Astigiani 11 – marzo 2015
Sarà un anno tutto da leggere
di Sergio Miravalle
Benvenuti. Entriamo, con coraggio, passione e tenacia nel quarto anno di Astigiani con questo numero 11 di primavera. Apriamo con un viaggio al tempo degli antichi romani. Un passato remoto tutto da riscoprire, affascinante e sorprendente soprattutto se si esce dalla logica dei libri di storia scolastici e si tenta di ripercorrere l’evoluzione di un’epoca e di una città, con attenzione particolare alla vita e alle abitudini quotidiane dei nostri antichi concittadini.
Lo conferma la mostra “Alle origini del gusto”, ospitata a Palazzo Mazzetti, fino al 5 luglio. Astigiani è tra i media partner di questa rassegna frutto delle ricerche e dei ritrovamenti concentrati nell’area vesuviana. Una mostra che utilizza il fascino delle nuove tecnologie, molto diversa dalle esposizioni statiche di certa archeologia accademica. Con una fantasiosa, ma non troppo, lettera inviata a Roma da un abitante della antica Hasta, potrete fare un salto all’indietro nel tempo e accomodarvi sui triclini della Domus di via dei Varroni, con il suo prezioso mosaico (da cui abbiamo tratto l’immagine di copertina). Uno dei tanti tesori nascosti di questa nostra terra.
Facciamo un salto di secoli. La rivista affronta il tema della Grande Guerra con il primo di una serie di articoli che accompagneranno tutto il 2015, anno del centenario dell’entrata dell’Italia nel conflitto mondiale. E poi ecco altri spunti e curiosità, dalla nascita della Biblioteca Astense a quella dei giardini pubblici, l’arrivo di Buffalo Bill e la caduta di asteroidi nel cielo del Monferrato, le rubriche, i ricordi. Non dimentichiamo l’ironia con il nostro Album di famiglia dedicato allo sport. È primavera, facciamo un po’ di moto. Ne vedrete delle belle. Buona lettura.
Ma che Storia è questa?
di Luciano Nattino presidente Associazione Astigiani
Ai tempi della mia maturità fui rimandato a settembre (nel ‘67 era così) in storia e filosofia, le materie in cui ero meglio preparato. Fu solo mia la “colpa”, in quanto, convocato inizialmente per storia e dall’alto della mia onniscienza, contestai la prima domanda «Mi parli di Garibaldi? Domanda troppo generica!», suscitando un clamoroso caso politico tra i commissari e i pochi studenti presenti. Era la mia personale rivoluzione pre-sessantottina.
In compenso il commissario di storia e filosofia mi fece un tale “tombino” controrivoluzionario in entrambe le discipline che mi costò l’estate sui libri. A settembre, agli esami di riparazione, mi risollevai grazie al Risorgimento e a una tesina su Kant. Ho riferito questo episodio per dire come allora si arrivasse con lo studio scolastico solo a fine Ottocento, nulla sapendo della Prima guerra mondiale, del fascismo e della Resistenza, cioè della Storia che ci riguardava da molto vicino.
“Inutile strage” la definì il Papa, Benedetto XV, riferendosi alla Prima guerra mondiale e “inutili stragi” va ripetendo oggi Papa Francesco, riferendosi alle esecuzioni e alle tante, e anche troppe, guerre in atto e ai tanti sepolti in mare. Di fronte a tali lutti e alle minacce di guerra, mi sento smarrito, confuso, spaventato e mi chiedo se i giovani d’oggi, impegnati nelle istituzioni e nel volontariato, possano uscire da questa nebulosa e viscida impotenza e, con il coraggio della speranza e dell’intelligenza, riescano a costruire un percorso che porti a incidere in modo propositivo sul corso della Storia.
A proposito, chi contesta più oggi le domande agli esami di maturità?