemonte, destinato a diventare un faro, con risvolti anche nazionali, per l’attività sportiva riservata ai disabili nel nostro Paese. Va detto che a quel tempo il mondo dello sport non aveva ancora la consapevolezza, poi sviluppatasi anche grazie alla Paralimpiadi e la capacità di accogliere atleti paranormali.
A quel tempo lo spirito paralimpico era agli albori
Gli inizi non furono facili, data anche la scarsa cultura sportiva nazionale in fatto di pratiche alternative, ma la volontà dei fondatori non conobbe debolezze.
Pian piano, infatti, le famiglie dei ragazzi con disabilità, dalle fisiche alle psichiche, cominciarono a capire che proprio il Pegaso poteva costituire un importantissimo strumento per fare uscire i loro figli, o congiunti, dalla situazione di emarginazione
in cui venivano a trovarsi nelle varie tappe della “normale” vita sociale.
Il numero dei praticanti cominciò a crescere e, grazie a una delle più disparate, preparate e appassionate pattuglie di tecnici che da anni sono la preziosissima riserva didattica della società, i ragazzi e le ragazze del Pegaso ebbero la possibilità di impratichirsi nelle più diverse discipline sportive.
Oggi le specialità in cui gli atleti Pegaso sono coinvolti sono atletica, basket, nuoto agonistico, bocce, calcetto, sci alpino, tiro con l’arco, pattinaggio, nordic walking, danza e judo, ma negli anni si sono cimentati anche con tiro con la pistola, equitazione, calcio e tennistavolo.
Proprio in quest’ultima disciplina si misero in evidenza, nei primi anni di attività di Pegaso, Salvatore Caci (più volte campione italiano, argento europeo e bronzo mondiale) e Patrizia Saccà (campionessa italiana di categoria nel ’91 e bronzo alle
Paralimpiadi di Barcellona nel 1992).
Ma era soltanto l’inizio e, se vogliamo, soltanto la punta dell’iceberg dell’attività del Pegaso che, pur tra le mille e ricorrenti difficoltà economiche – la società può contare infatti quasi esclusivamente sul lavoro, e i contributi, di circa duecento volontari e genitori, essendo i sostegni pubblici e bancari in costante diminuzione – si è allargata,
in modo del tutto gratuito, dalla pratica agonistica ai corsi di avviamento allo sport e, momento fondamentale dello spirito Pegaso, allo sviluppo della pratica sportiva nella scuola per soggetti portatori di handicap con la possibilità di continuarla nell’ambito
delle strutture societarie.
Un’azione quest’ultima che, per esempio, vede una trentina di volontari impegnati ogni
giorno nel trasporto degli studenti dagli istituti scolastici alla piscina comunale. Infine, ultimo ma non ultimo, il gruppo sportivo che, ispirandosi agli scopi primari che hanno accompagnato la sua nascita, ha costantemente perseguito lo scopo di sviluppare
attività socio-culturali finalizzate a offrire un importante sostegno morale, umanitario e di servizio ai soggetti portatori di handicap.
Un compito improbo ma che in trent’anni ha dato risultati di grande rilevanza sportiva e sociale, frutto del lavoro di uno straordinario gruppo guidato, in questo arco di tempo
da quattro presidenti: il fondatore Giorgio De Alexandris, Giuseppe Gerbo, Fausto Trinchero e Ilaria Maria Castino, attualmente in carica.
E’ proprio lei che sintetizza il bilancio trentennale di Pegaso: «Sono stati anni di straordinaria importanza sociale sportiva e devo dire che i risultati ottenuti non possono che essere considerati di grande rilievo. Il solo fatto che in questi trent’anni il Pegaso
sia riuscito a far uscire dalla solitudine sociale centinaia di persone ci ripaga dei tanti sacrifici fatti in passato e che continueremo a fare sperando che istituzioni ed enti possano aiutarci in futuro più di quanto non facciano oggi. Voglio segnalare l’opera disinteressata dei tanti nostri tecnici. Senza di loro non saremmo riusciti a dare un senso al nostro impegno e non avremmo mai potuto avere la giusta gratificazione del
nostro lavoro: i sorrisi e la felicità dei nostri praticanti».
Sorrisi e felicità che si sono sovente tradotti anche in grandi risultati sportivi, a cominciare dalle prime vittorie di Enrica Villata (bocce), Renata Sorba, Massimo Oddone e Fulvio Gamba (tiro con l’arco), per continuare con i tanti titoli italiani di Marco Scafidi nel nuoto ed arrivare alla contemporaneità con un eccezionale palmarès di titoli italiani
e mondiali: il tricolore di società nel tiro con l’arco, quello individuale per Giovanni Mazzette e Daniele Monacò (atletica), Mirko Montanaro e Rodrigo Alarconi (tiro con l’arco).
Grandi le imprese dell’alessandrino Roberto La Barbera, tesserato Pegaso, che ha conquistato la medaglia d’argento ai Giochi Paralimpici di Atene 2004 (salto in lungo F44) ed è stato il primo atleta disabile a conquistare un titolo mondiale (salto in lungo master) in una competizione per normodotati.
Degne di nota le medaglie di Simone Manigrasso, due volte di bronzo e una d’argento (100, 200 e staffetta) ai campionati europei di atletica a Berlino, e una citazione la merita infine Samantha Scioscio, atleta polivalente, che ha fatto parte quest’anno della delegazione italiana ai Giochi Mondiali Special Olympics, partecipando, unica donna tra tutti maschi, alle gare di pallacanestro.
Agli atleti Pegaso medaglie paralimpiche titoli mondiali ed europei
E, tanto per non farsi mancare nulla, il Pegaso, iscritto, tra l’altro a ben tre diverse Federazioni sportive (Fisdir, Fispes e Fib) è anche attivissimo in campo organizzativo.
Significativo il programma 2019 che, tra competizioni già organizzate e altre imminenti, prevede: lo storico Memorial Giorgio De Alexandris di atletica, il campionato italiano di
Tiro con l’arco in collaborazione con l’Astarco, il campionato regionale di basket per disabili psichici in memoria di Flavio Rossi, il campionato italiano di bocce integrate, in collaborazione con il Panathlon Club di Asti, sempre attentissimo alla vita di Pegaso, e il
Memorial, sempre di bocce, in ricordo di Dalia Rizzotto.
Per una vita a misura d’uomo, per l’appunto.