La Cattedrale di Asti è la più grande chiesa gotica del Piemonte. Ha subìto varie ricostruzioni e trasformazioni. La chiesa attuale fu ultimata nel 1354 dal vescovo Baldracco Malabaila. Il predecessore mons. Guido Valperga ne pose la prima pietra il 10 giugno 1309, dopo che quella precedente (consacrata da Papa Urbano II il 7 luglio 1096, accompagnato da quello che divenne poi San Brunone d’Asti) stava ormai andando in rovina. L’attuale campanile fa da “trait d’union” tra le due chiese, perché apparteneva alla cattedrale precedente, ricostruito a metà ’200 dopo il quasi totale crollo. È un bel campanile, molto ammirato e fotografato; tanti turisti sono attratti dalla singolarità delle due meridiane poste alla sua base (una segna l’ora italica e l’altra l’ora di Francia), ma pochissimi pongono l’attenzione sulla lapide in arenaria, bassa e lunga, incastonata sotto la meridiana di destra. È una lapide posta dopo la ricostruzione del campanile stesso nel 1266.
Quella pietra ne testimonia la riedificazione grazie all’intervento di un non meglio identificato “devotus Ghigo”, forse un ricco mercante. Così l’epigrafe è riportata negli scritti di Giuseppe Stefano Incisa e di Garpare Bosio: “HOC OPUS EGREGIUM DEVOTUS GHIGO REFECIT / IUNIUS INTRABAT SEXTO QUO TEMPORE CEPIT / UNDECIES SENI CURREBANT MILLE DUCENTI / PRESULE CUNRADO CATHEDRA TUNC ASTE SEDENTI” (Questa opera monumentale l’ha rifatta il devoto Ghigo. Era appena iniziato il mese di giugno quando si incominciò mentre correva l’anno 1266. Allorchè sedeva sulla cattedra di Asti il vescovo Corrado). L’ingiuria del tempo ha reso quasi illeggibile la lapide, che meriterebbe di essere restaurata. Così hanno pensato la Società di Studi Astesi e l’associazione culturale di volontariato Tempi di Fraternità, che hanno concretizzato l’iniziativa e hanno già iniziato a raccogliere fondi. Il costo del restauro è di 5000 euro, di cui 1500 già stanziati dalla Regione Piemonte. Occorre quindi mettere insieme 3500 euro (un po’ più di metà sono già stati raccolti) e le due associazioni fanno appello alla sensibilità dei cittadini che vogliono contribuire, anche con modeste somme. Il restauro affidato al laboratorio Nicola di Aramengo che invierà i suoi tecnici, sarà dedicato a studiosi astigiani scomparsi che hanno intrapreso, ciascuno secondo le proprie capacità e passioni, la via della ricerca storica: Elio Arleri, don Alfredo Bianco (a cinquant’anni dalla morte), Giovanni Boano (a vent’anni dalla morte), Renato Bordone, Italo Currado, Pietro Dacquino, Aris D’Anelli, Natale Ferro, Fabrizio Gagliardi, Franco Goria, Bruno Vergano, Lodovico Vergano (a cent’anni dalla nascita e a quaranta dalla morte).
Chi intende aderire alla sottoscrizione potrà farlo rivolgendosi direttamente a: Emanuele Bruzzone (338-9320875), Gian Monaca (0141-216642–346-859292), Pippo Sacco
(0141-599988–338-2054575)