Cent’anni fa terminava a novembre la Grande Guerra. Per celebrare i Caduti ogni comune, piccolo o grande che fosse, eresse negli anni successivi un monumento, un cippo, una lapide per ricordare i loro nomi e furono messi a dimora i “viali della rimembranza”.
Il monumento ai Caduti di Incisa Scapaccino, collocato nel giardino antistante il palazzo comunale, ricorda anche tre medaglie al valor militare. Il paese, originariamente noto col nome di Incisa Belbo, il 18 ottobre 1928 diventò Incisa Scapaccino per ricordare Giovanni Battista Scapaccino, nato in paese nel 1802: appartenente al Corpo dei Reali Carabinieri, prestò servizio in Savoia, a Les Echelles. Nella notte del 3 febbraio 1834, un centinaio di fuoriusciti repubblicani mazziniani tentò di occupare il villaggio di Les Echelles. In quel momento Scapaccino stava rientrando a cavallo da Chambéry. Fermato alle porte del paese, egli si rifiutò di aderire all’insurrezione, forzando il posto di blocco impugnando la pistola d’ordinanza, ma fu colpito a morte da due colpi di fucile. Re Carlo Alberto volle premiare il comportamento di Scapaccino, preso a simbolo della fedeltà a Casa Savoia, assegnandogli la prima medaglia d’oro al valor militare, appena istituita, come onorificenza. Gli altri due decorati sono il capitano di corvetta Lorenzo Bezzi, morto nel Mediterraneo Orientale, e il sergente maggiore Dario Pirlone della Divisione Folgore, morto a El Alamein. L’elenco complessivo dei caduti della Grande Guerra è di 63 nomi, il che dimostra il carico di morte che fu distribuito in questo paese di circa duemila abitanti, come del resto in tutti gli altri paesi.
Il monumento di Incisa ritrae un combattente all’attacco sotto la protezione della Vittoria alata. La grande scultura, con un concorso pubblico, fu affidata a Claudia Formica, giovane ma già affermata scultrice nata a Nizza Monferrato, come risulta dallo studio dettagliato di Chiara Lanzi, che ha ricostruito tutta la carriera dell’artista per la sua tesi di dottorato. Claudia Formica (Nizza 1903-Torino 1987) frequentò l’Accademia Albertina a Torino e studiò poi all’Accademia di Firenze. A Torino aprì un suo studio in cui lavorò fino a tarda età. Dalla metà degli Anni Venti iniziò la sua partecipazione alle principali manifestazioni artistiche, tra cui la Biennale di Venezia, cosa notevole in quegli anni: era molto giovane e, per di più, una donna. Suscitò l’interesse del pubblico e della critica con una produzione estremamente eclettica, per soggetti, argomenti e varietà dei materiali: ceramica, terracotta, bronzo, marmo, pietra. L’inaugurazione del monumento a Incisa, prevista per il 20 settembre 1927 (com’è scritto alla base della scultura) in realtà avvenne il 6 novembre. Archi tricolori per le strade e grande folla dai paesi vicini accolsero gli ospiti. Oltre al podestà Battista Molinari e alle autorità locali, erano presenti il ministro Frattaroli, il generale Romei Longhena dell’Esercito e il generale Da Pozzo dei Regi Carabinieri.
Sullo stesso monumento sono stati poi aggiunti i 21 nomi dei caduti della Seconda guerra mondiale e il 4 novembre 1963 i nove nomi dei partigiani morti durante la Resistenza. Una lista che riporta in fondo queste parole: «Pregando Dio che l’umanità non giunga mai più alla follia di farla riaprire».