L’archivio storico del Comune di Asti custodisce un grande volume borchiato rilegato in pelle con incisioni dorate che riporta in copertina questa dicitura “Racchiudo nomi di eroi astigiani per consacrarli alla storia. Apritemi con venerazione”. Nel 1935 venne pubblicata da parte del Ministero delle Guerra il XV volume dell’Albo d’oro dei caduti militari della guerra nazionale 1915-1918. Vi sono elencati anche i 4660 nomi dei caduti astigiani, che vanno ad aggiungersi agli altri seicentomila che non tornarono dalle trincee.
È partito da questo triste elenco Maurizio Lanza per organizzare la sua ricerca sui decorati astigiani. Utilizzando anche altre fonti documentali, come i fogli matricolari dei distretti militari, Lanza ha setacciato centinaia di pagine per redigere il volume Eroi della Grande Guerra. Lanza, partendo dalle motivazioni ufficiali di assegnazione della medaglia racconta le storie personali dei sette astigiani che hanno avuto il nastrino azzurro con la medaglia d’oro al valor militare, quasi sempre alla memoria.
La sua ricerca si è estesa anche alle motivazioni delle trecento medaglie d’argento, individuando i nomi dei decorati e i paesi di provenienza. Si ripromette di farlo anche per le medaglie di bronzo che sono state oltre 60 mila tra tutti i combattenti. Astigiani anticipa ampi stralci della ricerca di Lanza nella convinzione che tutti i “nostri” 4660 caduti di quel conflitto avrebbero una loro tragica storia da raccontare.
Non bastano i monumenti ai Caduti e i parchi della rimembranza. Sul sito www.istrat.it la sezione vittime di guerra custodisce un elenco di 8592 nomi in ordine alfabetico con data di nascita, paese di provenienza, corpo di appartenenza e ragioni della morte. Ai morti della Grande Guerra si sono aggiunti quelli della Seconda Guerra Mondiale, le vittime delle deportazioni, i caduti della lotta partigiana.
Spicchi di storie nell’«inutile strage»
Ecco una sintesi della prefazione al volume di Mario Renosio, direttore dell’Israt (Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea in provincia di Asti).
A cento anni di distanza, la Prima guerra mondiale continua ad essere solidamente presente nelle culture e nelle memorie delle società europee.
A partire dagli anni Novanta, si sono moltiplicati gli studi e le ricerche storiche che hanno ampliato e profondamente rinnovato gli approcci e le interpretazioni storiografiche sulla Grande Guerra, sottolineandone le drammatiche contraddizioni ed anche in ambito locale si è registrato un nuovo interesse per il tema, con la pubblicazione di diari e saggi, e del censimento biografico dei 4.640 caduti astigiani nel conflitto realizzato dall’Israt, un lavoro accompagnato da una mostra itinerante che, dal 1997, ad oggi è stata allestita in oltre 60 comuni.
Il lavoro di Maurizio Lanza sui decorati astigiani nella Grande Guerra rappresenta un importante strumento di ricerca per ulteriori lavori di tessitura tra le storie individuali che, insieme, restituiscono un quadro complesso e drammatico: il volume è il risultato dell’intreccio tra fonti storiche diverse (monumenti, fotografie, giornali, documenti…) che aggiunge un prezioso tassello al contributo che la provincia astigiana, allora ancora aggregata a quella di Alessandria, ha dato in termini di caduti al primo conflitto nazionale della storia dell’Italia Unita. Ricostruire le vicende dei singoli permette di riportare la Grande Storia nelle piccole comunità contadine che hanno contribuito in modo decisivo al conflitto, pagando un enorme prezzo sociale a quella che Benedetto XV definì, nell’agosto del 1917, “l’inutile strage”. Nel fango delle trincee, per la prima volta dall’Unità, i contadini piemontesi si sono incontrati fisicamente con quelli del Veneto, del Centro e del Sud Italia, in un intreccio di dialetti tra loro sconosciuti e, proprio nella condivisione della drammatica quotidianità della guerra, hanno saputo trasformare, dal basso, quella esperienza in un fondamentale momento di identità nazionale. Tutti i combattenti, i prigionieri, i caduti e tutte le loro famiglie, per le sofferenze patite, meritano di essere accomunati, nel ricordo.