Astigiani 28 – giugno 2019
In direzione ostinata e contraria senza confini tra le colline
di Piercarlo Grimaldi
Astigiani, come sanno bene i nostri sempre più numerosi amici che con perseverante fiducia ci leggono, partecipano e ci sostengono nel trimestrale lavoro di ricerca e di conoscenza della storia e dei valori culturali di Asti e delle sue terre, sempre più doverosamente allarga il suo sguardo verso orizzonti di colline che vengono percepite, nel contempo, come confine e contiguità, che contemplano traiettorie di cultura che nascono e si incrociano su questo territorio identitario.
A ogni stagionale appuntamento editoriale, la rivista cerca sempre più solide ragioni logiche e affettive per raccontare e interpretare la cultura di quel mare di colline che è il Piemonte meridionale, al fine di contribuire a un perseguito progetto di ri-unificati valori sociali, culturali e produttivi delle terre universalmente cantate da Pavese, Fenoglio, Lajolo, Monti e tanti altri. Progetto che non sempre sembra essere ricercato con un consapevole e autorevole indirizzo di senso da chi dovrebbe conoscere per compito istituzionale le ragioni del nostro comune futuro, della nostra comunità di destino.
La traiettoria culturale spazio-temporale cui l’associazione Astigiani lavora e tende è dunque quella di contribuire a un solidale progetto comune che veda e interpreti le nostre colline non come barriere visibili e invisibili utili per erigere opportunistiche e talvolta livorose identità, ma per ricercare nei nostri paesaggi di grande bellezza e di originale poetica, nei quali oralità e scrittura si coniugano armonicamente, i caratteri più profondi e costitutivi di un unico indirizzo di senso. Una speranza di futuro che protegga, conservi e custodisca quello che il creato e l’uomo hanno saputo, nel trascorrere delle epoche, consegnarci come preziosa eredità materiale e immateriale. Sta a noi non disperdere questo patrimonio e lavorare per un solido quanto sincero progetto comune. Astigiani persegue questa direzione ostinata e contraria perché oggi non sembra ancora essere maturata parte della coscienza politica di questa terra. Ma siamo sicuri che è in questa direzione che si gioca gran parte del prossimo futuro delle nostre amate colline.
Quindi cari amici, compagni di viaggio di questa piccola grande esperienza culturale che è Astigiani, vi ringraziamo ancora per essere con noi in un umile quanto ardito percorso che vuole contribuire allo scorrere delle stagioni, essere frutto puro, semina e raccolto di un progetto in cui crediamo fermamente.
Auguro a tutti una bella estate.
La pepita sono del Diavolo Rosso
di Sergio Miravalle
La miniera di Astigiani è in grado di offrire ai lettori un’altra pepita: l’intervista radiofonica a Giovanni Gerbi, andata in onda nel 1954, a cura di Enzo Tortora e Luigi Marsico. È stata ritrovata dalla famiglia Gerbi Barbero ed è una chicca davvero speciale che torna a brillare 110 anni dopo il primo Giro d’Italia del 1909, quando Gerbi, dato per favorito, fu invece costretto al ritiro, dopo alcune tappe. All’epopea del Diavolo Rosso è dedicata la copertina e un ampio servizio di Paolo Monticone, uno dei biografi più attenti di Giovanni Gerbi, il più vivido mito del mondo sportivo astigiano. Questo documento sonoro originale, che potrete ascoltare sul sito Astigiani.it testimonia che la ricerca nei meandri della nostra memoria collettiva può dare eccezionali frutti che Astigiani è pronto a raccogliere e divulgare. Un patrimonio di storia e storie che diventa patrimonio comune, base di nuovi studi e di identità. Ecco il valore in più di questa e altre pepite che troverete nelle 120 pagine di questa rivista. Buona lettura
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