Astigiani 22 – dicembre 2017
Questo editoriale era stato scritto ai primi di novembre da Luciano Nattino, in collaborazione con Piercarlo Grimaldi, destinato alla pubblicazione su questo
numero di Astigiani. Lo proponiamo come testimonianza e ricordo dell’autore.
E che Gelindo ritorni
di Luciano Nattino
A Mombarone, tra le prime colline che confinano con la città di Asti, vi è un gruppo di case-grotta che, con passione e altruismo, vengono recuperate per testimoniare un profondo passato che ci è prossimo.
Nei primi decenni del secolo trascorso alcune di queste erano ancora abitate. Vivere con gli animali in un’abitazione di natura rappresenta un modo di essere al mondo di cui la modernità, nel corso di poco tempo, ha favorito l’abbandono. Un gesto importante, di civiltà che poneva fine ad una convivenza uomo-animale-natura di estrema drammaticità. Un atto che rappresenta un decisivo culturale tornante del farsi d’umanità. Eppure, nell’approssimarsi al Natale, non possiamo dimenticarci che il nostro passato è stato anche questo. E’ commovente che per rinnovare la sacralità del tempo della natività la gente del posto faccia ancora nascere il Bambino Gesù nella grotta.
Un gesto, un frammento di memoria che è estremamente importante per la società del presente che sembra perseguire ostinatamente l’oblio del passato. Il bambino che ri-nasce nella campagna della tradizione, quella povera, ci ricorda più di ogni altra rappresentazione, festeggiamento, luminaria, pranzo
la nostra comune provenienza contadina e il dovere di mantenerne la memoria.
In queste case-grotta forse riecheggia ancora la storia che ci hanno narrato i nostri padri, dell’intraducibile, misterioso fatto che “quattro erano i tre re magi”. Una formularità contadina che ritenevamo stolta, una villanata priva di senso, mentre non era che la traccia di lontane, colte narrazioni che per misteriose vie orali sono arrivate su queste colline e ne hanno alimentato la poetica popolare.
Per le prossime feste vogliamo dedicare a tutti gli astigiani questo frammento di ricordo di famiglia che pensavamo inutile.
Solo oggi comprendiamo, troppo tardi, ciò che i nostri padri volevano consegnarci: un natalizio dono di saggezza, uno scampolo di leggerezza per vivere meglio la serenità del mondo.
E che Gelindo ritorni.
Scritto in collaborazione con Piercarlo Grimaldi