sabato 25 Gennaio, 2025
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“Sono più a mio agio sul tatami che tra i fornelli”

Il sogno di Milena Zhu figlia di ristoratori cinesi

 

Sguardo penetrante, sorriso contagioso, battuta pronta. Milena è cresciuta tra i tavoli del ristorante cinese di famiglia ma nella sua vita c’è poco di scontato.

Per esempio non chiedetele di cucinare il riso alla cantonese. «La prima volta che l’ho preparato da sola ho sbagliato ad acquistare i piselli e ho aggiunto l’uovo intero anziché il solo tuorlo: ho fatto un vero disastro – confessa– e nemmeno l’unico. Ho bruciato tante volte l’uovo al tegamino prima di azzeccare la cottura. Ora me la cavo con le penne al salmone ma di sicuro la cucina non è il mio punto di forza».

In compenso le riesce bene lavorare in sala al ristorante, le piace accogliere e ascoltare i clienti: «Mi sento a casa mia. Stando in mezzo alle persone grandi fin da piccola ho imparato a vincere la timidezza e ho acquistato un po’ di quella sicurezza che mi serve ora anche per insegnare ai bambini».

La mattina Milena si dedica all’università, tra le aule e la palestra del polo universitario astigiano, dove frequenta il secondo anno di scienze motorie.

A pranzo, se può, va al ristorante per aiutare i genitori. Si muove tra i tavoli con la sicurezza di chi conosce i segreti del mestiere, rapida e professionale.

La sera va in palestra dove si allena nell’arte marziale del Jiu Jitsu e dove segue un gruppo di bambini dai 5 ai 9 anni.

 

Milena Zhu con Monica Arucci e l’allieva Vittoria

 

«Sul tatami – spiega – mi sento decisamente a mio agio, al contrario di quanto mi accadeva quando facevo danza classica, dai 6 ai 9 anni, per far felice la mamma…». Archiviato il tutù, Milena ha scoperto la sua vera predisposizione per lo sport: prima il nuoto, poi kick boxing e infine il Jiu Jitsu, alla palestra YEL, sotto la guida dei maestri Reald e Alberto.

«Il Jiu Jitsu è un’arte marziale che ha come scopo la difesa, non sono ammessi calci e pugni. Braccia e gambe sono usate come leve per liberarsi dal blocco. Vengono stimolati la coordinazione, la mobilità articolare, la resistenza, la velocità di riflesso e l’autocontrollo. Devi aver fiducia nel maestro e nelle tue potenzialità. Impari il rispetto per i compagni e per le cose, impari a chiedere scusa. A mio avviso davvero un bel mix educativo per un bambino o un adolescente».

Com’è l’approccio con i bambini?

«Conosco in anticipo le loro battute. Sono autoironica e al primo incontro cerco di farli ridere insieme a me piuttosto che di me… Qualche settimana fa ero in una scuola elementare per un progetto con la palestra. Devo dire che la cosa che mi ha messo più a disagio è stato vedere bimbi di 8-9 anni alti come me o più di me».

Qual è il tuo rapporto con la Cina?

«In Cina ci sono le mie origini ma io sono e mi sento europea e vivo da europea. Ci sono costumi cinesi che non mi appartengono. Per esempio in Cina il contatto fisico è ammesso solo nei rapporti intimi e non nei rapporti di amicizia. Per me non è così. Nell’infanzia ho trascorso tante estati a Shanghai con una zia, sorella di mia mamma. L’ultima volta che ci sono stata avevo 13 anni. La cosa che mi è rimasta più impressa sono gli edifici moderni, sono stata anche sulla Grande Muraglia ma ero molto piccola e ricordo più che altro che c’era tantissima gente...».

Gli allievi del corso di Jiu Jitsu con le maestre Milena e Monica, sul tatami della palestra YEL in strada Valmanera

Mi piace molto camminare per il centro di Asti al mattino presto o alla sera tardi. Il mio angolo prediletto è piazza Medici

Parli il cinese?

«Lo parlo poco, conosco tutto quello che riguarda il cibo e i termini più popolari che ho imparato da piccola guardando la Tv. In famiglia capita che si parli il cinese ma io rispondo sempre in italiano».

Che cosa ti piace di più di Asti?

«Tante cose, ma se devo sceglierne una allora dico che mi piace molto camminare per il centro al mattino presto o alla sera tardi, quando le strade sono quasi deserte. Il mio angolo prediletto è piazza Medici».

E il tuo piatto preferito?

«I tajarin ai funghi. Prima di scoprire l’intolleranza al latte mangiavo molto volentieri la polenta con i formaggi».

Il vino?

«Solo bianco e tra le bollicine l’Alta Langa. Però non posso esagerare perché divento subito rossa. Tanti vini piemontesi li abbiamo anche al nostro ristorante e li serviamo volentieri. Non è vero che i nostri clienti bevono solo birra cinese».

Che cosa vuol fare Milena da grande?

«Mi piace molto la mia vita, tra ristorante e sport.

Tra qualche anno penso che mi piacerebbe avere dei bambini e vorrei potermi occupare di loro, pur continuando a lavorare. I miei genitori hanno dedicato tutta la vita al ristorante, io spero di riuscire a trovare il giusto equilibrio tra famiglia e lavoro. Dove? Ad Asti naturalmente, è la mia città».

 

 


 

L'AUTRICE DELL'ARTICOLO

Roberta Favrin
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Astigiani è un'associazione culturale aperta, senza scopo di lucro, che ha bisogno del sostegno di altri "Innamorati dell'Astigiano" per diffondere e divulgare la storia e le storie del territorio.
Tra i suoi obiettivi: la pubblicazione della rivista trimestrale Astigiani, "finalizzata alla raccolta e diffusione di informazioni e ricerche di storia e cultura astigiana dal passato remoto a quello prossimo, con uno sguardo al presente e la visione verso il futuro (dallo statuto), la raccolta di materiale per la creazione di un archivio fotografico, video e documentale collegato al progetto "Granai della memoria", la realizzazione di presentazioni pubbliche e altri eventi legati al recupero della memoria del territorio.

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