Nel 1925 la Tipografia Moderna pubblica i testi antichi. Codex Catenae e Civico Tabulario Niciae Palearum
«Sono veramente lieto di non aver modificato in tutto, o in parte, i miei sentimenti profondi verso l’umana società. Resto e sono del parere che qualunque cosa si faccia sarà sempre poco per le classi umili. Non rivoluzioni che a nulla approdano ma evoluzioni per il benessere di tutti».
Arnaldo Belloni, 13 maggio 1962
In poche righe è racchiuso il testamento morale del commendator Arnaldo Belloni, il tipografo che ha lasciato un segno profondo nella comunità e nella storia della sua città d’adozione: Nizza Monferrato.
Nato a Parma nel 1900, giovanissimo aveva trovato lavoro, come apprendista compositore, alla Gazzetta di Parma, il più antico quotidiano d’Italia.
Nel 1922, durante le famose barricate dell’Oltretorrento, Arnaldo si trova ad assistere al pestaggio di un insegnante da parte di una squadraccia fascista. Interviene per soccorrere il malcapitato e il gesto non passa inosservato.
Un amico che frequenta gli ambienti fascisti lo avverte che potrebbero esserci gravi ritorsioni e lo consiglia di “cambiare aria”. Il clima nella città parmense per lui e gli altri antifascisti si è fatto pesante.
Avendo saputo che in Piemonte, per l’esattezza a Nizza Monferrato, un tipografo stava cercando un socio, Belloni lascia la sua Parma per il più tranquillo Monferrato.
Lo segue l’amico e collega Alfredo Campanini. Con lui e con il nicese Marco Torello, Belloni fonda l’Officina Grafica Editrice che fin dagli esordi si dedica tanto alla stampa commerciale quanto alle opere di valore culturale e artistico.
Nel 1925 la tipografia pubblica i testi antichi in latino Codex Catenae e Civico Tabulario Niciae Palearum oltre che le Vicende storiche di Nizza Monferrato di Alberto Migliardi. Centinaia di pagine composte interamente a mano, carattere dopo carattere.
Tra il 1930 e il 1932, un’altra opera di largo respiro vede la stampa a Nizza Monferrato: il Corso di lingua francese per la scuola media, tre volumi a cura del professor Carlo Torelli.
Nel 1940, quando il tipografo Torello si ritira dal lavoro, l’Editrice Tipografia Moderna passa nelle mani di Belloni & Campanini.
Arnaldo nel frattempo ha messo su famiglia: dal matrimonio con Gemma Astorri sono nate due bimbe, Liliana e Marisa. I nicesi lo apprezzano non solo per la rettitudine, il carattere schietto e la battuta pronta, ma anche per la dedizione al lavoro.
Negli anni della dittatura l’attività della tipografia è tenuta sotto controllo dalla polizia. Durante la seconda guerra mondiale, il lavoro della tipografia rallenta, anche a causa della penuria di carta, ma non si ferma.
Belloni stampa in gran segreto “La Vedetta Garibaldina”
Da Milano, in seguito ai bombardamenti, sfolla a Nizza Monferrato Aldo Belloni, fratello minore di Arnaldo, che ha con sé la moglie e i tre figli, l’ultimo di pochi mesi.
Aldo entra in contatto con i partigiani garibaldini. In tipografia si stampano in gran segreto e con pericolo di essere scoperti alcuni fogli clandestini La Terra e La Vedetta Garibaldina. È un’attività rischiosa.
«Un giorno, ero bambina, entrai in tipografia mentre mio padre con altre persone stavano mettendo alcuni fogli stampati in un sacco di juta. Subito non ho capito ma è chiaro che io non dovevo vedere, per cui mio padre mi diede l’unico scapaccione della mia vita», ricorda la figlia Marisa.
Anche il giornalista e inviato speciale della Rai Ilario Fiore nel suo libro La Stanza di Kerenskij, ricorda: «…quella sera mi trovavo a Nizza Monferrato per la stampa del “Garibaldino” nella vecchia tipografia Belloni, il cavalier Belloni dai capelli bianchi, coraggioso antifascista, emigrato da Parma vent’anni prima con l’arrivo del Fascismo». (Edizioni Nuova Eri-Rai 1994, pag.67).
Severo e di poche parole sul lavoro, Arnaldo Belloni, che è anche un grande appassionato delle opere liriche del suo conterraneo Verdi, veste con passione i panni di attore calcando il palcoscenico prima con la “Filodrammatica Dopolavoro” poi con quella degli ex allievi salesiani.
«Nel periodo della guerra – ricorda Marisa – con la rappresentazione all’oratorio salesiano della commedia Il piccolo parigino, contribuì a evitare la deportazione di alcuni giovani nicesi, renitenti alla leva».
Non scamperà invece a quel triste destino il fratello Aldo, catturato durante il rastrellamento del 2 dicembre nei pressi di Nizza, in regione Barca.
«L’ultimo segnale di vita dello zio Aldo – ricorda Marisa – è una cartolina con il timbro postale di Bolzano buttata dal treno che lo condurrà a Mauthausen. Carlo Laiolo, sopravvissuto al lager, racconta di quel tragico viaggio fatto insieme allo zio nel libro Morte alla gola». Aldo Belloni arriverà a Mauthausen l’11 gennaio, numero di matricola 115.372.
Successivamente verrà trasferito al lager di Gusen dove morirà il 18 febbraio 1945.
Anche Arnaldo rischierà la vita, fino a pochi giorni prima della Liberazione. La figlia ricorda: «Era il giovedì santo del 1945. Un comando tedesco, accompagnato da un italiano che faceva da interprete, verso le 9 di sera entrò in casa con i mitra spianati. Dopo aver puntato un’arma contro mio padre, si chiusero con lui in una stanza. Mia mamma prese me e mia sorella e ci portò in un’altra stanza dove sentimmo tutto. Interrogarono mio padre fino allo sfinimento perché pensavano che sapesse cose di cui lui disse di non essere a conoscenza. Quando capirono che forse veramente non ne sapeva nulla, se ne andarono affermando che a loro non sarebbe importato nulla di fargli saltare il cervello davanti a moglie e figlie e che comunque doveva rimanere a disposizione»
Nel 1948 esonda il Belbo: caratteri di legno e di piombo immersi nel fango
.«Non posso dimenticare quelle parole e i sentimenti di terrore che ho provato e che rivivo nel parlarne», dice Marisa con le lacrime agli occhi.
Terminata la guerra, nel giro i pochi anni arriveranno altri momenti difficili per la famiglia Belloni.
L’esondazione del Belbo causata dalle alluvioni del 4 e 12 settembre 1948 distrugge quasi completamente la Tipografia Moderna, che è situata nel centro storico di Nizza, all’incrocio tra via Pistone e via Trento.
«In quei giorni – racconta Marisa – mio padre ebbe la tentazione di mollare tutto e forse di tornare nella sua Parma. Non lo fece perché prevalse in lui il senso di gratitudine per la città che gli aveva dato accoglienza quando aveva perso tutto, lavoro e casa. Ci rimboccammo le maniche e iniziammo a spalare il fango. Dovemmo anche lavare a mano migliaia e migliaia di caratteri di piombo e di legno. Ancora oggi non so come riuscimmo a farlo».
«Fu indispensabile trovare una nuova sede compatibile con la rumorosità degli impianti. Il mio babbo la trovò esattamente di fronte al Teatro Sociale e lì prese forma un nuovo progetto editoriale», prosegue Marisa Belloni.
1949, nasce “L’Opinione Nicese” sarà stampato fino al 1961
Il 1 gennaio 1949 esce in edicola L’Opinione Nicese, mensile di Nizza Monferrato e paesi vicini. Il progetto nasce da Arnaldo Belloni, che mette a disposizione la sua tipografia, e da un gruppo di amici, tra cui il professor Livio Flora, preside delle scuole di Avviamento professionale, che ne diventa il direttore responsabile.
«Accanto a lui ricordo il mitico professor Luigi Fontana, professore di lettere al liceo “Galilei”, Carlo Gramola cultore del dialetto nicese e tanti altri perché erano gli stessi nicesi a proporre le notizie», commenta Marisa Belloni.
Sul primo numero in edicola al prezzo di 15 lire, sono esplicitate le linee guida del progetto che intende durare nel tempo. Non vuole essere un giornale politico di partito «in quanto si ha la ferma convinzione che nella grande famiglia cittadina e conterranea è bene sia messa a tacere ogni rivalità di parte per il benessere superiore della comunità. La redazione si avvarrà della valida collaborazione di noi cittadini, benemeriti tanto nel campo professionale e culturale, quanto in quello commerciale ed agricolo. Ad essi, per la generosa fattiva prestazione, l’omaggio sincero e il cordiale ringraziamento della Redazione».
L’impegno politico nella Dc e nell’Associazione Artigiani
Per la sopravvivenza economica del progetto si fa affidamento sui lettori: «è il vostro giornale, abbonatevi! Leggetelo e diffondetelo. Fatelo conoscere ai Nicesi lontani, ai quali sarà la voce della cara città natia, il legame più gradito che li terrà uniti a quanti vogliono loro bene e li ricordano». «Se lodevoli iniziative o sentimenti di carità, se motivi di qualche interesse o pratica utilità, se briciole di buonsenso e propositi di bene Voi troverete nelle sue colonne, L’Opinione vivrà, ché per questo è nata».
In prima pagina temi nazionali – come l’inflazione monetaria e l’ondata influenzale – si mescolano al racconto delle esondazioni storiche del Belbo, dal 1744 all’ultima, tragica del settembre 1948. La seconda pagina si apre con un articolo tecnico sull’ultima vendemmia, firmato dal responsabile dell’Ispettorato provinciale dell’Agricoltura, denso di consigli per ottenere la giusta componente di acidità dei vini.
Alle deliberazioni della Giunta comunale si alternano pillole di vita cittadina tra cultura, scuola e sport. Le inserzioni pubblicitarie delle aziende e gli abbonamenti sosterranno il giornale fino all’ultimo numero pubblicato nel dicembre 1961 (6 pagine dense di notizie, rubriche e inserzioni). La collezione del mensile, cartacea e in microfilm, è ora conservata alla Biblioteca Astense.
Grazie all’Accademia di Cultura Nicese “L’Erca”, tutti i numeri sono stati digitalizzati e pubblicati su Cd per agevolarne la consultazione. Nel 1967 si ritira dall’attività il socio di Arnaldo, Alfredo Campanini. La società passa interamente nelle mani di Arnaldo, coadiuvato dai suoi collaboratori. Della parte amministrativa si occupa fin dagli Anni Cinquanta la figlia Marisa, già impiegata presso la ditta edile del commendator Passarino, poi insegnante elementare e in seguito impiegata negli uffici del Provveditorato agli studi di Asti.
Belloni è un punto di riferimento della Dc astigiana ed è tra i soci fondatori dell’Associazione Artigiani.
Viene insignito dalla Camera di Commercio con la medaglia d’oro per la Fedeltà al Lavoro e nel 1971 è nominato Grand’Ufficiale della Repubblica.
Un amico poeta dialettale gli dedica “Ome e cumenda”
« […]La tua vita/è stata dritta come un solco scavato con l’aratro di una volta/ hai sempre tirato come un mulo con santa pazienza/bagnando il tuo pane del tuo sudore e non pensando solo a te/ ma aiutando chi ne aveva bisogno/[…] non sei mai stato complice del male e dell’ingiustizia/e ti sei sempre battuto contro i torti/[…]davanti a prepotenze e cattiverie sei sempre stato dalla parte dei deboli mai con i più forti», scrive Sandro Ivaldi per festeggiare i 77 anni dell’amico Arnaldo nella poesia in dialetto intitolata Ome e Cumenda.
Le ultime opere letterarie stampate con macchina off-set
Nel 1978, a cinquant’anni dalla prima edizione, la Tipografia Moderna pubblica riveduta e aggiornata da Luigi Migliardi, figlio di Alberto, la seconda edizione delle Vicende Storiche di Nizza.
Nel 1989, alla soglia dei 90 anni, Arnaldo Belloni acquista una macchina off-set e dà alle stampe due opere di grande rilievo: Momenti e problemi di numismatica romana del professor Egidio Lapenta e Herman Hesse tra armonica e teosofia. Ricerca delle fonti, scritto da Maria Franca Frola, professore ordinario di Lingua e Letteratura tedesca all’Università Cattolica di Milano.
È l’ultima fatica di Arnaldo Belloni, che si spegnerà il 25 luglio del 1991.
Il direttore dell’Associazione Artigiani Oreste Bergamasco, sul periodico Asti Artigiana, lo ricorda così: «dalla nativa Parma aveva portato a Nizza l’amore per la libertà e per la musica verdiana, l’acceso ed elegante polemismo, la fiera indisponibilità per l’opportunismo e il compromesso, fornendo a noi nicesi meno maturi, ma di cui era restato il più giovane, esempio di combattività e di rettitudine in uno con la cultura e il dialetto emiliano, meritandosi il rispetto degli avversari politici».
La Tipografia Belloni al Museo della Stampa di Mondovì
Alla morte del padre la figlia Marisa decide di proseguire l’attività pur in un contesto che è ormai estremamente competitivo. La vecchia tipografia artigianale è schiacciata dalla diffusione dei computer e delle stampanti: «Io non sapevo nulla di stampa e la scelta più ovvia e più comoda era quella di chiudere – racconta – però non ho avuto la forza di prendere quella decisione. Ho sentito che dovevo accompagnare alla pensione i ragazzi che avevano iniziato a lavorare con papà. Ho tenuto l’attività fino al 2001 pur con tanti sacrifici e non solo economici».
Il canto del cigno della Tipografia è stata la terza edizione, in copia anastatica, delle Vicende Storiche di Nizza Monferrato.
«Cessata l’attività – ricorda Marisa – mi era rimasto il grande desiderio di salvare il patrimonio storico della tipografia e di poter contribuire alla salvaguardia dell’arte tipografica. Il Sindaco di allora, Flavio Pesce, avrebbe messo a disposizione alcune stanze di Palazzo Crova ma mi fece presente che non c’erano risorse per tenerle aperte al pubblico, salvo in occasioni particolari. Venni a conoscenza che a Mondovì stavano allestendo un Museo della Stampa e pensai che quella sarebbe stata l’occasione migliore per non disperdere il patrimonio dell’arte tipografica. Così ho donato al Comune di Mondovì i macchinari e le attrezzature più significative e, in particolare, il torchio Albion della ditta Amos Dell’Orto di Monza risalente al 1874 e la macchina stampa piano-cilindrica Optima della Società Augusta di Torino risalente al 1911».
Marisa Belloni è impegnata a mantenere vivi i rapporti tra Nizza Monferrato e il Museo della Stampa. Nel mese di novembre i tipografi volontari del Museo hanno portato alcune attrezzature da Mondovì a Nizza Monferrato per una giornata intensa di attività didattiche e di laboratorio che ha coinvolto un centinaio di studenti medi degli istituti “Nando Dalla Chiesa” e “Nostra Signora delle Grazie”.
«I ragazzi e gli stessi insegnanti – commenta Marisa Belloni che ha seguito le attività – sono rimasti entusiasti dell’esperienza che ha permesso di stampare parole, utilizzando i caratteri mobili con la stessa tecnica inventata da Gutemberg nel lontano 1440. Tutti si sono resi conto di quanta fatica e quanto impegno richiedesse il mestiere di tipografo prima dell’avvento della digitalizzazione». Per il vice sindaco di Mondovì Luca Olivieri il laboratorio è stato un’occasione per rimarcare la vicinanza tra Mondovì e Nizza Monferrato “nel segno di una profonda tradizione tipografica ed editoriale”.
Quei caratteri di piombo usati da Belloni per diffondere idee di libertà sono ancora utili.