Nel 1911 il municipio intitolò una traversa di via Bocca (prospiciente la Casa di riposo Città di Asti) a Secondo Boschiero.
Otto anni prima, esattamente il 10 ottobre 1903 a Boschiero, vissuto tra il 1826 e il 1886, era già stato dedicato un monumento nei giardini, verso il palazzo dell’ex Intendenza di Finanza. Quel giorno c’erano tutte le autorità e una gran folla per scoprire l’opera dello scultore astigiano Materno Giribaldi e voluta dall’Opera Pia istituita per volontà dello stesso Boschiero.
Il gruppo marmoreo intitolato, La carità che solleva l’infanzia, rappresenta una donna che solleva due putti che sostengono lo stemma della città. Il busto di Boschiero è in cima a una colonna su cui è inciso: «Lasciò le sue sostanze alle puerpere, ai bambini, ai cronici bisognosi». Dopo tutti i discorsi ufficiali – come scrivono le cronache di allora – Alfredo Rossetti (che insieme a Gastaldi rilevò la fabbrica di fiammiferi di Boschiero) offrì un “fraterno banchetto” a 150 ex dipendenti.
Secondo Boschiero era stato un industriale con grandi capacità imprenditoriali. Nel 1850 impiantò una fabbrica di fiammiferi in contrada San Francesco (poi via Solari) che occupava una cinquantina di persone. Non era l’unica ad Asti, ma diventò subito la più importante.
In poco tempo si ingrandì e qualche anno dopo il 1860 si trasferì all’inizio di corso Ivrea.
La fabbrica produceva fiammiferi di legno per cucina, che si accendevano per sfregamento. Erano anche chiamati “zolfanelli” perché prima dell’applicazione della capocchia accendibile venivano immersi per circa un centimetro in un bagno di zolfo.

Secondo Boschiero morì improvvisamente nel 1886, a soli 60 anni, e due anni dopo la fabbrica dei “brichèt” venne venduta dagli eredi a Luigi Gastaldi e Alfredo Rossetti per
30 mila lire. La fabbrica continuò a progredire e a rinnovarsi nei macchinari, arrivando ad avere 150 dipendenti alla fine dell’800.
Nel 1902 fu assorbita dalla società anonima milanese Fabbriche Riunite di Fiammiferi, nel 1928 trasformata in Società Anonima Finanziaria Fiammiferi e Affini, la Saffa (ben nota
agli astigiani) che chiuse i battenti a fine 1950. (Vedi Astigiani n. 23, marzo 2018)
Boschiero partecipò sempre attivamente alla vita cittadina. Per molti anni fu consigliere e assessore comunale. Con la fabbrica dei fiammiferi costituì un ingente patrimonio e fu un
grande benefattore per la città. Per testamento lasciò 178 mila lire all’Ospizio del Cronici
“Umberto I” e il resto delle sue sostanze al Municipio, con l’obbligo di prelevare 300 mila lire dall’asse ereditario per fondare un’opera pia con il suo nome a favore delle puerpere
povere della città, con lo scopo di dare un sussidio di 25 lire a ogni famiglia povera in occasione di una nuova nascita.
A ricordare Secondo Boschiero è anche una lapide posta in via Brofferio n. 100, sulla facciata della casa dove visse e morì.