Vita e miracoli della scultura lignea del Trecento
Tra i ricordi degli astigiani, la veduta della città dal sagrato della chiesetta parrocchiale di Viatosto resta un’emozione indelebile nel tempo, lungo il fluire della vita. Purtroppo si è persa la caratteristica corona di filari di viti che circondavano il muro del sagrato. Un’immagine che rimane ormai solo nella memoria di tanti e nelle cartoline d’epoca.
La chiesa di “Santa Maria di Rivarotta”, sorta nel 1194 sulla piccola area cimiteriale del terreno collinare, coltivato a cereali nel tardo secolo XII, subì una parziale riedificazione tra il 1340 e il 1350. Il manoscritto dell’abate Stefano Incisa nel 1806 e la testimonianza di Luigi Baudoin nel 1939, accennando al leggendario “miracolo della peste”, indicano l’inizio delle donazioni testamentarie da parte delle famiglie nobiliari astigiane, che contribuirono nei secoli XVIII e XIX a consolidare la struttura architettonica e decorativa della chiesa attuale.
Negli anni Novanta, l’impegno costante del parroco don Igino Saracco e dell’architetto Alessandro Quaglia della Commissione Arte Sacra diocesana, richiamarono l’attenzione della Soprintendenza per i Beni Artistici, Storici, Archeologici del Piemonte sulla conservazione dell’edificio, dei suoi affreschi e degli apparati liturgici, già segnalati nel 1976 dalla studiosa Noemi Gabrielli. Finanziamenti ministeriali, regionali e provinciali, tra il 1993 e il 1997, sostennero i contributi della Fondazione Cassa di Risparmio di Asti, presieduta da Bruno Marchetti, accanto ai lasciti di numerosi parrocchiani. Durante le fasi di restauro, le ricerche degli studiosi Alberto Crosetto ed Elena Ragusa colmarono lacune documentarie, suggerendo inattese scoperte.
La “Madonna con Bambino”, scultura lignea d’inizio Trecento, particolarmente venerata dai fedeli come icona della piccola chiesa, nel 1428 fu trasferita nella Sacrestia della Cattedrale di Asti: infatti, in seguito alla morte del rettore canonico Guglielmo Enriotti, l’antico Cartario della Cattedrale ricorda che il vescovo Alberto Guttuari soppresse la parrocchia di Viatosto, unendo tutte le sue rendite alla Sacrestia della Cattedrale.
Nel 1994, Laura Chiola Mogliotti, sensibile presidente del Soroptimist Club di Asti, commissionò al laboratorio Nicola di Aramengo il restauro conservativo della preziosa “Beata Vergine Maria”. Ormai priva di corona, scettro e basamento, intagliata con la sobrietà dei modelli gotici, la Madonna appare lievemente inclinata, a sorreggere il Bambino che osserva nella mano destra un piccolo uccellino, mutilo della testa.
La ieratica positura, i volumi compatti dell’incarnato, l’essenziale acconciatura e lo sguardo pacato richiamano esemplari devozionali subalpini, mentre più accurati panneggi dispongono la veste ambrata e il prezioso manto ricamato.
Liberata da ridipinture ottocentesche, l’armonia policroma e l’aura dorata illuminano il volto della Madonnina di Viatosto, finalmente tornata nella sua chiesa e collocata nella nicchia costruita appositamente nella monofora gotica dell’abside come protettrice perenne della città.