Il titolo del libro di Livio Musso – Trin Trun Tran – significa, come spiega lo stesso autore in un piccolo glossario delle parole in dialetto che finiscono in “àn”, un qualcosa chiuso in fretta.
Il riferimento sembra essere a quei passaggi bruschi, repentini, in cui la nostra esistenza viene stravolta da eventi (negativi o positivi che siano) ce li restituiscono cambiati, “sconvolti” nell’accezione neutra del termine: e questo perché da un’esperienza di crisi si rinasce cambiati e forse più consapevoli.
Questa nuova dimensione dell’essere ci viene regalata in questo (quarto) libro autobiografico monumentale, che vuole essere un testo di memorie condivise, in cui rivivere “la nostra città, bella Asti, palcoscenico e schermo della nostra vita” a partire dalla guerra e fino alla soglia degli anni Ottanta.
Si tratta, dunque, di un’autobiografia atipica, estremamente generosa nei confronti del lettore astigiano che viene continuamente sollecitato a ricordare o anche soltanto a riflettere sulla città in cui vive («Avete mai provato a girare per Asti, soli, in una notte in cui la nebbia ed una pioggerella sottile e odorosa di umidità si mescolano e vi accolgono accompagnando i vostri passi?»).
Non crediamo dispiacerà all’autore se ci permettiamo di consigliare al lettore di affrontare questo volume aprendolo a caso, con la meraviglia della scoperta di chi affonda le mani in un baule di ricordi, pieno di fotografie, racconti, poesie, testi di canzoni, in cui pescare a seconda dell’umore del momento, con la consapevolezza di quello straordinario disordine che governa le nostre vite e che qui può farsi davvero dono concreto (parte del ricavato della vendita del volume sarà infatti devoluto al Reparto Cardiologia dell’Ospedale Cardinal Massaia di Asti).