mercoledì 23 Aprile, 2025
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Alice fa carriera a Sidney. Il suo sogno, dirigere un albergo

Diploma al Monti, laurea triennale in interpretariato e tanta voglia di scoprire il mondo

Alice arriva a Sidney nel febbraio di quest’anno con il “Working Holiday Visa”, un permesso che consente di lavorare in Australia per un anno.

Ventisei anni, solare e intraprendente, parla alla perfezione l’inglese e lo spagnolo. Ha imparato l’arte dell’accoglienza lavorando per grandi hotel a Barcellona. Quando si mette alla ricerca di un lavoro, non immagina che lo troverà così in fretta.

«Faccio un colloquio al Vibe Hotel Sydney per il front desk. Dopo 20 minuti mi richiamano, due giorni dopo ero già al lavoro», racconta con l’entusiasmo nella voce.

A settembre si aprono le candidature per il ruolo di Duty Manager al Vibe Hotel Darling Harbour che sta per aprire in una zona molto ambita di Sidney: 14 piani, 145 stanze, ristorante, palestra, piscina e bar sul tetto. Stavolta i candidati sono 40 e la risposta arriva dopo 3 settimane di attesa: assunta!

La giovane astigiana ha fatto parte dell’Opening Team dell’Hotel 4 stelle: «credo una delle esperienze più dure e meravigliose di questi miei 26 anni. L’hotel è un successo e io amo il mio lavoro. Fare felici i clienti lavorando insieme al mio team mi riempie di soddisfazioni» commenta Alice che si definisce socievole, curiosa, parecchio testarda e a volte un po’ brontolona.

La voglia di viaggiare l’ha presa dai genitori, come l’ambizione, ma l’anno che le ha cambiato la vita è stato quello trascorso negli USA, da liceale.

«Ho vissuto a Miami in una famiglia originaria del Perù, che vado a trovare di tanto in tanto tra un viaggio e l’altro. Ho frequentato la Miami Senior High School, una delle scuole superiori più “piccole” della città: 3000 studenti, 3 edifici, palazzetto sportivo, piscina e ampi da corsa e baseball.  Per un anno ho vissuto come nei film americani. Ho imparato a parlare spagnolo e inglese. Dal 2010 non ho mai smesso di viaggiare».

Tra una valigia e l’altra Alice si diploma in lingue al Monti e consegue la laurea triennale in
interpretariato. Una stagione turistica in Liguria, come cameriera, e poi di nuovo all’estero.

La destinazione è Barcellona, dove Alice comincia a lavorare nel settore alberghiero. «Ma troppo ferma non so stare – racconta – dopo 2 anni ho deciso che per me era ora di cambiare aria e su consiglio di una grande amica mi sono decisa a fare il visto per l’Australia, dove ho sempre sognato di andare. A febbraio è iniziata la mia nuova vita».

Alice Orioli, 26 anni, vive e lavora a Sidney

Come si vive Australia?

 

«Nonostante le 8/10 ore di lavoro al giorno qui sto proprio bene, molto bene! Sento di aver trovato la serenità che cercavo. L’Australia è un paese molto civile, nessuno si sogna di rubarti il telefono o la borsa per strada oppure di truffarti. La maggior parte della gente qui ha un buon lavoro e un buono stipendio. La vita è cara, a Sydney in modo particolare, ma funzionano servizi, trasporti pubblici, sanità.

La citta è tenuta come un gioiellino e tutti sono molto rispettosi delle regole. Nonostante Sydney sia una metropoli di 5 milioni di abitanti, la natura non manca. La città è molto verde e tutto intorno ci sono parchi e spiagge infinite. Le giornate iniziano presto e finiscono prima rispetto al sud Europa.

Tutti fanno attività fisica, le colazioni sono la specialità qui e poi c’è una grande cultura del mare. Surfisti e non, la sera o la mattina presto ci si ritrova tutti in spiaggia ad ammirare le albe ed i tramonti magici. Il cielo qui ha colori pazzeschi!»

Gli italiani fanno gruppo?

 

«Gli Italiani all’estero hanno spirito di adattamento, sono meno ostili al cambiamento e più aperti alle novità. Ci si frequenta e come a casa, anche all’estero il cibo è sovrano: si va a
mangiare la pizza tutti insieme o si organizzano cene.

Le radici sono sempre forti e a me come a tutti gli amici italiani piace portare la nostra
cultura agli stranieri. Ne andiamo tutti fieri. Qui però trovi persone di tutte le nazionalità,
l’influenza asiatica è molto forte. Sydney è un mix incredibile di culture, difficile annoiarsi».

Alice Orioli il giorno della laurea in lingue con la mamma Franca, il fratello Fabio e il papà Giorgio

Cosa vedi nel tuo futuro?

 

«L’azienda per la quale lavoro mi ha offerto la possibilità di fare esperienza all’interno
del gruppo TFE che possiede catene di hotel in Australia, Nuova Zelanda, Nord Europa. Entro la fine del 2020 apriranno 20 nuovi hotel in tutto il mondo.

A marzo dell’anno prossimo inizierò un corso di Hotel Management, sempre organizzato
dall’azienda, che mi permetterà di ambire a posizioni come Assistant manager ed Hotel manager. Il mio attuale obbiettivo è avere anche il passaporto australiano ed essere Hotel Manager entro i 32 anni. Però chi lo sa, tutto può cambiare… »

Quello che certamente non cambierà per Alice è l’affetto e il legame strettissimo
con la famiglia.

«E’ ciò che per me conta di più, in assoluto. I miei provengono da famiglie molto semplici, ma sono entrambi ambiziosi e grandi lavoratori. Fabio, il mio fratellino, è un artista.,. ha un dono molto speciale; è il regalo più prezioso che la vita ha deciso di farmi. Ci vogliamo molto bene e siamo sempre stati molto legati.

I miei genitori ci hanno cresciuti con molta disciplina e soprattutto valori, ci hanno insegnato a darci sempre da fare, ad essere umili, gentili verso il prossimo. Ci hanno insegnato a viaggiare e ad apprezzare le meraviglie del mondo.

La mia infanzia è sicuramente stata tra le più felici, circondata dai miei adorati nonni e da mia zia Bruna, sorella di papà che per me è sempre stata come una sorella maggiore ed un esempio da seguire, Bella, brava, indipendente, sempre col sorriso e tantissima voglia di vivere. Anche lei mi segue in tutti i miei spostamenti. Siamo molto legate».

Nostalgia di Asti?

 

«Mi manca la mia famiglia in primis, ma nonostante le 10 ore di fuso ci sentiamo praticamente tutti i giorni, ci mandiamo mille foto e tutte le news. Lontani, ma sempre vicini.

A volte mi manca la campagna, quella dove sono cresciuta, alle Trincere, nella casa di campagna di famiglia, tra le vigne, l’orto e gli animali. Ciò che mi manca di più sono le persone e la buona cucina. Ogni volta che torno la prima tappa è al Campanarò per una cena di famiglia. è un rito. Duilio, il proprietario, e Simone, suo figlio, sono parte della
famiglia… ristoratori eccezionali e persone di cuore.

Di Asti mi mancano i miei amici… anche se alcuni sono in giro per il mondo come me. Di Asti mi manca casa mia, la mia camera con tutti i ricordi della mia infanzia e dell’adolescenza. Mi manca il mio gattone Romeo»

Qualcosa che vorresti per la città?

 

“Una mentalità più aperta, più voglia di fare e meno pregiudizi. Diventare insomma un
po’ australiani”.

 

 

L'AUTRICE DELL'ARTICOLO

Roberta Favrin

Astigiani è un'associazione culturale aperta, senza scopo di lucro, che ha bisogno del sostegno di altri "Innamorati dell'Astigiano" per diffondere e divulgare la storia e le storie del territorio.
Tra i suoi obiettivi: la pubblicazione della rivista trimestrale Astigiani, "finalizzata alla raccolta e diffusione di informazioni e ricerche di storia e cultura astigiana dal passato remoto a quello prossimo, con uno sguardo al presente e la visione verso il futuro (dallo statuto), la raccolta di materiale per la creazione di un archivio fotografico, video e documentale collegato al progetto "Granai della memoria", la realizzazione di presentazioni pubbliche e altri eventi legati al recupero della memoria del territorio.

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