A Monale è rimasto il ricordo di una grande piscina, dove i bambini degli Anni Trenta andavano a nuotare e tuffarsi.
Una piscina tra le colline? Decine di anni fa? Sembra una storia inverosimile, eppure la piscina è esistita. Fu scavata in località Salesina. Era grande, con un trampolino e gli spogliatoi. Ma di tutto l’impianto natatorio oggi non c’è più traccia se non in qualche foto ingiallita, custodita in municipio dal sindaco Sergio Magnetti.
L’iniziativa che portò alla realizzazione della struttura fu del veterinario Ferraro, che esercitava a Baldichieri, Monale e paesi limitrofi. L’idea era di offrire ai bambini uno spazio per le varie attività sportive e di ricreazione. A quei tempi il fascismo aveva sposato l’organizzazione delle colonie estive per i Balilla e le Piccole italiane, mentre per i più grandi c’erano i Campi Dux, di sapore paramilitare. C’erano le colonie marine e montane, ma anche in campagna si era trovata la possibilità di allestire colonie “elioterapiche”.
Il sole e l’aria buona erano considerati un’ottima medicina contro malanni e malattie endemiche. Tubercolosi e patologie del sistema linfatico erano diffuse soprattutto per le condizioni insalubri in cui vivevano molte famiglie.

Sole e ginnastica per i balilla e le Piccole italiane
Gli “ospizi marini” esistevano in Italia già nella seconda metà dell’Ottocento, ma fu il Ventennio fascista a diffondere la colonia estiva.
Quando la scuola chiudeva per le vacanze estive, bambini e bambine tra i 6 e i 12 anni trascorrevano alcune settimane tra luglio e agosto lontano da casa nelle colonie marine o montane.
Per Asti c’era quella ligure di Andora ma erano previsti anche soggiorni a Limone Piemonte. La maggior parte dei piccoli, tuttavia, era destinata alle “colonie elioterapiche” allestite su tutto il territorio provinciale. Si trattava di campi estivi con strutture temporanee come tende e baracche, immerse nel verde della campagna o nei giardini di ville e castelli. Erano dotati di acqua corrente, mense e talvolta anche docce da campo.
Nell’estate del 1937 arrivarono a essere 80 le colonie estive temporanee in provincia di Asti, capaci di ospitare 5.000 bambini.
Nel capoluogo fu aperta nell’attuale Bosco dei Partigiani la colonia intitolata a Modesto Fassio, “caduto volontario in Africa”. In trecento, tra i 6 e i 12 anni, vi trascorrevano un periodo di 40 giorni ed erano accompagnati in un percorso sanitario tenuto sotto controllo dal dottor Carlo Currado, pioniere della pediatria ad Asti e ispiratore della Casa della madre e del fanciullo.
Un “campo solare mobile” fu invece allestito sulla sabbia lungo il fiume a Cerro Tanaro. I Balilla raggiungevano le colonie in torpedone e si avviavano verso il campo inquadrati come piccole milizie. Le giornate iniziavano immancabilmente con il saluto alla bandiera, al Re e al Duce.

A bordo vasca feste d’estate. Poi tutto fu coperto dal cemento
cintati. Eppure, la piscina è rimasta nella memoria locale e ancora oggi i monalesi si riferiscono alla località Salesina chiamandola “le colonie”.
è stata tramandata la memoria di feste estive a bordo piscina. I più arrivavano da Asti, ricorda chi ha sentito parlare di quegli eventi.
colonie” non c’era altro che una grossa vasca in cemento piena di terra, dentro alla quale erano cresciuti erba e arbusti.
giornalista Rai di origini monalesi.

C’è chi ricorda le caramelle del gerarca Farinacci
una manciata di caramelle. Noi ragazzi restammo immobili, ma non vedevamo l’ora che i grandi se ne andassero per prenderci le caramelle».
delle formazioni partigiane. Erano gli anni della lotta di Liberazione, l’epopea della piscina di Monale era finita.





