«Le vigne sono state lo sfondo della mia vita fino alla fine del liceo. Ricordo le vendemmie con la nonna e la prima volta che ho guidato un trattore».
Carlo Conta, 22 anni, nicese doc, si sta specializzando in scienze economiche e strategie per il business a Londra.
Vive e studia in Inghilterra dal 2015, quando è stato ammesso al College di Durham, affascinante cittadina medievale, dichiarata patrimonio dell’Unesco. Accedere alle aule della terza più antica università inglese non è facile per uno studente straniero: «Per essere ammessi bisogna avere il massimo dei voti alla maturità e la perfetta conoscenza della lingua – racconta Carlo. Ho studiato sodo e mi sono messo alla prova. Ho scelto l’Inghilterra perché al fascino della vita nel College, che avevo conosciuto in occasione di vacanze studio, si è aggiunta una componente di ammirazione per il contesto in cui l’università è inserita, ovvero una società onesta, educata, rispettosa e con un forte senso civico».
I tre anni del corso di economia hanno più che soddisfatto le aspettative di Carlo: «Il college è davvero una grande famiglia. Condividere ogni aspetto della vita quotidiana – lezioni, sport, musica, teatro, feste – crea un forte senso di appartenenza. Non nascondo che i primi mesi sono stati difficili, soprattutto perché l’inglese impeccabile degli insegnanti e dei libri è altra cosa rispetto a quello parlato nella vita di tutti i giorni. In questo senso il linguaggio universale dello sport e della musica mi ha aiutato a socializzare con i compagni e a entrare in sintonia con le tante culture presenti nel college. Con gli amici più cari conosciuti nel primo anno – un greco, uno spagnolo e una ragazza russa – abbiamo poi condiviso un alloggio fuori dal college, sono diventati la mia seconda famiglia». Sostanziali le differenze con l’Italia anche sotto il profilo del metodo scolastico, rileva Carlo.
In primis un approccio che cerca di essere quanto più oggettivo e uniforme: tutti gli esami sono scritti e anonimi, i voti non possono essere rifiutati e non tutti gli esami possono essere ripetuti. «Il focus principale è sicuramente lo studio individuale – spiega Carlo. Nell’ultimo anno di corso avevo quattro ore di lezione a settimana, ma dovevo studiare tutto il giorno, tutti i giorni. È un approccio che responsabilizza. Un’altra differenza sostanziale è il minimalismo e il pragmatismo: ci si concentra sul capire a fondo i concetti fondamentali e si impara a usarli per arrivare a conclusioni proprie. La componente personale, le idee, la visione di uno studente, contano molto. In questi anni non ho semplicemente imparato l’economia, ma ho imparato a pensare come un economista».
Nella tesi di laurea Carlo ha studiato il mercato dell’arte londinese, uno dei centri nevralgici a livello internazionale, nel decennio 2004-2014. Investire in quadri nei momenti di crisi è una buona idea? «La mia ricerca – risponde – ha evidenziato che mediamente i quadri sono molto più rischiosi e meno remunerativi di azioni, obbligazioni o titoli di stato. Soprattutto non si comportano come beni rifugio, cioè non aumentano di valore durante i periodi di instabilità economica e non offrono una performance anti-ciclica. Il prezzo di un quadro è determinato in maniera per lo più soggettiva ed è di fatto vincolato alla propensione e alla capacità di spesa dei compratori. In periodi di boom economico, al crescere del mercato corrisponde una crescita della ricchezza, che si traduce in maggiori soldi da spendere, anche nell’arte, il che significa prezzi mediamente più alti. Viceversa, in tempi di crisi un mercato in caduta libera trascina in basso anche il prezzo delle opere. In sostanza i quadri tendono ad apprezzarsi lentamente nel tempo e ad avere un risultato pro-ciclico. Il rendimento va calcolato con altri parametri, in primis la possibilità di godere ogni giorno di una particolare forma di bellezza, che dona anche visibilità e prestigio sociale».
Laureato nella cattedrale che fa da sfondo alle scene di Harry Potter
Carlo si è laureato a pieni voti nella cattedrale di epoca normanna di Durham, uno dei luoghi più affascinanti d’Inghilterra, teatro di alcune tra le scene più suggestive della saga di Harry Potter. Nella sala capitolare della cattedrale di Durham Minerva McGranitt insegnava agli allievi maghi come trasformare gli animali in calici pieni d’acqua, ma non di magia vuol vivere Carlo, che nel frattempo si è trasferito all’Imperial College di Londra per frequentare il master full-time in Economics and Strategy for Business. Un corso molto intenso che condensa due anni in uno.
La Brexit, almeno per il momento, non appare una minaccia per gli studenti stranieri: «Da quel che sento e leggo il sistema universitario è coeso nel far passare il messaggio che nulla cambierà – racconta Carlo –, gli studenti internazionali sono una componente fondamentale di quell’ampio respiro culturale che ha permesso all’Inghilterra di avere alcune tra le migliori scuole al mondo. Né il Regno Unito né l’Europa hanno interesse a cancellare i rapporti che si sono costruiti negli anni e di cui, economicamente, le due parti hanno beneficiato».
Anche se ormai pensa e scrive in inglese con la naturalezza di un vero “british”, Carlo ha mantenuto il cuore in Italia e qui vorrebbe realizzare le sue ambizioni professionali. «Quando mi sono trasferito in Inghilterra, tutto sembrava meglio rispetto all’Italia. Però vivendoci la prospettiva cambia, il rispetto per le regole che è un’ottima cosa dal punto di vista sociale si traduce nella vita privata in una rigidità caratteriale e mentale che è meno positiva (e forse spiega anche perché birra e alcol siano così popolari nel Regno Unito). Insomma stando lontano dall’Italia l’ho rivalutata e sono diventato più patriottico. Il mio sogno nel cassetto è lavorare nel settore delle auto o in quello della moda, due gioielli del made in Italy, spero che si presentino delle opportunità alla fine del Master. Il dubbio non è se ritornare in Italia, ma bensì quando ritornare».
Immerso nella metropoli londinese con il suo melting pot etnico e culturale, il ragazzino che gareggiava nella corsa delle botti di Nizza, lo studente modello del Liceo Galilei, non ha dimenticato il fascino di casa, il valore delle radici e degli affetti: «Ogni volta che ritorno è un’emozione unica, perché ritrovo la mia famiglia e la mia ragazza, il mio punto di riferimento in questo frenetico avanti e indietro dall’Inghilterra. Ritrovo la cucina italiana, che è una delle cose di cui si sente di più la mancanza abitando all’estero: da quattro anni ormai aspetto le vacanze di Natale solo per poter mangiare la bagna cauda. Ma soprattutto, ritrovo i paesaggi: per quanto Londra possa essere avveniristica come città, nel mio cuore non sostituirà le colline che circondano Nizza».