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1969

Quella notte dell’allunaggio mezzo secolo fa

Anche gli astigiani con il fiato sospeso per l'impresa spaziale
Anche per gli astigiani fu una notte bollente quella dell'allunaggio. Il termometro segnava i 35 gradi e la città era insolitamente deserta. Tutti in casa con le finestre spalancate e lo sguardo diviso tra lo schermo della TV e la Luna in cielo. Stupore e interrogativi riempirono le pagine dei settimanali locali mentre la cronaca cede all'improbabile. I radioamatori che intercettano le trasmissioni tra Houston e Apollo 11. L’astronauta Collins in visita a Moncalvo, il pilota, omaggiato di tartufi non si farà vivo ma in compenso dalla città monferrina partiva il primo annullo filatelico dedicato alla conquista dello spazio. Le testimonianze di coloro che vissero quella magica notte con gli occhi di bambino o di adulto raccontano la meraviglia. L'incredulità, la paura dello sconosciuto, l'emozione per la conquista di nuovi mondi. La Luna vista con il cannocchiale da Vittorio Alfieri e la Luna delle tradizioni contadine nei dialoghi tra Cesare Pavese e l'amico Nuto.

Televisori accesi nella calda sera di luglio e la bufala dei radioamatori collegati con Houston

 

Houston qui Base della Tranquillità, Aquila è allunata. Sono le ore 15,15 e 42 secondi del 20 luglio, ora di Houston (cioè le 22 e 17 secondi ora italiana), e la voce di Neil Amstrong, distante in quel momento 340 mila chilometri dalla Terra, ma ferma ed euforica, annuncia la più grande avventura nella storia dell’umanità. Nei 12 minuti e 36 secondi trascorsi dal momento in cui Aquila ha lasciato l’orbita per iniziare la discesa sulla Luna, tutti erano in silenzio, con il cuore in tumulto. Ora che, come ha detto il comandante, il motore è spento, scoppia la baraonda».

L’emozione delle “due ore più grandi” per l’umanità porta la firma di Livio Caputo, all’epoca capo della redazione a New York dei periodici Mondadori. Con lui Ricciotti Lazzero, ex partigiano e storiografo per anni firma de La Stampa. Sul settimanale Epoca, i due giornalisti inviati a Houston ripercorrono minuto per minuto la lunga notte dell’allunaggio seguita sulle televisioni da oltre 900 milioni di persone in tutto il mondo. Fu stimato almeno 20 milioni in Italia.

 

Edwin “Buzz” Aldrin fotografato da Neil Amstrong mentre scende la scaletta del LEM, dal settimanale Epoca, numero 985 del 10 agosto 1969

 

La prima maratona nella storia della Rai, 28 ore di diretta dallo Studio 3 di via Teulada con Tito Stagno, Andrea Barbato e dall’altra parte dell’Oceano il mitico corrispondente Ruggero Orlando.

Dopo l’allunaggio bisognerà attendere le 4,57 del 21 luglio, ora italiana, per vedere sugli schermi delle tv in bianco e nero l’ombra di un piede che scende uno scalino e annaspa incerto come se cercasse un punto d’appoggio. Ancora una frazione di secondo e vi si poserà. L’impresa più straordinaria di tutti i secoli è compiuta: l’uomo è sulla Luna.

Neil Amstrong pronuncia la frase storica, preparata da tempo: «È un piccolo passo per l’uomo, ma un gigantesco passo per l’Umanità».

Tutto il mondo segue quei momenti. Anche ad Asti si tenne il fiato sospeso in quella calda notte di luglio di mezzo secolo fa.

Così scrive pochi giorni dopo la Gazzetta d’Asti: «In casa, al bar, da soli, in famiglia, in gruppi, hanno assistito alle varie fasi dell’avvenimento commentate dalle voci ora pacate ora sussultanti ora discordi dei vari Andrea Barbato, Tito Stagno, Ruggero Orlando. Il caldo e l’insonnia hanno favorito la veglia televisiva, si calcola che circa l’80 per cento degli Astigiani fosse sveglio quando la base spaziale di Houston ha mostrato la discesa dei primi uomini sulla Luna».

La cronaca del settimanale diocesano, sfiorando l’improbabile, racconta che “alcuni radioamatori astigiani” sarebbero riusciti «ad entrare in contatto con la base di Houston e a seguire coi loro apparecchi i dialoghi tra gli astronauti e i tecnici che dirigevano le operazioni, mentre gli addetti ai servizi pubblici hanno potuto seguire l’allunaggio e la passeggiata sul satellite per mezzo di apparecchi radio portatili oppure di sfuggita, in qualche bar erano stati installati televisori supplementari».

Dopo le 5 la città «ha cominciato ad animarsi di persone che, riunite in crocchi, commentavano e discutevano l’eccezionale avvenimento. Molta gente aveva gli occhi e le guance un po’ gonfie, qualche televisore aveva le valvole fuse, tutti gli apparecchi scottavano ma non era quello che importava: l’importante era aver seguito coi propri occhi l’avvenimento più importante del XX secolo!»

A Moncalvo invitarono l’astronauta Collins attirandolo con un omaggio di tartufi

 

L’articolo pubblicato in prima pagina da La Nuova Provincia il 23 luglio 1969

 

Se questo è il tenore della cronaca cittadina, di tutt’altro spessore è l’editoriale che il settimanale diocesano dedica all’evento. Verso quale futuro la scienza, la tecnologia ci stanno portando? S’interroga il giornale.

«Nuovi elementi di conoscenza, previsti o prevedibili, porteranno gli uomini a Terra con la valigetta dei sassi, col ricordo delle cose vedute e incontrate lassù. A questo punto l’umanità non può più non interrogarsi sul suo destino. Quali saranno i suoi prossimi approdi? E nelle nuove sconosciute regioni dove viene proiettata saprà rendersi più umana di ora?

Oppure si lascerà disumanizzare al servizio di miti splendidi e oppressivi, miti suscitati da una scienza e una tecnologia che non abbiano altro fine se non quello di affermare la loro supremazia in ogni campo, persino nelle zone della persona dove palpitano dolori ma anche gioie, delusioni ma anche speranze e aneliti, fantasie, ambizioni?».

Dunque, benvenuto il progresso ma solo a patto che l’uomo “nell’infinità dello spazio” possa ritrovare “l’idea di Dio”. L’articolo si chiude quindi con le parole di Paolo VI: «Questa scoperta nuova del mondo creato è assai importante per la nostra vita spirituale» perché non c’è cosa più estasiante si vedere «Dio nel mondo e il mondo in Dio».

La Nuova Provincia che va in edicola il 23 luglio punta sull’effetto sensazionale e titola “L’astronauta Collins in settembre ad Asti”. L’apertura della prima pagina spiega che i contatti con il terzo componente dell’equipaggio stellare – rimasto a bordo dell’Apollo 11 mentre Neil Amstrong e Edwin Aldrin passeggiavano sulla crosta lunare – passano attraverso la città di Moncalvo, la sua proloco e il club “Amici dello Spazio”.

Scrive il giornale: «Tutto è cominciato nel gennaio scorso dopo l’impresa del Gemini 10, quando si seppe che Collins era nato in Italia (Roma, 31 ottobre 1930). Fu il signor Eugenio Quirino, titolare di un ristorante moncalvese e notissimo trovatore di tartufi che ebbe l’idea di inviare all’astronauta una confezione di magnifici tartufi monferrini».

Nel pacco dono anche alcune ricette speciali che la moglie Bruna consigliava alla moglie di Collins e un «invito a venire a trascorrere a Moncalvo qualche giorno di vacanza tranquilla».

Michael Collins – riferisce l’articolo – rispose all’invito «su carta intestata della NASA ringraziando per il graditissimo dono e promettendo che sarebbe un giorno o l’altro venuto a Moncalvo. Ora – prosegue il giornalista – pare che questo giorno sia in vista, poiché l’astronauta ha in programma un viaggio in Italia nel prossimo mese di settembre».

Quell’autunno, sui giornali, non si troverà traccia della visita di Collins. L’attenzione di Moncalvo per la Missione dell’Apollo 11 è invece documentata da un annullo filatelico ideato e promosso da Giuseppe Fassio, all’epoca segretario generale del Comune monferrino.

«Mio padre aveva due grandi passioni: i francobolli e lo spazio – ricorda il figlio Franco – l’annullo dell’Apollo 11,datato 20 e 21 luglio e intitolato al I° viaggio Terra-Luna, venne addirittura richiesto dal Museo americano delle Poste per rappresentare l’Italia in campo filatelico».

Una serie di annulli filatelici per celebrare l’evento

 

 

Alcuni degli annulli filatelici dedicati alla conquista dello spazio promossi da Giuseppe Fassio all’epoca segretario comunale a Moncalvo

 

 

Nel novembre del 1969, in occasione del secondo viaggio sulla Luna, sempre su iniziativa di Giuseppe Fassio l’ufficio delle Poste distaccato a Moncalvo realizzerà una seconda serie di cartoline ufficiali “Italia” con soggetti inediti riguardanti la conquista dello spazio concessi dall’ufficio stampa del Consolato americano e della Nasa. E in occasione della seconda missione, il Cenacolo d’arte di Moncalvo in collaborazione con il Consolato Usa ed il circolo filatelico di Washington proietterà nei locali dell’ex Convento francescano (piazza S. Francesco) il documentario “Apollo 11 un grande balzo per l’umanità e l’America e lo Spazio: i primi 10 anni”.

Le serie degli annulli dedicati ai viaggi Terra-Luna (Apollo 11-17) proseguirà fino al 1972 costituendo una delle collezioni più preziose, esposte anche a Torino nel 2001 in occasione dell’esposizione di Astrofilatelia per i 50 anni del primo volo dell’uomo nello spazio, quello del cosmonauta russo Jurij Gagarin.

Quella gara spaziale nel clima da guerra fredda

 

La prima pagina della Gazzetta d’Asti del 24 luglio 1969

 

Gagarin e Amstrong, la conquista dello spazio nel clima tagliente della Guerra Fredda. Anche questo si respira nelle cronache astigiane del caldo luglio 1969.

È Gilberto Barbero, sulla prima pagina del Cittadino (26 luglio) a puntare l’attenzione sui rivolti politici della missione spaziale. «Il rifiuto moscovita all’invito americano alla collaborazione spaziale formulato all’indomani del viaggio [ꢀ] è la manifestazione della costante volontà del Cremlino di mantenere la cosa sul piano di una competizione politico sociale e militare.

È dopo il rifiuto comunista alla collaborazione che il rientro degli astronauti si è colorato di significato largamente politico per la presenza del presidente degli Stati Uniti in mezzo al Pacifico e sono di questi ultimi giorni le notizie del trasferimento del comandante della Nasa al Pentagono e l’annuncio della imminente costruzione di stazioni orbitanti permanenti: annunci entrambi di colore e significato prevalentemente militare e balistico per nulla rassicurante”.

Passeranno due decenni prima che cada il Muro di Berlino: 9 novembre 1989. Trent’anni, fra pochi mesi.

E la Luna? Dopo le prime esplorazioni è rimasta disabitata. I programmi spaziali si sono rivolti alle stazioni orbitanti e ai viaggi interplanetari, ma ora la riconquista del satellite è tornata d’attualità. Il miliardiario americano Jef Bezos (fondatore di Amazon) ha presentato il nuovo lander “Blue Moon”, versione moderna dell’Apollo 11, che ambisce a riportare l’uomo sulla Luna nel 2024 “ma questa volta per restarci”. Colonie lunari in vista mentre un altro miliardario (Richard Branson) con la sua Virgin Galactic punta al turismo spaziale.

 

L'AUTRICE DELL'ARTICOLO

Roberta Favrin
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Astigiani è un'associazione culturale aperta, senza scopo di lucro, che ha bisogno del sostegno di altri "Innamorati dell'Astigiano" per diffondere e divulgare la storia e le storie del territorio.
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