L’alveo del Borbore va sistemato
Da Il Cittadino del 21 novembre 1951
Signor Direttore,
sabato 10 novembre, e più ancora lunedì 12, si sono ripetuti, parzialmente, i tristi avvenimenti del 1948. Il Borbore, l’insignificante torrente che lambisce ad ovest la città, si è gonfiato improvvisamente, ha rotto i modesti argini che lo racchiudevano, provocando danni non irrilevanti al cimitero e alle zone limitrofe, soprattutto a quella coltivata ad orti che dal cimitero si estende a nord fino al ponte della ferrovia per Chivasso. Ci domandiamo: è possibile, a tre anni dalla sciagura occorsa alla nostra città, che la stessa abbia potuto ripetersi, quando l’acqua poteva essere contenuta con facilità dall’alveo del torrente?
Infatti, dal cimitero in poi, dove il Borbore venne in altri tempi convenientemente sistemato, il torrente non è uscito dal suo letto, tranne che nel tratto tra piazza Alba, corso alla Stazione, dove per altro l’allagamento non fu dovuto a un eccesso di acqua ma a una falla preesistente, forse originata dal continuo passaggio dei carri dei dragatori di sabbia.
A chi dunque dobbiamo imputare i nuovi danni? Noi riteniamo alle autorità tecniche che presiedono alla disciplina delle acque, le quali non hanno saputo effettuare una sistemazione definitiva del Borbore, proprio nel tratto più pericoloso: il tratto cioè prossimo al ponte della ferrovia per Chivasso, già distrutto nel ’48.
Giuseppe Gamba
Arginatura del rio di Valmanera
da Il Cittadino del 21 luglio 1951
Ogni qualvolta vengono giù quattro gocce di pioggia oltre il normale – e questo avviene abbastanza sovente – il rio di Valmanera straripa e l’acqua invade le case di strada Volta, strada Valmanera, un tratto di corso Casale, riempie cantine, rovina orti e giardini e molti terreni circostanti, arrecando ingenti danni.
Tutti questi malanni dovrebbero essere eliminati con una buona arginatura del torrente tra i due ponti di strada Valmanera e strada Volta. C’è poi un’altra cosa da lamentare: l’intervento dei vigili del fuoco, in siffatte circostanze, dovrebbe essere completamente gratuito, perché non è logico che chi ha la disgrazia di subire un sinistro, non per sua trascuratezza, debba avere anche l’uscio addosso
R.L., un abitante di strada Volta
La sera nei giardini pubblici
Da Il Cittadino del 21 luglio 1951
Caro «Cittadino»,
il sig. Oreste Rizzini, in un momento di cattivo umore, ha scritto al giornale per lamentare gli assordanti rumori di motociclette nei giardini e i «boati» del «concertino» che per quattro sere la settimana assorda il pubblico.
Faccio notare al sig. Rizzini che tali rumori sono dovuti agli autotreni che transitano nei due sensi in prossimità dello chalet e che il concertino, da lui vilipeso, è gradito invece da centinaia di persone che alla sera fanno corona attorno allo chalet.
Un po’ di tolleranza, è ottimo calmante; un encomio all’iniziativa musicale dell’esercente lo chalet dei giardini è doveroso perché dà modo a molta gente di passare la sera con poca spesa.
Il sig. Rizzini può appartarsi benissimo all’angolo opposto dei giardini dove sorge una gelateria, oppure sedersi su una delle panche a godersi in tutta tranquillità fresco e silenzio, beandosi della vista dei bimbi che giocano, delle coppie di innamorati e di vecchi pensionati che fanno la loro fumatina. C’è posto per tutti.
- G.