Le acque del Golfo si increspano sotto lo scafo del veliero. Nei volumi compatti degli edifici, a ridosso dei bastioni sul porto, il profilo della città scivola rapido allo sguardo, delimitato dal promontorio fumante del Vesuvio, tra bagliori di luce e squarci di nubi. La fuga prospettica rivisita i motivi illusionistici della cerchia artistica verista partenopea di Domenico Morelli a fine Ottocento. La pennellata abile e l’impaginazione della veduta rimandano tuttavia a un osservatore attento, curioso di natura e paesaggio, esperto di fenomeni ambientali e atmosferici.
Viaggiatore perspicace, cultore di arte e storia antica, il Contrammiraglio della Regia Marina Enrico Secondo Guglielminetti raccolse, tra il 1905 e il 1915, luminosi dipinti di viaggio, un diario visivo di bordo avvincente, come la sua personalità di facondo conferenziere, vissuto tra Londra, Venezia e Roma.
Mari del Nord e aurore boreali, cristalline piramidi di ghiaccio, aspri contrafforti oceanici e rossi speroni insulari, lungo le rotte della Compagnia delle Indie Orientali: la pittura temperava le monotone ore di navigazione con l’intensità delle emozioni e la trasparenza dei colori, nell’immaginaria suggestione delle culture e delle tradizioni di lontane e arcaiche popolazioni, conosciute e abbandonate, nella brevità dell’approdo.
Arredi di artigianato e suppellettili decorative suggeriscono spesso le gamme timbriche alle vedute marine, esposte alla Fondazione Eugenio Guglielminetti nel 2009 e nel 2010.
I cimeli dell’illustre Ammiraglio attraggono l’adolescente Eugenio Guglielminetti, nel romanzo autobiografico Tarighemar: «… Il baule contiene carte personali del cugino
Secondo, ammiraglio della Real Marina. è stato affidato a papà dalla sorella di Secondo, la cugina Teresa. Contiene fotografie e lettere di quell’uomo brillante che ebbe tanti amici e fu amato da tante donne, sempre pronte a salvarlo dalla sua misoginia, anche a costo dello scandalo… Quello che più mi ha colpito sono, tra tanti scritti, piccole tavolette orizzontali dipinte a olio: vedute di Napoli con il Vesuvio in fiamme, lampare sulla laguna notturna, nordici paesaggi plumbei con tenui profili di montagne innevate, dipinti da Secondo con buona tecnica e sensibilità… » e ancora: «… ero interessato
ai misteri delle stanze proibite… Forse lo spirito della cugina Teresa era nascosto nell’armadio di noce grande come una casa?… O nei quattro manichini orientali che indossavano armature e terrificanti maschere di samurai?» (Edizioni Lindau, Torino 1994)
Con l’intenso Ritratto del Contrammiraglio Enrico Secondo Guglielminetti dipinto da Giuseppe Manzone nel 1918 (Musei Civici, Asti inv. 794), le testimonianze cinesi e
nipponiche donate da Maria Teresa nel 1920, accanto ad altre collezioni orientali, animano la raffinata Sala delle Stagioni di Palazzo Mazzetti. Un tesoro prezioso, da riscoprire nel gusto esotico d’inizio Novecento, tra l’inquietudine sociale e l’ombra delle guerre mondiali, quando l’aspirazione all’integrità di terre lontane appariva un’appassionante avventura. è ancora una volta, l’attualità della memoria.