Battista Ferrero
15 luglio 1922-5 maggio 2015
Partigiano, operaio
Venivo da Mombercelli e avevo 21 anni quando l’8 settembre 1943 mi ritrovai sbandato, il mio reggimento di artiglieria alpina non esisteva più. Riuscii a tornare a casa. Avevo voglia di libertà. Andai tra i partigiani. Fu un periodo terribile, ma colmo di speranze per il domani, ci sentivamo partecipi di un qualcosa di grande e di importante e questo ci spronava a continuare, malgrado i rischi e la paura. Arrivò il 25 aprile 1945 e iniziò una nuova vita: la ricerca di un lavoro, operaio alla Saffa, da Sabbione, poi alla Saclà, il matrimonio, un figlio, la casa in corso Torino. E gli anni sono passati velocemente, forse troppo. Difficoltà, gioie, dolori. Una vita normale, come quella di tanti, fino al manifestarsi della malattia, prima in modo blando, quasi insignificante, poi, con il passare del tempo, sempre più aggressiva, fino a una sera di inizio maggio. Adesso rivedo le valli, i boschi, le colline, i campi e le vigne della mia giovinezza, e forse riuscirò a ritrovare gli affetti di una vita.
Evasio Spriano
6 giugno 1927- 22 maggio 2015
Impiegato
Vittoria Ferraris
29 agosto 1927- Asti 28 maggio 2015
Vittoria, l’ultimo viaggio l’ho fatto da solo, senza te. Tutta la vita insieme, in parte sul lavoro e poi fuori, insieme a fare le commissioni, a viaggiare, ad allevare Riccardo e Andrea. Tu ti ricordi bene quando lavoravo alla Maternità dove erano accolti i bimbi adottabili, soli. Io ero il Segretario, ma giravo in mezzo ai bambini e sentivo forte un senso di tristezza e te ne parlavo. E qualche volta ho portato a casa qualche bimbo, che abbiamo coccolato insieme per un po’. E poi alla Biblioteca Astese, dove insieme abbiamo fatto una bella amicizia con le signore della Segreteria. Una bella vita, Vittoria, ma con tanta serenità. Non abbiamo sopportato la separazione. Una settimana dopo il mio ultimo viaggio tu hai fatto il tuo, e ti era ben chiara la stazione dove arrivare e dove io ero ad aspettarti.
Clotilde Santanera
11 agosto 1923- 25 maggio 2015
Insegnante
Sono stata la maestra di tanti bambini. A ognuno vorrei aver tramesso la memoria di un mondo antico che loro non hanno vissuto. Ho scritto, quasi senza che me ne accorgessi, libri che conservano i ricordi della casa di mio padre a Tigliole, racconti ascoltati da anziani, abitudini dei contadini. Ho lasciato che le mie emozioni rimanessero impresse anche su tela, un modo per dare colore a quello che provavo mentre osservavo i paesaggi e i miei amati iris. L’ultimo libro è stato quello più doloroso da scrivere: ho raccontato il mio addio a una persona cara, scomparsa troppo presto. Ma nella tenacia della gente di campagna ho trovato l’esempio che insegna a non rassegnarsi al destino.
Maria Luisa Fassi
15 settembre 1961- 4 luglio 2015
Ristoratrice
L’ho guardato, incredula, negli occhi, ma non è bastato a fermarlo. Quel mattino, già caldo, di luglio si è raggrumato, diventando gelido. Il mio sgomento si è fatto lo sgomento di tutti. Il sorriso sulle foto è diventato quello della “tabaccaia di Asti”. Preferisco essere ricordata per i miei dolci e per l’amore che ho dato e ricevuto nel vivere da figlia, sorella, sposa, mamma, amica. Per loro sono Migia. Pensatemi partita per un viaggio. La mia valigia di ricordi l’ho lasciata a voi: ci sono anche i miei attrezzi da cucina e i pennelli per dipingere la ceramica. Apritela voi ogni volta che vorrete. Il sorriso di chi mi ha amato è la mia pace.
Luigi Galimberti
23 ottobre 1936-5 luglio 2015
Commerciante di ferramenta
Ero diventato ragioniere, ma non potevo abbandonare il negozio di ferramenta che aveva aperto nonno Luigi nel 1914. Quel negozio era poi passato a mio padre Giovanni e anch’io ho deciso di lavorare in corso Alfieri. Ho venduto viti, chiodi e attrezzi. Conoscevo ogni cassetto, ogni angolo del negozio. Anch’io ho poi lasciato la bottega a mio figlio Diego e spero che un giorno tocchi ad un nipote. Qualche chiodo mi è servito anche in montagna, la mia grande passione che mi ha portato a raggiungere vette importanti. Per la montagna ho cantato, e canterò ancora, nel coro della Way Assauto.
Edoardo “Dino” Caracciolo
26 giugno 1945-11 luglio 2015
Autista della ditta Franchini e giocatore di tamburello
La casa della mia famiglia è da sempre sul bordo sud della piazza di Montaldo Scarampi, proprio sotto il muraglione del castello che non c’è più. Scendevo la scala ed ero proprio lì, sullo sterrato leggermente panciuto: quando decidemmo di tracciare le righe del campo del tambass, da un’estremità non ne vedevi la fine dalla parte opposta. Quante partite e quanto vino spillato direttamente dalla damigiana e pane e salame per giocatori e spettatori. Ho avuto la soddisfazione di condurre la squadra del mio paese alla finale del torneo “a muro”, a un passo dal successo, e veder in campo mio figlio Fabio, al quale avevo regalato un tamburellino appena era stato in grado di sgambettare. Dicevano che la mia forza fosse nel sorriso oltre che nella prestanza fisica che mi serviva nel lavoro da Franchini, quando da autista bisognava trasformarsi in riparatore di torpedoni. Me ne sono andato, con la coscienza tranquilla e la leggerezza di una pallina di tamburello sparata alta, di quelle che le cerchiEd è come se fossi ancora là, appoggiato alla ringhiera di casa a vedere i ragazzi spedire la palla laggiù dove il campo non si vede neanche più.
Oddino Bo
19 aprile 1922-13 luglio 2015
Deputato
Me ne sono andato senza troppi clamori. In fin dei conti, nella mia lunga esistenza, credo di aver tenuto sempre la schiena dritta, sia quando ero nell’Esercito del Sud e dovevo affrontare i tedeschi che occupavano l’Italia, sia quando, diventato un “rivoluzionario di professione”, mi sono battuto perché i diritti dei cittadini della democrazia repubblicana fossero tutelati e difesi. Da buon cacciatore, penso di aver saputo “puntare” la preda tutte le volte che è stato necessario, soprattutto quando si è parlato di agricoltura con le memorabili dimostrazioni del ’68 contadino. Sono orgoglioso di avervi partecipato in prima fila. Riposo nella mia Maranzana. Mi hanno definito “rigoroso” e “probo”. Grazie anche a Stella, a Gianfranco e ai suoi figli.
Adriano Morellato
16 novembre 1945-20 luglio 2015
Autosoccorritore
Ho conosciuto il dolore e lo strazio. Quanti ne ho soccorsi nelle loro “lamiere contorte”. Arrivavo a togliere dalla strada il segno di vite spezzate. Non sempre. A volte, per fortuna, era solo un guasto al motore o una gomma bucata. Il soccorso Aci è stata la mia vita, tra piazza Amendola e Isola, il mio paese. Le bocce la mia passione. Quante partite, belle vittorie. Ora sto in un posto dove non ci sono incidenti e il campo da bocce è fatto di nuvole.
Elena Gonella Borio detta Lena
8 luglio 1919 – 2 agosto 2015
donna del vino
Sono nata a Costigliole d’Asti. L’ultima di nove figli. Mia mamma morì giovane di polmonite. Sono cresciuta con papà Pinin. Lavorava tanto: esportava il vino in Francia. Mi ha insegnato il valore del lavoro e dell’onestà. Per questo era rispettato da tutti. Lo dico sempre a mia figlia Mariuccia: bisogna essere onesti. Che non mi faccia fare brutte figure! Anche mio marito, Carlo, era un uomo onesto. È nato al Castelletto, la collina di fronte alla mia. Abbiamo vissuto tra Costigliole e Torino, dove avevamo una bottiglieria. Sono rimasta là anche quando Mariuccia ha deciso di tornare al paese. Mi dicevo: tutti vengono a Torino a lavorare e, guarda un po’, lei torna a Costigliole a fare la contadina! Oggi sono orgogliosa di Cascina Castlèt e di mia figlia. Negli ultimi tempi lei ha aiutato me. L’unica discussione era quando voleva darmi il brodino e io volevo gli agnolotti! Ho 96 anni non sono una bambina. Sono vecchia. È stata l’ora di andare.
Piereugenio Fea
26 dicembre 1935-20 agosto 2015
Medico geriatra
Mi avevano dato un nome lungo, ma per gli amici ero Piero. Giocando a basket e suonando il contrabbasso ho trascorso il mio tempo libero, senza mai trascurare il mio essere medico. Il lavoro mi ha fatto incontrare moltissimi astigiani, principalmente anziani, con i quali non è mai mancata una battuta di spirito, che a volte solleva più di una medicina. Ho voluto mettermi anche al servizio dell’Avis e della Croce Verde. Ho diretto per anni la Geriatria dell’ospedale di Asti e il destino ha voluto che sia proprio in quel reparto che ho chiuso gli occhi.