Può passare inosservata, assediata dalle auto in sosta, la colonna che si erge tra piazza Catena e la piazzetta del Seminario. Così la descriveva l’abate Incisa nel 1806: «È una colonna di pietra grigia, alta in tutto due trabucchi (m. 6,17) posta nel quadrivio del Vescovado e della Misericordia nel 1585 (anno della peste) la quale, perché caduta o guasta, fu rimessa nello stesso luogo dal Vescovo Nostro Monsignor Innocenzo Milliavacca Cistercense nell’anno 1697». L’incisione alla base lo testimonia: «dominus a. rovere ord. predic. eps. astensis anno 1585 cricem erexit Innocenlius Milliavacca Cisterc. ordinis successor an. 1697 replantavit». La colonna – nuovamente rovinata dal tempo, anche se restaurata nel 1930 – portava alla sommità un crocifisso, coperto da un baldacchino metallico, asportato non si sa quando e rimpiazzato nel 1974 con quello attuale, opera del fabbro astigiano Cesare Gianotti.
A questa colonna era storicamente collegata, a pochi metri di distanza, dalla parte opposta del quadrivio, la chiesa della Confraternita della Misericordia. Dell’edificio di culto non è rimasto quasi più nulla: si riconoscono ancora tracce della facciata su via Monsignor Rossi e da piazza Catena si vede parte del campanile, ora trasformato in torretta con le finestre vetrate.
L’intero immobile è stato nei secoli completamente rimaneggiato ed è ora adibito a negozi e abitazioni private. Dalla Confraternita della Misericordia partiva la processione, detta del Sacro Enterro, istituita nel 1694 dal vescovo Milliavacca, che usciva dalla chiesa nel tardo pomeriggio del Venerdì Santo. Tutti gli ordini religiosi, i maggiorenti della La colonna in pietra del 1697 all’angolo di piazza Catena con sullo sfondo l’edificio della chiesa della Confraternita della Misericordia, ora trasformata in abitazione privata con alloggi e negozi città con la croce, i nobili, i confratelli della Misericordia con le “macchine” (palchi viaggianti con scene della passione) e una grande folla andavano verso piazza San Secondo.
Al ritorno percorrevano la contrada Maestra fino alla contrada di S. Anastasio (via Goltieri ), per rientrare alla Misericordia per l’attuale via Carducci. Dopo la solenne benedizione, seguiva la simbolica sepoltura del Cristo Morto sotto l’altar maggiore della chiesa. Ai piedi della colonna i confratelli della Misericordia, tra incensi e preghiere, bruciavano le corde che erano servite per le impiccagioni dei condannati a morte in quell’anno. Alla Confraternita era infatti affidata la protezione dei carcerati e l’assistenza dei condannati a morte che erano giustiziati quasi sempre per impiccagione.
La Confraternita in riconoscimento delle sue opere di carità, godeva di alcuni privilegi, tra i quali quello di poter ottenere una volta all’anno la grazia per un condannato a morte. Tale diritto non venne però quasi mai esercitato, e anzi nel 1687 ai piedi della colonna furono bruciati anche i lacci serviti per l’impiccagione di un adepto della Misericordia, che avrebbe potuto essere graziato dai suoi confratelli. Oggi la storica colonna si presenta alla base scrostata e bisognosa di un nuovo restauro.