L’avventura della pubblicità sulla carta stampa nel mondo astigiano ebbe inizio nel 1861.
Il “Cittadino” riservò un piccolo spazio a fine giornale alla farmacia Caratti per propagandare il “Balsamo per piaghe sifilitiche o cancerogene, composto dalla signora Piccinino Elisabetta, infallibile per guarire in 15 gg …”. Il prezzo della boccetta, “con Manifesto”, era di lire due.
Compariva unicamente la descrizione letterale dell’offerta circondata dalla cornice nera.
Era nata la réclame alla francese che ben presto in piemontese divenne reclam con la “e” pronunciata ben aperta. All’inizio gli annunci erano perlopiù di farmacie che raccomandavano l’uso, di unguenti, sciroppi, rimedi vari in grado di lenire o ridurre disagi e malattie, soprattutto di natura sessuale.
Si trattava di messaggi semplici, immediati che letti oggi paiono gli antesignani dei più moderni “bugiardini” i foglietti delle avvertenze contenuti nelle confezioni. Sempre la Farmacia Chimica e pure la Drogheria Caratti (ora farmacia Liprandi storicamente situata in piazza Statuto sotto i portici dei Cestai, oggi in corso Alfieri ai piedi della Torre Rossa) proponeva: “Acqua Sedativa del Raspail, dissipa in un menomo spazio di tempo qualunque dolore al capo, emicrania, vertigini; cent. 40 alla boccetta”, ed ancora: “Caffè Emmenagogo vegetale unico per eccitare prontamente mestruazioni, guarire clorosi, senza danneggiare la dentatura”; oppure “Pastiglie antiafoniche contro tossi catarrali, raucedine, bruciori di gola… conserva la voce, riconcilia il sonno”.
In tale contesto trovarono presto spazio annunci paralleli di tipo parasanitario, spesso in odore di ciarlataneria, o comunque assai curiosi alla luce dei gusti e delle abitudini attuali.
Qualche esempio, sempre dal Cittadino:1863: “Al Bazar vicino al Caffè Alfieri havvi la rinomata Acqua delle China per annerire i capelli ed impedirne la caduta,…pomata al grasso d’orso approvata per fortificare le radici (sempre dei capelli); Acqua Alpi-Appennini per levare le rughe dal viso” 1864: “Volete preservarvi dalla sifilide? Usate il sapone preservativo del cav. Crommelick, professore delle vie urinarie, presso Giacchero Via Maestra Asti (ora corso Alfieri ndr)”, rafforzando successivamente il concetto presentando lo stesso sapone “… per uso ordinario di pelle e barba, ma con virtù incomparabili come preservativo e distruttore immediato di qualunque virus e principalmente del virus sifilitico”.
La gente dell’epoca, comunque, perlomeno quella in grado di leggere e scrivere, non pensava solo a scongiurare le insidie delle malattie, in tempi in cui si passava dalle tecniche tradizionali a base di rimedi naturali allo sviluppo delle industrie farmaceutiche.
Ci si trovava nei caffè a sorseggiare prodotti dissetanti o corroboranti Come quello che, sempre dalle pagine del “Cittadino” ricordava al lettore il sapore e l’efficacia curativa del caffè di ghiande (fava dolce di Spagna), “piacevole al palato soprattutto quando lo si mesce con il latte”, oltretutto “accreditato dai più distinti medici”, portentoso rimedio per bambini e persone di “fibra debole”.
Il punto vendita era la drogheria Terracono. Anche il vino Mayer trovò spazio sulle pagine dei giornali, “avendo tutte le proprietà e gli effetti del Fernet” ed essendo anche “tonico, vermifugo, febbrifugo ed anticolerico”, da consumarsi come gradevole fine pasto, misto all’acqua o al caffè.
Infine il cioccolato, ricco delle suggestioni e dell’aroma del vicino Oriente, proposto come medicinale. Alcuni dei primi avvisi pubblicitari di genere “drogheria e medicamenti” apparsi sui giornali astigiani dalla metà dell’Ottocento “hydrogenico”, per curare la debolezza di stomaco, e disponibile dal Confettiere Michele Florio.
Va anche detto, a proposito di pubblicità che già prima della metà dell’Ottocento erano apparsi avvisi chiamiamoli di servizio, con lo scopo di informare i cittadini intesi possibili clienti. È il caso della tabella di annuncio del nuovo servizio dei “velociferi” del 1828 che promette collegamenti con le carrozze tra Torino e Asti, tutti i giorni esclusa la domenica. Da Asti il “velocifero” partiva alla e 5 del mattino con soste e cambio di cavalli a Baldichieri, Villanova, Poirino, Trofarello. Il servizio era garantito dalla primavera all’autunno. Nei mesi invernali le strade erano invase da neve e fango e tutto andava a rilento. Ci sarebbe voluto il treno, giunto per la prima volta ad Asti il 5 novembre 1849, a garantire i collegamenti per Torino e Genova.
Signori in carrozza!