lunedì 14 Luglio, 2025
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La piscina scomparsa tra le colline

A Monale c’era una colonia elioterapica con impianto natatorio

A Monale è rimasto il ricordo di una grande piscina, dove i bambini degli Anni Trenta andavano a nuotare e tuffarsi.

Una piscina tra le colline? Decine di anni fa? Sembra una storia inverosimile, eppure la piscina è esistita. Fu scavata in località Salesina. Era grande, con un trampolino e gli spogliatoi. Ma di tutto l’impianto natatorio oggi non c’è più traccia se non in qualche foto ingiallita, custodita in municipio dal sindaco Sergio Magnetti.

L’iniziativa che portò alla realizzazione della struttura fu del veterinario Ferraro, che esercitava a Baldichieri, Monale e paesi limitrofi. L’idea era di offrire ai bambini uno spazio per le varie attività sportive e di ricreazione. A quei tempi il fascismo aveva sposato l’organizzazione delle colonie estive per i Balilla e le Piccole italiane, mentre per i più grandi c’erano i Campi Dux, di sapore paramilitare. C’erano le colonie marine e montane, ma anche in campagna si era trovata la possibilità di allestire colonie “elioterapiche”.

Il sole e l’aria buona erano considerati un’ottima medicina contro malanni e malattie endemiche. Tubercolosi e patologie del sistema linfatico erano diffuse soprattutto per le condizioni insalubri in cui vivevano molte famiglie.

Tuffi nella piscina di Monale in due scatti degli anni Trenta. Sede di colonie estive durante il Ventennio, oggi al suo posto sorgono alcune villette

Sole e ginnastica per i balilla e le Piccole italiane

 

Gli “ospizi marini” esistevano in Italia già nella seconda metà dell’Ottocento, ma fu il Ventennio fascista a diffondere la colonia estiva.

Quando la scuola chiudeva per le vacanze estive, bambini e bambine tra i 6 e i 12 anni trascorrevano alcune settimane tra luglio e agosto lontano da casa nelle colonie marine o montane.

Per Asti c’era quella ligure di Andora ma erano previsti anche soggiorni a Limone Piemonte. La maggior parte dei piccoli, tuttavia, era destinata alle “colonie elioterapiche” allestite su tutto il territorio provinciale. Si trattava di campi estivi con strutture temporanee come tende e baracche, immerse nel verde della campagna o nei giardini di ville e castelli. Erano dotati di acqua corrente, mense e talvolta anche docce da campo.

Nell’estate del 1937 arrivarono a essere 80 le colonie estive temporanee in provincia di Asti, capaci di ospitare 5.000 bambini.

Nel capoluogo fu aperta nell’attuale Bosco dei Partigiani la colonia intitolata a Modesto Fassio, “caduto volontario in Africa”. In trecento, tra i 6 e i 12 anni, vi trascorrevano un periodo di 40 giorni ed erano accompagnati in un percorso sanitario tenuto sotto controllo dal dottor Carlo Currado, pioniere della pediatria ad Asti e ispiratore della Casa della madre e del fanciullo.

Un “campo solare mobile” fu invece allestito sulla sabbia lungo il fiume a Cerro Tanaro. I Balilla raggiungevano le colonie in torpedone e si avviavano verso il campo inquadrati come piccole milizie. Le giornate iniziavano immancabilmente con il saluto alla bandiera, al Re e al Duce.

Il “Campo solare mobile” a Cerro Tanaro

 

A bordo vasca feste d’estate. Poi tutto fu coperto dal cemento

 

A Monale c’era anche la piscina, forse all’epoca l’unica operante in tutta la provincia. Come si è detto non ne è rimasta traccia: sulla cima della collina che guarda la strada provinciale per Cortandone sono sorte negli Anni Settanta villette, box auto, cortili
cintati. Eppure, la piscina è rimasta nella memoria locale e ancora oggi i monalesi si riferiscono alla località Salesina chiamandola “le colonie”.
Le foto d’epoca e le testimonianze orali descrivono una vasca in cemento di discrete dimensioni, un trampolino anch’esso in cemento, cabine in legno, ombrelloni e sdraio colorate. A chi vi trascorreva la giornata, doveva dare l’illusione di un angolo di riviera tra le vigne e i campi. I suoi frequentatori non erano soltanto i bambini delle colonie.
è
stata tramandata la memoria di feste estive a bordo piscina. I più arrivavano da Asti, ricorda chi ha sentito parlare di quegli eventi.
Animatore delle estati a bordo vasca era Alfredo Scaiola. E nell’acqua della Salesina si tennero anche gare di nuoto. Il Municipio provvedeva in parte ai costi di gestione della struttura: dall’archivio comunale sono emersi documenti che attestano i contributi versati in favore della GIL, l’organizzazione giovanile del Littorio.
Il podestà aveva concesso 2.500 lire nel 1937 e nel 1938, poi 1.573 lire “in ragione di una lira per abitante” dal 1939 al 1942. Da quel momento in poi, non è chiaro cosa sia stato della piscina.
Negli ultimi atti comunali disponibili, si fa riferimento alle “difficoltà del momento attuale”. Nell’estate del ’42 la guerra proseguiva già da due anni. Nel Nord Italia le colonie estive furono attive ancora nel 1943, ma il tempo degli svaghi era ormai terminato.
I monalesi che oggi hanno qualche anno in più, ricordano che negli Anni Cinquanta “alle
colonie” non c’era altro che una grossa vasca in cemento piena di terra, dentro alla quale erano cresciuti erba e arbusti.
«Noi ci andavano a giocare da ragazzini, era la nostra giungla» ricorda Daniele Cerrato,
giornalista Rai di origini monalesi.
Nel Dopoguerra, non si trovò nessuno disposto a scommettere sul rilancio della struttura e prevalse l’interesse edilizio. La piscina venne riempita e servì da base per le nuove costruzioni.
I bambini compongono la scritta “DUX” durante le sabbiature a Valfenera

C’è chi ricorda le caramelle del gerarca Farinacci

C’è però un ricordo molto particolare che rimanda a quei tempi. Dario Cerrato, classe 1926, il padre di Daniele e figlio di Ermenegildo che era stato podestà del paese, racconta di una fantomatica visita a Monale del gerarca Roberto Farinacci: «Io guidavo il manipolo di Balilla che doveva fare gli onori al ras di Cremona. Egli scese dall’auto e per saggiare la nostra disciplina e la capacità di stare sugli attenti lanciò ai nostri piedi
una manciata di caramelle.
Noi ragazzi restammo immobili, ma non vedevamo l’ora che i grandi se ne andassero per prenderci le caramelle».
Quel ragazzo, pochi anni dopo, negli ultimi mesi del 1943, sarebbe entrato nelle file
delle formazioni partigiane. Erano gli anni della lotta di Liberazione, l’epopea della piscina di Monale era finita.

L'AUTORE DELL'ARTICOLO

Enrico Panirossi

Astigiani è un'associazione culturale aperta, senza scopo di lucro, che ha bisogno del sostegno di altri "Innamorati dell'Astigiano" per diffondere e divulgare la storia e le storie del territorio.
Tra i suoi obiettivi: la pubblicazione della rivista trimestrale Astigiani, "finalizzata alla raccolta e diffusione di informazioni e ricerche di storia e cultura astigiana dal passato remoto a quello prossimo, con uno sguardo al presente e la visione verso il futuro (dallo statuto), la raccolta di materiale per la creazione di un archivio fotografico, video e documentale collegato al progetto "Granai della memoria", la realizzazione di presentazioni pubbliche e altri eventi legati al recupero della memoria del territorio.

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