Un tempo Ungaretti scrisse “Tornano in alto ad ardere le favole”. Qualunque sia il significato di quel verso, bene esprime il fatto che il linguaggio semplice ed essenziale della favola costituisce una sorta di sublimazione della realtà, incapace di cadere a terra, ma perennemente in volo sulla superficie delle cose. Che la leggerezza non fosse superficialità ce lo ha insegnato a suo tempo Robert Zemeckis nel film “Forrest Gump”, dove una piccola piuma bianca che si libra nell’aria costituisce la chiave di lettura di una vita onesta e lieve, fiduciosa nei confronti di tutte le possibilità dell’esistenza. “La piuma” di Giorgio Faletti è in parte tutte queste cose, in parte molto di più.
Si tratta di un’opera che ha il sapore di un commiato dalla vita e dalle sue contraddizioni, che non per questo la rendono meno affascinante e meno bella (in questo senso, merita una lettura l’appassionata prefazione di Roberta Bellesini). La piuma, nel suo volo, osserva da vicino, senza essere vista, piccoli-grandi dolori, personaggi condannati al proprio ruolo e descritti in tratti rapidi, esatti, essenziali, completati dalle straordinarie illustrazioni di Paolo Fresu. Tra tutti, indimenticabile l’Uomo del Foglio Bianco, perduto «in quella malinconia che solo chi sa di non sapere può provare». Il lettore non saprà dire quanto dell’Autore sia presente in questa immagine che trascrive bene l’onestà della perenne ricerca interiore di uno spirito inquieto, generoso, capace di sperimentare e sempre sorprendere. Come nella splendida poesia posta in epigrafe al volume, ennesima prova del talento di Faletti, che ci emoziona e ci riempie di malinconia.