Bastano pochi clic sul mouse o una semplice telefonata per ricevere a casa il farmaco desiderato. C’è un guizzo di astigianità nel servizio Pharmercure: l’amministratore delegato e co-fondatore è un ventitreenne astigiano, si chiama Maurizio Campia e prima di approdare alla facoltà di Economia e Management di Torino ha studiato all’Istituto Giobert.
Da quale scintilla è partita l’idea di Pharmercure?
«Pharmercure nasce dall’idea di Edoardo Marchetti, mio attuale socio, che nel dicembre 2016 ha presentato l’idea allo Startup Creation Lab di UniTo. Tutto è partito dalla nonna di Edoardo, Mariuccia, e dal suo bisogno di avere costantemente prodotti farmaceutici. Lui notò come sul mercato non ci fossero soluzioni a questo problema e iniziò a pensare a “Pharmercure”: il nome è la fusione di “Pharma” e Mercure, la traduzione francese del messaggero degli Dei Mercurius, spesso raffigurato con il caduceo in mano, simbolo dei farmacisti».
Il progetto è messo a punto durante il laboratorio universitario e, nel maggio 2017, premiato con l’accesso a due percorsi di mentorship. Tra i giurati che selezionano le migliori startup c’è il direttore de La Stampa Maurizio Molinari che dedica ai sei ragazzi del team Pharmercure un ampio servizio giornalistico. «Da quel momento abbiamo capito che dovevamo continuare a sviluppare il progetto con tutte le nostre forze», commenta Maurizio Campia.
Nell’estate 2017 la app si qualifica a contest di livello nazionale, come il Bayer Grant4Apps, il Futuro Summit del Forum della Sanità, it Cup di Registro.it, consentendo ai giovani sviluppatori di confrontarsi con manager del settore farmaceutico, sanitario e tecnologico. Contemporaneamente parte il test del servizio su Asti, in collaborazione con le farmacie Maggiora e Liprandi. I postini alati sono Maurizio e la collega Sara Solaro, classe 1997, anche lei astigiana (diplomata al liceo scientifico Vercelli di Asti, sta studiando Biotecnologie a Torino).
A fine 2017 è costituita la società Pharmercure che in pochi mesi raccoglie la fiducia di investitori e trova sede nel centro di Torino. Le farmacie partner sono già più di 50 ed è stata avviata una collaborazione con l’associazione di categoria Federfarma. Maurizio ha l’impegnativo ruolo di CEO: «Mi occupo di ricercare tutte le risorse necessarie all’azienda, in termini di nuovo personale, capitali d’investimento, partnership e contatti. Coordino le aree del team, definendo la strategia dell’azienda in accordo con gli altri soci. La vera forza è nel team, e solo insieme ai miei sette giovani soci l’azienda funziona: abbiamo ruoli diversi e complementari».
Il target di Pharmercure è ampio e variegato: dagli anziani che hanno difficoltà a muoversi, ai genitori alle prese con gli imprevisti dei bambini, dalle badanti che non possono allontanarsi da casa, ai lavoratori full-time sempre in affanno. Il funzionamento è molto semplice: si può ordinare via web, via telefono o contattare direttamente la farmacia convenzionata che si individua sul sito. Il costo della consegna è di soli 2 euro per la consegna in fascia oraria e di 4 euro per il servizio di ritiro ricetta; la consegna urgente arriva entro un’ora dall’ordine.
«I nostri primi clienti – spiega Maurizio – sono proprio le farmacie: a loro vendiamo i nostri servizi di consegna, correlati ad alcuni servizi di marketing che hanno l’obiettivo di fidelizzare la clientela». Il servizio è ora attivo ad Asti, Torino, Pisa e, da pochi giorni, anche a Milano.
«Entro la fine dell’anno saremo in 5 città, con oltre 100 farmacie partner. La grande sfida è raggiungere 1 milione di consegne entro i prossimi 5 anni».
Di sé Maurizio dice: «Sono un ragazzo fortunato, estremamente ambizioso, determinato e curioso. Fortunato perché ho intorno a me persone che mi supportano costantemente, dagli amici alla famiglia, e perché ho trovato la mia strada. Ambizioso perché sogno di diventare un imprenditore capace di generare grande valore per i clienti, posti di lavoro e remunerazione per i soci e gli investitori, ritorno positivo per le aziende partner. Sono determinato a raggiungere i miei obiettivi e attratto da ciò che non conosco. I difetti non mancano: sono maniaco dell’ordine in casa ed in ufficio, logorroico, ritardatario cronico e molto altro!».
Che ruolo hanno giocato i tuoi genitori?
«I miei genitori sono stati fondamentali in tutto il percorso poiché mi hanno insegnato il rispetto, il senso dovere, che cosa vuol dire “sudare” per ottenere, con onestà, ciò che si desidera nella vita. Mi hanno aiutato a credere in me stesso e ai miei sogni».
Dal tuo osservatorio Asti è appetibile per una giovane impresa?
«A mio avviso non è appetibile, o meglio non lo è ancora. Una giovane impresa ha bisogno di spazi, network di contatti, esperti del settore, aziende più grandi, bacino d’utenza. Ad Asti questi elementi mancano quasi del tutto. Insieme ad alcuni importanti imprenditori della città stiamo ragionando su come contribuire, in maniera volontaria e gratuita, a un “piano di crescita e di sviluppo” per la città. La sfida è attirare talenti esterni, anche esteri, e aiutare Asti a diventare un polo d’eccellenza in alcuni settori tecnologici specifici. Qui sono formate migliaia di persone ogni anno che porteranno valore, quasi sempre, ad aziende di altre città. È un grosso problema se si vuole essere una città che cavalca il futuro, invece che venirne travolta».
Se dovessi lanciare un progetto di marketing per Asti, su che cosa punteresti?
«Asti non riesce a sfruttare a pieno l’interesse dei turisti italiani e stranieri, quindi punterei molto sulla storia della città, i suoi prodotti tipici e l’invidiabile posizione geografica».