Due volumi scritti da autori astigiani forniscono argomenti di grande interesse sullo “scontro di civiltà”, e lo fanno con punti di vista e approcci differenti. Manlio Graziano (docente di Geopolitica delle religioni alla American Graduate School di Parigi) esamina in modo puntuale la riemersione delle religioni tradizionali (non dunque, soltanto, del solo Islam nella sua accezione fondamentalista) come protagoniste attive dello scenario geopolitico mondiale.
Questa prospettiva permette di delineare un duplice ruolo nel fenomeno religioso: non soltanto come elemento di conflitto, ma come protagonista attivo, ove adeguatamente strutturato per intervenire sulla scena pubblico-politica, nella composizione – o, perlomeno, nella gestione – del disordine internazionale che caratterizza il XXI secolo che registra la crisi della politica come sfera autonoma e il conseguente imporsi dei soggetti geopolitici religiosi.
Domenico Quirico, giornalista del La Stampa, ne Il grande califfato, programmaticamente afferma che: «questo libro dunque non è un trattato sulla vera identità dell’Islam o un catalogo delle crisi legate allo sboccio o al crescere del fondamentalismo. È un viaggio, un viaggio vero, con luoghi sfondi strade, città villaggi e deserti, parla di uomini, delle loro storie, delle loro azioni o omissioni». Si tratta di una testimonianza preziosa che Quirico restituisce al lettore dopo il lungo sequestro in terra siriana, con l’urgenza di raccontare.
L’elemento che colpisce maggiormente nell’analisi di Quirico è la lucida consapevolezza che la forza dell’esperienza del califfato risiede nel suo carattere atemporale: al contrario di Bin Laden, infatti: «il califfo non si mostra perché la sua essenza è in ciò che incarna, la carica di comandante dei Credenti e il progetto che guida, creare cioè uno Stato islamico che cancelli le nazioni imposte dal colonialismo e possa affrontare, faccia a faccia, le potenze dell’Occidente infedele.