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La collina di Spoon River

La collina di Spoon River – Marzo 2015

Astigiani dedica queste pagine a chi è salito sulla collina della nostra Spoon River. Una manciata di parole.

Giuliano Galletti

27 ottobre 1945 – 6 dicembre 2014

Insegnante

Sono andato a canestro per l’ultima volta come quando giocavo nell’Astense. Il basket mi emozionava sempre: tifavamo Saclà al palazzetto stracolmo di gente e si andava a Milano a vedere la Armani che per noi erano ancora i rossi della Simmenthal. Resto nel ricordo di chi ho amato e accudito, dei miei studenti e continuerò a discutere di basket con gli amici di allora fino a notte fonda, sotto i portici con la statua di Toju che ci guardava severo e noi prima di lasciarci gli auguravamo buona notte, anche se era giù quasi l’alba.

 

Valeria Quadrelli

10 gennaio 1950 -11 dicembre 2014

bancaria e volontaria

Arrivavo da Savona, e mi sono innamorata di un astigiano. Ho lavorato per tanti anni in banca e ora volevo godermi la pensione. Una stupida caduta in casa mi ha sottratto alla famiglia, agli amici, alla politica e al sindacato che amavo e all’impegno verso chi ha bisogno di aiuto. Dicono che al centro di ascolto della Caritas della parrocchia Nostra Signora di Lourdes, alla Torretta, il mio nome sia ricordato da tanti. Essere nei loro cuori è una gioia.

 

Elio Arleri

15 aprile 1921-19 dicembre 2014

Farmacista

Conosco Asti e il mio borgo: San Paolo che mi ha fatto fremere al Palio. Ho camminato tante volte di sera per le sue strade, quando nel silenzio si sentono i passi e la città sembra svelare i suoi misteri. Percorrendo via XX Settembre, spesso ero assalito dai ricordi, quelli legati alla mia vita di farmacista; quelli più intimi, della mia famiglia, dei miei due figli. Ma tenace, nell’ombra di un portone, si risvegliava un trasalimento antico, e mi riportava ai giorni di guerra e violenza. Anche quella volta feci ciò che la mia coscienza mi dettava, proteggendo da una retata nazista esseri umani che avevano la sola colpa di essere ebrei. A Gerusalemme, là dove si custodisce la memoria di altri gesti di umanità, una pianta porta il mio nome: “Elio Arleri di Asti, uomo giusto”.

 

Emilio Giribaldi

6 dicembre 1930 – 27 dicembre 2014

Magistrato

Sono tornato a vedere il mare tra Oneglia e Porto Maurizio. Ho sempre amato il mare, ero un buon nuotatore e da ragazzo giocavo a pallanuoto con il piglio di chi non vuole perdere. In Riviera ho cominciato a fare il pretore dopo la laurea e il concorso in magistratura. Ma è ad Asti che lascio la mia famiglia e gli amici, pochi e disinteressati, come dovrebbe avere ogni giudice. Non ho amato mai le convenienze e chi si approfitta del potere e del denaro pubblico. Ho conosciuto corti e tribunali e amministrato la Giustizia. Non è facile, non è mai stato facile giudicare. Lasciata la toga ho avuto un’altra cosa importante da difendere: la nostra Costituzione. L’ho raccontata e spiegata nelle scuole e ho convinto molti giovani ad impegnarsi per una società più giusta e libera.

 

Luigi Casalone

13 settembre 1933 -10 gennaio 2015

Contadino

Quest’anno non vedrò quel ciliegio fiorire sul gelso. Ma non importa, nel mio campo resta l’albero più bello del mondo. Lo si vede lungo la strada che da Grana porta a Casorzo, il mio paese. Mia mamma Luigia, che di anni ne ha 103, se la ricorda quella fila di “murun”, ci andava a predere le foglie per i “bigat”, i bachi da seta. Sopra al primo di quegli alberi spuntò quel ciliegio, nato tra i rami del gelso. Il seme fu portato da una gazza, chissà. Due alberi in uno. Il “bialbero della felicità” l’hanno battezzato quelli del malvasia. Quando verranno a brindare a quei fiori ad ogni primavera si ricordino di me.

 

Guido Nicola

31 ottobre 1921- 6 gennaio 2015

Restauratore

Desideravo dare un ultimo saluto al laboratorio e me lo avete concesso. Lo so, per tutti, ed eravate tanti, è stato il momento delle lacrime, ma io, in quella manciata di istanti, ho provato un’intensa felicità. Ho lasciato che uno sguardo lungo, uno sguardo di dentro, si posasse per l’ultima volta su quelle tele, ed era come se una luce nuova avesse dato vita ai volti di madonne dipinte, angeli e re. Un arcobaleno di colori si è spalancato nel mio ricordo. Mentre mi conducevate via, sorreggendomi su spalle amiche, ho salutato il cortile di ghiaia, le cucce ormai vuote dei miei cani arruffati, compagni di passeggiate tra le colline e di ricerche di tartufi che solo noi trovavamo. Ho salutato la mia cucina ombrosa, dove era una gioia ricevervi in amicizia, con un bicchiere di vino buono. Per questo, mentre le note dei miei compagni alpini e partigiani suscitavano ricordi di gioventù e mi accompagnavano dalla casa alla chiesa di Aramengo ho sorriso a quanti erano venuti da lontano; ai miei figli, amati con orgoglio, perché capaci della mia stessa dedizione all’arte; alla luce e ai colori della mia campagna, la tavolozza della mia vita.

 

Bruno Marchetti

12 agosto 1930 -15 febbraio 2015

Notaio

Sono arrivato su queste colline dalla natia Roma nel 1962, novello sposo e giovane notaro vincitore della sede di Cocconato, un paese del quale ignoravo l’esistenza. Mi avete accolto a cominciare da Piero Bava che, allora sindaco, ospitò il mio primo studio in una stanza del municipio. Con la mia amata Luisa vivevo ad Asti così come i miei figli Massimo e Fabrizio. Oltre che notaio ho potuto fare tante altre cose, da sindaco di Cocconato a presidente della Fondazione CR Asti, a fondatore della sezione LILT (Lega italiana lotta ai tumori) con l’amico Sorisio; e mi sono battuto per avere il Polo Universitario con la Facoltà di Economia e Commercio. Ma ho anche trovato il tempo per battere molti astigiani a tennis, tifare Juve, cimentarmi con una buona dose di incoscienza nella “carretera de la muerte” di Cocconato. Mi sono trovato così bene con voi che ho deciso di rimanere qui. Per sempre.

 

Beppe Firato

28 giugno 1934-24 gennaio 2015

Ristoratore

Da ragazzo, la piazza della chiesa di Cioccaro mi sembrava un balcone sul mondo, il mio Monferrato, la terra dove sono nato. Ho esplorato il “resto del mondo” e quello stesso mondo è poi venuto a trovarmi nel mio ristorante. “Da Beppe” l’avevano da subito titolato i primi clienti, e “da Beppe” è rimasto anche se negli anni l’ambiente grazie a mia moglie Carla, e all’amico architetto Antonio che nel frattempo aveva sposato Rossella, la migliore amica di Carla è cambiato più volte fino a quel “castello” dove è cominciato davvero ad arrivare il mondo. Sono passati in tanti: dai vertici Dc ai tempi di Gianni Goria a quelli della Fiat delle prove monferrine di nuovi modelli, da Umberto Bindi e Paolo Villaggio a Gianni Rivera e Padre Eligio. Giovanni Borello ci arrivò un giorno a cavallo. Da monferrino li ho accolti non da clienti, ma da amici sempre attesi e molti scoprivano il Sant’Uffizio, buen retiro tra le mie colline, il mio mondo.

 

Gianfranco Berta

8 marzo 1956 – 11 febbraio 2015

Distillatore

Se la vita la distilli giorno per giorno e ti resta solo il profumo delle cose fatte bene. Le nostre grappe girano il mondo con il nostro cognome in etichetta. Non è stato facile, dalla piccola bottega a Nizza alla nostra grande distilleria a Casalotto di Mombaruzzo. Tanto lavoro, viaggi, incontri, strette d mano. Le vinacce portate a casa dai miei amici vignaioli ad ogni vendemmia. E poi la voglia di accogliere, di raccontare, di crescere, di far conoscere il nostro Monferrato e anche di rappresentarlo al meglio. Ci ho creduto fino all’ultimo. Chi sorseggia una grappa lasci che sussurri storie come la mia.

 

Tino Guarene

13 giugno 1927-1 marzo 2015

Commerciante di abbigliamento

Siete passati in tanti dal nostro grande banco in piazza Libertà, a fianco del palazzo della Provincia. Venivate a comperarvi i primi jeans a zampa d’elefante e le camice a fiori, i Roy Rogers con la placca di cuoio sul sedere e i risvolti cuciti. Io e mio fratello giocavamo a stupirvi e a fare gli “americani”. Era come un gioco dove ognuno faceva la sua parte ed eravamo allegri come carte del jolly.

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