Il deflettore è un oggetto rimasto nella memoria di chi ha passato almeno i quaranta. Se si prova a chiedere oggi a un giovane che cosa sia, si avranno le risposte più disparate. Deflettore è una cosa che “deflette” e poi… Persino l’onnisciente Wikipedia, l’enciclopedia elettronica su Internet, non lo descrive se non per la parte legata agli aerei e agli alianti. E così ci avviciniamo al “nostro” deflettore, cioè quel dispositivo meccanico che fu adottato sulle automobili degli Anni ’60-’70 e resistette fino all’avvento delle ventole e dell’aria condizionata, destinate a rinfrescare gli abitacoli alla temperatura desiderata. Il deflettore riscosse da subito notevole interesse tra il pubblico degli automobilisti. Va detto che fino a quel momento i finestrini laterali, che si abbassavano rigorosamente a manovella, erano squadrati e “tutto d’un pezzo” e per cambiare l’aria nell’abitacolo bisognava necessariamente tirare giù il vetro scorrevole del finestrino. Le prime auto avevano due vetri che si aprivano scorrendo lateralmente (la Renault 4 mantenne questo sistema fino agli Anni Novanta).
Poi vennero i finestrini a scomparsa nello spessore della porta. Il deflettore era posizionato nell’angolo della portiera vicino al piantone del parabrezza. Erano due, uno per lato. Premendo un pulsante interno si apriva ad ala e faceva entrare aria dall’esterno. Ovviamente era efficace soprattutto quando l’auto era in movimento e il flusso dell’aria si modulava in base all’inclinazione aerodinamica del deflettore e alla velocità. Tanto più era aperto, tanta più aria entrava nell’abitacolo. La mitica NSU Prinz, utilitaria tedesca degli Anni ’70, lo propose di serie mentre per la concorrente Fiat 127 era un optional a pagamento. Adottato anche su camion e camioncini, era ideale nei lunghi viaggi e, anche in caso di pioggia, assicurava il ricambio d’aria senza far entrare acqua. Si dimostrò utile anche per i fumatori e diventò la feritoia preferenziale per buttare cenere e cicche. Naturalmente c’erano anche degli aspetti negativi. Il primo lato debole fu che divenne il punto di ingresso dei ladri d’auto. Se lo si lasciava socchiuso era facile infilare la mano e aprire la portiera dall’esterno.
Molte volte veniva forzato con una leva. Allo stesso modo, se per sbaglio si rimaneva chiusi fuori dall’auto, si poteva intervenire cercando di aprirlo a fin di bene. Inizialmente ornato da bordini cromati e successivamente smaltati in tono con il colore dell’auto, fu affiancato a un certo punto da alette antirombo in plastica che venivano montate all’esterno della portiera e assicuravano l’ingresso dell’aria a finestrini abbassati. Poi, come sempre capita nello sviluppo tecnologico, il deflettore scomparve dai vari modelli di auto che man mano adottarono i vetri laterali elettrici sagomati per tutto la larghezza della portiera. E infine si è diffusa la dotazione di climatizzatori e aria condizionata a bordo, con buona pace dei malanni causati dagli sbalzi termici tra il caldo estivo e il freddo degli abitacoli.