Cesare Conti
Roma, 18 aprile 1918 – Asti, 2 dicembre 2015
Ragioniere dell’Enpas
Sono nato nella Città Eterna e un po’ eterno volevo esserlo anch’io. Volevo girare il mondo. Da giovane marinaretto incontrai Gandhi in visita a Roma. Da giovane ho fatto l’artista, disegnavo, dipingevo, scrivevo poesie, componevo canzoni. Poi il destino mi ha tirato un bello scherzo: di leva nel 1939 in cavalleria, sono rimasto incastrato fino al 1945. All’inizio era bello, sembrava un romanzo d’avventure, i cavalli erano come compagni d’osteria, Untume, il più stupido che nessuno voleva, o Cirillino, il purosangue del tenente (ma chi dava i nomi a quelle povere bestie?). Poi sono arrivati i tedeschi, ho rischiato di finire in un campo in Germania, poi fucilato perché non avevo aderito alla Rsi, poi arruolato a forza al distretto militare di Alessandria, tra bombardamenti e Pippo che mitragliava mentre tornato a casa. Alla fine ho dovuto ricominciare tutto da capo. Ho costruito una casetta al Fortino e ho messo su famiglia. Ho ripreso a dipingere, ad ascoltare musica. Quando si poteva si andava al Regio di Torino o all’Arena di Verona ad ascoltare Verdi o l’amato Puccini. Ci sono stati i figli, contestatori e un po’ artisti, e sono arrivate le nipotine, l’ultima gioia. Ora ascolto il vento che gonfia le vele e posso volare lontano.
Alessandro Fadda
22 ottobre 1982 – 17 gennaio 2016
Istruttore di arti marziali, batterista e Musicista
Un respiro, un battito d’ali. Pacifico nel sonno vi ho dato il mio addio. Amavo le arti marziali e i miei allievi, ai quali con disciplina e lealtà ho cercato di trasmettere questa passione. Ma era per la musica, il rock’n’roll e la mia adorata batteria che batteva anche il mio cuore. Con i Silver Addiction calcavamo i palchi italiani ed europei riscoprendo nella gioia del pubblico, ad ogni concerto e in ogni città, una delle nostre ragioni di vita. Tanti i progetti, troppi i sogni ancora da compiere. Eppure io ci sono ancora, negli occhi di coloro che ho amato e nei sorrisi che con loro ho condiviso. Lì mi troverete sempre e se, ricordandovi di me, un velo di malinconia si adagerà sui vostri pensieri, prendete un cd dei Mötley Crüe, mettetelo nello stereo e immaginatemi lassù, a picchiare sulle pelli felice come in scena, come se il tempo non si fosse mai fermato.
Paola Alfonsi
La Spezia, 21 settembre 1958 – Asti, 6 febbraio 2016
Ragioniera, responsabile contabilità ditta CAB
Da quassù si vede bene quante cose belle ci offra la vita, e a me piaceva davvero sperimentarle! Negli anni ’70 sono stata la seconda tessera femminile della società di atletica Alfieri, da ragazza avevo acquistato una moto, Yamaha Virago (senza dirlo ai miei per anni per paura di crear loro troppe ansie), poi mi sono comprata un Vespone 200, con il quale ho scorrazzato felice sui monti attorno alla mia adorata Spezia, ho preso la patente da autista di pullman, mi piacevano le sfide, ed accettai di impegnarmi, con tutti i miei risparmi, nella gloriosa Cooperativa Linea Rossa, amavo la musica, ed ascoltavo senza stufarmi (o se riuscivo seguivo in concerto o a teatro) Crosby, Still, Nash e Young, i Led Zeppelin, Genesis e Pink Floyd, Guccini e De Andrè, ma anche Mozart, Verdi, o Renato Zero! Non potevo star lontana dal mare dove sono nata, e appena possibile mi tuffavo nelle acque verdiazzurre di Portovenere e dell’isola Palmaria, e quando riuscivo partivo per l’Africa, mi incantavano l’Egitto e la Tunisia, perché il mio lavoro, che mi costringeva a far conti e a far quadrare bilanci, mi stava un po’ stretto, e dovevo viaggiare e conoscere altri mondi. Il mio sogno era proprio quello, trasferirmi un giorno in Africa o, se non fosse stato possibile, quanto meno nella mia casetta di La Spezia, che mi ero preparata con cura e dove mi rifugiavo nei momenti liberi. Ma il destino ha voluto diversamente e mi ha giocato un brutto tiro, a 52 anni mi ha chiuso in uno scafandro, rompendomi qualcosa nella testa. Dopo 5 anni di buio non ce l’ho più fatta, ve l’ho detto, ho bisogno di sole e luce, ho ringraziato e salutato chi mi ha curato e seguito con amore in questo tratto di strada così difficile, mia sorella e i miei nipoti, gli amici e tutti gli altri, e infine sono riuscita a rompere la gabbia e sono tornata libera, e ora posso volare, come dice il mio amico, il gabbiano Jonathan, dove il cielo è limpido e il sole abbaglia. Sono stata contenta di essere accompagnata nella mia chiesa di San Domenico Savio, al momento di intraprendere il grande viaggio, dalle note di Heart of gold di Neil Young e di Song to the Siren, di Tim Buckley: era proprio la musica che mi ci voleva, mi ha fatto sentire amata ed arrivare fin quassù, a riposare, con animo sereno. Venitemi a trovare.
Pier Franco Ferraris
3 marzo 1948- 28 febbraio 2016
Dirigente industriale, pubblico amministratore, rettore
Arrivavo da Castello d’Annone e a Castello d’Annone sono tornato. In mezzo una vita intensa nella Asti che amavo e dove ho sposato Giovanna e visto crescere Elena, le mie donne. Nel mio cuore tante altre passioni: la politica, il lavoro alla Saclà, il Palio, gli alpini , il mio Toro. Sono venuti in tanti a salutarmi in Cattedrale in quella fredda giornata di pioggia. Ho sentito il calore di chi mi ha conosciuto, di chi ha condiviso con me la speranza di un Palio vinto per i colori biancoverdi di San Martino- San Rocco, di chi ha gioito con me per un gol di Pulici e di chi ha scalato con me in gioventù una montagna innevata, o provato a risolvere con me tante delle questioni amministrative e ambientali che ho affrontato negli anni da pubblico amministratore al Comune e alla Provincia di Asti. Cariche e incarichi, anche alla Fondazione della Cassa. Non dimentico quello da vicepresidente Croce Verde, un sodalizio che mi rendeva orgoglioso di essere astigiano.
Roberto Feliciani
4 marzo 1958 – 5 gennaio 2016
Falegname di Viarigi e allenatore della squadra femminile di tamburello
La mia vita in sei parole: mia figlia, il legno, il tamburello, le carte, la montagna, gli amici. Mi sono diplomato geometra, ma da 38 anni respiravo il legno nella falegnameria di famiglia a Viarigi. Un’eredità di papà Nello, che è andato avanti prima di me, nel 2005. Con mio fratello Ottavio, avevamo trovato un equilibrio: lui a dirigere la falegnameria, io mi occupavo dell’amministrazione. Ero sempre tra preventivi, fatture, telefonate. Fuori da lì, amavo il tamburello. Era il gioco povero di noi bambini del Monferrato. Passione che ho trasmesso a mia figlia Marta. Gioca nella squadra femminile di tamburello, la Viarigi Falegnameria Feliciani. Io ero l’allenatore. Con le mie ragazze mi lasciavo andare e tiravo fuori il mio spirito allegro. Abbiamo vinto la serie B muro nel 2008 e la serie C indoor nel 2012. Amavo la montagna, la neve, i rifugi alpini. Avevo imparato a sciare tardi, a 50 anni. Mi buttavo. E poi mi piaceva giocare a carte. Quasi tutte le sere sfidavo i Cattaneo, i Caviglia, i Gotta a burraco a casa del mio migliore amico Massimo Cattaneo. Me ne sono andato in silenzio, la notte prima dell’Epifania, dopo essere stato con loro. Ho lasciato tutte le mie donne: mia mamma Ettorina Vipiana, 78 anni, la mia Marta, le mie ragazze del tamburello. La Marta, la penso sempre come una bambina, ma ormai è una donna. Si è laureata in Chimica. Mi ha dato tante soddisfazioni. Il 7 gennaio io non sono rientrato al lavoro. Ora alla mia scrivania c’è lei e io sono un papà orgoglioso.
Sergio Noale
San Polo di Piave 11 gennaio 1940 – Castagnole Lanze 6 febbraio 2016
Gommista
Razza Piave. Fino all’ultimo senza esitazioni. Come quando da sotto leva tra i paracadutisti della Folgore divenni campione militare italiano di pugilato, pesi mediomassimi: 45 incontri e 45 vittorie vinte per ko. Non ho mai temuto la fatica. A Torino con i miei fratelli ricostruivamo pneumatici anche quelli più grandi e pesanti dei camion. Il 2 agosto 1965 mi sono messo in proprio. Avevo conosciuto una ragazza di Castagnole Lanze, frazione Farinere. Io e Rita abbiamo fatto due figli: Ivana e Attilio. Ho messo radici senza rinunciare al mio essere veneto. Noale Gomme è diventa un’insegna e uno sponsor di squadre di calcio, tiro al piattello, bocce. Mi piaceva la competizione e mi piaceva stare in compagnia, andare a funghi, bere e mangiare in allegria. L’ho chiesto anche il giorno del mio funerale. Mi hanno accontentato. Sono pronto per l’Adunata degli alpini di maggio ad Asti. I miei amici porteranno il mio cappello. Presente. Sono solo andato un po’ più avanti.