martedì 5 Novembre, 2024
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Se ci penso

Ciao Luciano

Astigiani pubblica nella pagine seguenti frasi, pensieri, poesie scelti tra i tanti messaggi che ci sono stati inviati o sono stati scritti nella nostra sede dove abbiamo aperto un quaderno dalle pagine bianche con la foto di Nattino e il nostro semplice saluto: “Ciao Luciano”. Lo salutiamo così come si fa con gli amici e lo ringraziamo per l’impegno e la passione che ha messo nei 68 anni della sua vita. Nattino è stato un uomo dagli interessi poliedrici, dalle forti passioni civili che spaziavano in vasto panorama culturale. Uomo di teatro, amministratore pubblico, intellettuale profondamente legato alla sua terra. Egli è stato anche tra i promotori e fondatori dell’associazione Astigiani, fin dalle prime riunioni del 2012 e ne ha assunto la presidenza, ringraziandoci con gli occhi, nell’aprile del 2014. Ha sempre seguito e stimolato ogni nostra iniziativa editoriale e culturale. Ora siamo tutti un po’ più soli, ma il ricordo e l’esempio del nostro Presidente ci aiuteranno ad andare avanti con lo stesso impegno e la stessa fantasia. Gli dedichiamo questo 22° numero di Astigiani che contiene anche una speciale versione di “Confesso che ho vissuto” dove Luciano racconta, come sapeva fare lui, spicchi della sua intensa vita.

Sergio Miravalle – direttore di “Astigiani”

 

 

Buon Viaggio

Non ci sono più quei fazzoletti
sventolanti come voli
di mille gabbiani
per salutarci
nel nostro migrare terreno.

A volte le mani
si agitano lievemente
al passare di un treno
al passare di una nave.

Tu sei lì con la mano
che tremula come coriandolo
come farfalla
e dal finestrino
e dall’oblò
non ombra viva.

Tutti intenti alla festa
alla danza finale
e allora che fare
se non salutare
quel gabbiano che vola
sul treno, sulla nave
come anima bianca.

Buon viaggio
fammi sapere
se nel tempo dove andrai
i melograni hanno il sapore
malinconico dell’inverno in arrivo.

Buon viaggio Luciano

Antonio Catalano
Attore e poeta. Ha condiviso 50 anni di vita artistica con l’amico Nattino

 

Andare, andare, andare

Andare, andare, andare. Quando sei venuto a suonare con me nei “Bus Stop”, nel 1968, mai avrei pensato che sarebbe nata l’amicizia che avrebbe influito sulle mie scelte di vita. Nel 1971 gettammo le basi per la creazione del “Collettivo Gramsci” e successivamente del “Mago Povero” e , da allora, non ci siamo più fermati. Perché andare? Voglio ricordare le migliaia di chilometri che abbiamo percorso assieme, i viaggi che abbiamo fatto, le ferie… ti ricordi il “camping Olimpia”ad Albenga? Si partiva per gli spettacoli, si arrivava a notte fonda incuranti del fatto che il giorno dopo bisognasse andare a lavorare. Pioggia, neve, nebbia (quanta nebbia). Andare. Di tutti questi viaggi non potrò dimenticare quando siamo partiti io e te, con la tua 500 gialla, nel 1976 e siamo andati prima a Vienna poi a Praga e in Germania e in Svizzera. Viaggio pazzesco. Andare. Nel tuo percorso di vita hai continuato ad andare senza mai risparmiarti. Ora, a chi ha raccolto o raccoglierà il tuo testimone, non resta che andare avanti sulla strada che tu hai tracciato. Andare avanti nel proporre un modo di fare teatro che sia una naturale evoluzione delle tue idee alle quali hai dedicato una vita. Andare, andare, andare.

Lorenzo Nisoli
Cofondatore del Collettivo Gramsci

 

Il nostro testimone di nozze

1975. Luciano è stato il nostro testimone di nozze a Canelli. Testimone della sposa, per l’esattezza. C’è una foto che ci ha sempre divertito e ora ci fa tanta tenerezza: mentre don Piero regge il microfono e noi leggiamo la formula di rito, Luciano, a un passo dalle mie spalle, osserva quasi con preoccupazione il libro con il testo, le labbra atteggiate a ripetere le parole della formula… La stessa cosa che faceva in palcoscenico, muovendo le labbra a recitare silenziosamente le battute di tutti i personaggi. Durante la cerimonia come durante la rappresentazione, perché per Luciano il teatro era la vita e la vita era teatro e lui è stato regista e grande interprete del teatro e della vita.

Graziella Borgogno
Attrice del Collettivo Gramsci – Mago Povero

 

“Brao Ciano” nostro Don Chisciotte

1983, tanta gente davanti all’ingresso del cimitero, tutto il popolo del Collettivo a salutare Renzo Fornaca, uno di noi, tragicamente ingoiato da un vecchio bunker del Rocciamelone. Nel silenzio generale tu dicesti ad alta voce “brao Renso!” e partì un lunghissimo, commosso applauso. Come sempre avevi dato il “la”, come nel passaggio dal collettivo Gramsci al Mago Povero e in altri mille casi. Mille ricordi, mille storie di quelli che resteranno gli anni più belli della nostra vita. Mille idee, mille applausi, mille abbracci con cui solo tu, il nostro Don Chisciotte, riuscivi a tenere insieme l’esercito dei visionari. Avevi scritto una poesia allora: “Ho fatto un sogno, avevo trenta braccia e cinquanta gambe, tre cuori all’unisono. E ogni gamba, ogni braccio, ogni pezzo di me erano cinquanta persone.” Brao Ciano!

Giancarlo Ferraris – Attore e scenografo Mago Povero

 

Il silenzio e la neve

Ora cade la neve,
Luciano,
è il silenzio che avevi cercato,
il silenzio dì tutte le cose,
del dolore che adesso è
passato.

Con la neve riposa,
Luciano,
il silenzio ti chiama per nome,
il finire di tutte le cose,
delle cose di questa stagione.

Il silenzio e la neve,
Luciano,
lo sbiadire di quello che hai
intorno,
nel tornare di tutte le cose,
tornerai nella luce del giorno.

Umberto Manera – Neurologo

 

 

 

Il suo Toju raccontato dal basso

Penso a Toju, lo spettacolo a lungo condiviso con Luciano, i tanti colloqui, quell’idea di una cucina di servi, di quello sguardo dal basso, di quel grande assente Vittorio Alfieri evocato nelle parole degli altri. Uno spettacolo dialettale fra ilarità e malinconia, a cui presero parte altri amici scomparsi, da Emanuele Pastrone nella parte del domestico Elia, ad “Asti Teatro 16”, nel luglio 1994, a Silvana Gavello e Aldo Cabodi, ancora nell’allestimento del marzo 2004. E c’è un ricordo strettamente personale. Di Luciano e Alba. Una sera d’estate, tanti anni fa, in una trattoria del Monferrato, persa fra le colline. Non avrei immaginato di incontrarli e fu una piacevole sorpresa. Terminata la cena, nella sala si ballava. Non dimenticherò mai quelle musiche, quelle luci, quell’atmosfera degna di un momento felice di un suo spettacolo. E il loro continuare a ballare, ancora, quando le altre coppie già si erano fermate, come se la musica avesse suonato solo per loro.

Carla Forno
Scrittrice, Centro nazionale studi Alfieriani

 

 

Ciao amico di sempre, amico per sempre

Un freddo vento, che sa di neve, ha fatto improvvisamente rabbrividire le nostre colline, quasi a predire per Luciano la fine della lunga lotta terrena contro una malattia che gli ha immobilizzato il corpo ma non domata la mente. Dice Saramago che morire è finire di nascere: Luciano ha completato il suo essere al mondo intensificando la ricerca sul senso della vita. Un’ardua analisi condotta con il suo solito e solido rigore scientifico che l’ha portato a trovare nel sacro le più profonde ragioni logiche e spirituali di un sofferto cammino, che non si conclude ora su questa terra. Un esito di speranza che affonda le radici in tutto il suo operato e che Luciano ci consegna come preziosa eredità da custodire e coltivare quale memoria di futuro. Luciano è stato maestro di vita, amico, uomo dai profondi, leali e sinceri affetti politici e culturali. Impareggiabile studioso e ricercatore, originale cantore dell’oralità interpretata sulle colline che tanto amava. Caro Luciano questo non è un addio perché nel tempo sacro dell’eterno ritorno si costruisce e vive la comunità della tradizione, della memoria, che è formata dalla presenza viva dei visibili e degli invisibili. Ciao amico di sempre, amico per sempre.

Piercarlo Grimaldi
Sociologo, Rettore emerito Università scienze gastronomiche di Pollenzo

 

 

Hai avuto la fame di vivere

”Caro Luciano, ti ricorderò, ti ricorderemo, per la dolcezza del tuo sguardo, per la dignità e il coraggio, per la passione per il teatro e le tue invenzioni letterarie, per l’impegno civile, per la tua fame di vivere, per la simpatia (del tutto reciproca) che nutrivi nei miei confronti, per aver combattuto ad armi impari, strenuamente fino all’ultimo colpo di gong pur sapendo di perdere il match, fino a quando “magna Catlina dalle coste secche”, finalmente mossa a pietà, ti ha liberato dalla terribile morsa. Caro Luciano non ti dimenticherò, non ti dimenticheremo e tu, Alba, non piangere, non piangere più!

Giorgio Conte – Cantautore, past president di Astigiani

 

 

…el prim del Culetiv…

“Dui, dui furgun, un veg e un neu… ma el prim del culetiv a le stà Lucian Natin”. Questa era la prima strofa e il ritornello di una canzone sulla storia del Mago Povero (già Collettivo Gramsci), scritta da noi utilizzando la melodia di un canto popolare riproposto in quegli anni da Dario Fo e dal Duo di Piadena (il titolo originale mi sembra fosse “La luna e il sul”) Il mio incontro con Luciano e con il Mago Povero, alla metà degli anni ’70 per me e per molti altri è stato l’incontro con un modo di affrontare la vita, di lottare con “sfrontato ottimismo” per i propri ideali e per le proprie idee. Un incontro con il teatro, e con molti degli affetti che mi accompagnano da quarant’anni. Da allora con Luciano ho fatto molte cose: dagli spettacoli (Pinocchio su tutti), al primo teatro dialettale con dentro ancora un po’ di Mago Povero (il Gelindo e il Travet), ai vari testi con la Compagnia Angelo Brofferio, dalle rappresentazioni estemporanee a rassegne teatrali, a interventi in Astiteatro ecc. Mi sono confrontato con lui su molti argomenti: dalla politica al teatro, da Astiteatro ai “Granai della memoria”. Molte volte le nostre vite si sono incrociate in momenti ufficiali e in momenti ludici, collettivi o privati, ma sempre, consciamente o inconsciamente, con dentro affetto e gratitudine perché… “el prim del culetiv a le stà Lucian Natin” .

Gianluigi Porro – Dirigente Comune di Asti

 

 

 

Racconterò il Gelindo a mio figlio

Il mio ricordo di te, Luciano, è di quanto mi facevi sentire infinitamente piccolo innanzi alla tua grandezza e alla tua umiltà . Quella sensazione di crescere ascoltandoti parlare di teatro, arte, tradizioni o politica. I tuoi occhi infiniti, pieni di entusiasmo, colmi di passione, veri e sinceri. Avrei dovuto dirti “grazie” più spesso. A ogni Natale, tirando fuori dal sonno Gelindo e facendolo arrivare alla capanna del Presepe, racconterò a mio figlio Tobia Tommaso chi è questo piccolo e innocente pastore innanzi alla luce immensa della nascita. E penserò a te.

Riccardo Fassone – Regista teatrale

 

 

Il sorriso dei tuoi occhi verdi

Luciano, Lucianino come ti chiama Alba, uomo grande di emozioni. Uomo grande di generosità e sapienza, uomo sorridente negli occhi verdi, uomo gentile e profetico. Ci manchi, manchi a me e a tantissimi altri, manchi alla città. Vita tollitur, non mutatur. La mia vita è cambiata. Ma la tua vita mi ha anche cambiato, profondamente. Un grazie enorme e un bacio, dovunque tu sia.

Mimma Bogetti
Ex direttrice biblioteca Astense, vicepresidente associazione Astigiani

 

 

Il miracolo dell’andare in scena

Ciao Luciano. Penso ai momenti trascorsi insieme, belli, brutti, di gioco, di politica e di teatro. In scena tu eri generoso ma duro, esigente perché cercavi la tua perfezione che il più delle volte non combaciava con la mia. Che pensata quella di mettere assieme alcuni personaggi presi da tante compagnie teatrali astigiane per mettere in scena il “Gelindo” ovvero “La divota cumedia”. Eri un regista pignolo, “…mettiti cosi…, modula la voce così” e il monologo finale… che dramma impararlo. Ti ho fatto veramente disperare. E quella volta dell’esordio all’Alfieri, alla prova generale, ti abbiamo fatto piangere tanto eravamo scalcagnati. Poi sul palco, alla prima, teatro stracolmo… il miracolo. Ti prometto che la prossima volta che mettiamo in scena lo spettacolo (che stavolta purtroppo sarà in tua memoria) lo farò bene, come vuoi tu. Ti giuro mi impegno. Lo vedo stai ridendo… ti stupirò.

Adriano Rissone – Il tuo Gelindo con il “berino”

 

 

L’ essenza
Gagliardo al cielo saettavi
tardivo bocciolo di rosa
fulgido nei colori tuoi serotini

Alla luce argentea
gocce di rugiada stillavi
… Brina ti colse

E vivida il mio sguardo
dischiusa rosa immaginò
dal bocciolo ormai spento

Silvana Penna – Amica e biografa di Luciano,
presidente dell’associazione Libriamoci di Bussero-Milano

 

 

Giocavamo insieme in viale Pilone

Luciano e io siamo nati a una manciata di case distanti l’una dall’altra sul “Ponte verde”. Giocavamo insieme sul viale Pilone, si andava in bicicletta, si giocava a biglie, a dadi ed eravamo felici. Poi lo ritrovai in Municipio: io dipendente comunale, lui assessore all’Istruzione. Quante riunioni insieme, quanti Consigli comunali, io stenografa, lui amministratore. Sempre gentile, acuto, intelligente, generoso. Eri la gioia di vivere caro Luciano: ti porterò con me nell’allegria.

Edi Penna
Ex dipendente Comune di Asti, componente del direttivo di Astigiani

 

 

 

Insieme sul palcoscenico ad Alba

“Per me sei l’amico dell’Astiteatro, io ero quello del L.u.t. di Alba. Allora si recitavano i nostri scrittori, e le storie buffe di Dario Fo , poi abbiamo continuato sul palco della vita tra ironia e realtà, ci siamo persi consapevoli che i drammi e le storie del vivere ci avrebbero occupato molto. Ho saputo dei tuoi ultimi anni tribolati. Noi increduli continueremo per te. Ciao Luciano un forte abbraccio.

Bruno Murialdo – fotografo, Alba

 

Quando Luna trovò un tartufo da 4 etti

Capivo cosa pensavi guardando i tuoi occhi. Ti dicevo: “Luna!”. Centro! Era il nostro leitmotiv da anni. Era l’inverno dell’88, o giù di lì. Una notte freddissima e bellissima, di galaverna e luna piena. Una magia di alberi dipinti di brina e di rumore di passi sulle foglie ghiacciate. Era la tua prima uscita a cercar tartufi. Una notte ideale per ispirare un pezzo di teatro. Una, due, quattro ore nei boschi. Niente. Neanche “un buco”, come si dice in gergo. La nostra piccola Luna, una cagnolina tutta nera con le zampette bianche, era stanca e infreddolita. Fu un attimo prima di andar via che Luna cominciò a raspare. La terra era dura, gelata. Ci volle un bel po’ prima di tirar fuori quella grande trifola: era più di quattro etti. Non so se hai mai scritto qualcosa su quella notte. So per certo che era uno dei ricordi più allegri che avevi. Ci sono tornata tutte le volte che me l’hai raccontato. E ci tornerò tutte le volte che tornerai a raccontarmelo.

Fiammetta Mussio – giornalista

 

 

Quell’augurio che non dimentico

Quando nel 2015, supportato da un tenace gruppo di “giovani e ingenui”, decisi di candidarmi alle elezioni regionali per il Pd, una delle prime persone che volli incontrare fu Luciano. Perché in una politica di egoismi, lui sapeva ancora essere maestro, consigliare (e anche sgridare) con la fermezza e l’altruismo che solo i veri maestri sanno avere. Luciano era già molto affaticato dalla SLA. Non potevamo dunque perderci in preamboli. Bisognava andare dritti all’ essenziale. Dopo pochi giorni da quell’incontro, mi scrisse una lettera straordinaria. Molto più che una formale dichiarazione di sostegno. Era descritta l’essenza dell’impegno politico, la necessità di non tenere le mani in tasca, la voglia di cambiare il mondo, partendo dalla nostra città. La stessa voglia che ha avuto lui, fino all’ultimo. Quella lettera si concludeva con il saluto dei teatranti: “Tanta merda!”. E allora “Tanta merda, Luciano”. Ora, per te, inizia lo spettacolo più misterioso. E stai certo che quella lettera non la dimenticherò.

Michele Miravalle – ricercatore universitario

 

 

Hai donato e ti sei donato

I grandi personaggi sentono tanto. Sentono tutto. E sempre in anticipo. La malattia subdola ti ha colpito in un momento di incertezza sul futuro. E tu l’hai affrontata con passione, con grandezza d’animo, con coraggio, lottando da guerriero che ama e difende la vita. Adesso il corpo non è più un limite, sei libero di essere il diamante che sei sempre stato, anima purissima. Hai dato tanto a tutti, con un’onestà intellettuale senza pari. Hai donato e ti sei donato.

Simona Secoli – Attrice

 

 

Una veglia di Gelindo alla Casa del popolo

Luciano Nattino è stato un buon amico e compagno che ha saputo occuparsi con intelligenza, innovazione e sensibilità del territorio astigiano, delle sue tradizioni e vocazioni culturali. Mancherà a tanti che lo hanno conosciuto e vogliamo ricordarlo sempre sorridente e deciso anche durante la grave malattia che lo ha colpito. Ricorderemo Luciano ufficialmente nella rassegna “Pastrone teatro popolare” nella serata di lunedì 18 dicembre con la Veglia del Gelindo. Il nostro amico e compagno sarà ancora regista tra noi alla Casa del popolo.

I compagni della Casa del Popolo di Asti

 

 

Dopo il morir vivere ancora

È bello dopo il morir vivere ancora. Questo destino immortale ti appartiene Luciano, grazie alle tue opere intense e cariche di significati profondi. Di te oltre al genio va ricordata la tua caparbietà superiore alla malattia, capace di trasformare lo sguardo in parola…

Giorgio e Caterina Calabrese – Dietologo e giornalista

 

 

Insieme nella giuria del premio Tradizione piemontese

Luciano sta sicuramente già mettendo in scena una rappresentazione teatrale da qualche parte. Siamo cresciuti nello stesso borgo, San Pietro, in quella terra di confine tra città e campagna che cominciava da corso Palestro. Lui era poco più grande di me e abitava subito dopo il Ponte Verde, io stavo nella prima traversa a destra del viale Pilone. Me lo ricordo all’oratorio, mi ricordo il furgone giallo e nero su cui campeggiava la scritta “I Bus Stop”, il complesso musicale che aveva creato. Lo rivedo nelle vesti di regista del “Magopovero”, di uomo politico e amministratore comunale. Siamo stati nella giuria del Premio Castiglione alla Tradizione Piemontese. Non avevamo affinità elettorali, Luciano ed io, ma sicuramente un comune sentire sulla cultura, il senso della tradizione, l’amore per Asti e il territorio. Mi addolora la sua perdita, ma – come mi sono sforzato di pensare quando è mancata mia moglie – in questi casi la morte è una liberazione. E mi conforta credere che chi spende bene la propria vita non muore mai.

Paolo Raviola – Giornalista, cantautore

 

 

Quante risate, quanto impegno

Quante risate e quanto impegno: per lo spettacolo “Sotto la pelle del principe” mi avevi chiesto di cantare “Una voce poco fa “ come la Callas! Ma Ciano, non ce la posso fare! Eppure a forza di insistere, provare e riprovare, alla fine forse è venuta fuori una cantatina dignitosa… Il teatro, gli happening, il partito, tanto partito, le feste de L’Unità (Milano, festa nazionale, fine Anni ’70, tu vendevi all’altoparlante la lepre veloce del Monferrato che avevamo preparato e Berlinguer passando oltre il nostro stand andò ad assaggiare i tortellini fatti da altri), l’assessorato ai servizi sociali (ricordi quandoti rubarono l’agenda? Chi sono, cosa devo fare?). I ricordi fanno male. Caro Luciano, caro compagno, ti posso chiamare compagno? Suona un po’ strano, oggi dobbiamo quasi vergognarci di aver fatto parte della storia del Pci, Pds, Pd… eppure ci abbiamo creduto e ci crediamo ancora. Sei stato un grande, ti abbraccio forte. Mi mancherai.

Annelisa Ubertone – già teatrante Mago povero,
attivista Pci, Pds, Pd, funzionaria Comune di Asti, ora in pensione

 

 

Grazie Luciano… e scusa

Luciano. Grazie per averci scelti, una quindicina di anni fa, per averci regalato i momenti più artistici e profondi delle nostre vite da attori. Grazie per i regali, per i tuoi testi. Grazie per averci insegnato a sudare nel personaggio, ad ascoltare la platea, a sentire importante quello che si fa lì, a due metri dal pubblico, ma mai un centimetro sopra il pubblico. Grazie per averci insegnato a non esibirci, a spogliarci, a donarci un po’ ogni volta. Grazie per le bottiglie di plastica che ci hai lanciato quando, imperterriti, non facevamo quello che dovevamo, per i cristi che hai staccato quando non eravamo dove dovevamo essere, come dovevamo essere… quando non eravamo noi, quando recitavamo e non eravamo. Hai sempre visto oltre. Oltre gli attori e oltre il pubblico e oltre il testo e oltre le luci e la musica e i corpi. Il teatro lo hai amato così profondamente da illuderti che tutti fossero così poeti e sognatori da vedere anche loro oltre. Tu ci hai consegnato con le tue manone un sacco di cose… alcune scivoleranno fra le nostre dita perché tutto quello che stava nelle tue manone non ci sta nelle nostre manine, altre rimarranno. Da quando hai smesso di parlare hai iniziato a parlarci. E poi scusa Luciano… Per non esserci stati quanto avremmo dovuto esserci o anche solo potuto esserci in questi difficili anni. Un po’ per vigliaccheria, un po’ per senso d’impotenza, un po’ perché non ci sembrava normale essere lì a farti un monologo quando eravamo abituati ad ascoltare i tuoi. Noi siamo normali, nel migliore dei casi, tu sei sempre stato un eroe. Hai vissuto la tua malattia in una maniera talmente eroica che forse essere lì, in tua presenza, ci faceva sentire la piccolezza e l’inutilità delle nostre giustificazioni. Ci si specchiava nei tuoi occhi e non potevamo capacitarci di come riuscissero a sorridere. Perciò scusa Luciano se siamo stati piccoli, ma tu sei stato veramente un gigante. Avremmo voluto dire niente, solo grazie. Sarebbero forse bastati i non detti che ci sono fra attore e regista, un legame di amore e di odio intenso come un matrimonio. Ma un testo te lo dovevamo, dopo che ce ne hai regalati tanti. Arrivederci “barba”… scrivi qualcosa di bello per gli angeli e perdonaci anche per non aver mai saputo “ridere con lacrime”, ci proveremo salutandoti.

Gli attori e gli amici del Teatro degli Acerbi

L'AUTORE DELL'ARTICOLO

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Astigiani è un'associazione culturale aperta, senza scopo di lucro, che ha bisogno del sostegno di altri "Innamorati dell'Astigiano" per diffondere e divulgare la storia e le storie del territorio.
Tra i suoi obiettivi: la pubblicazione della rivista trimestrale Astigiani, "finalizzata alla raccolta e diffusione di informazioni e ricerche di storia e cultura astigiana dal passato remoto a quello prossimo, con uno sguardo al presente e la visione verso il futuro (dallo statuto), la raccolta di materiale per la creazione di un archivio fotografico, video e documentale collegato al progetto "Granai della memoria", la realizzazione di presentazioni pubbliche e altri eventi legati al recupero della memoria del territorio.

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