Duecentoventi anni fa, il 26 aprile1796, moriva Giovanni Battista De Rolandis, originario di Castell’Alfero. Venne “giustiziato” a Bologna con Luigi Zamboni. Una lapide – posta 130 anni dopo sulla facciata del Municipio in piazza San Secondo – lo ricorda come «avanguardia del Risorgimento italico, per aver sognato, con Luigi Zamboni bolognese, il trionfo del simbolico tricolore in tempi di sopita coscienza nazionale, ridestata poscia dall’eroismo del sacrificio alla conquista degli antichi diritti della Patria».
Il Tricolore italiano ha dunque anche origini astigiane. Giovanni Battista De Rolandis nacque il 24 giugno 1774 da una aristocratica famiglia. Dopo aver frequentato l’Accademia Militare di Torino, si iscrisse al Seminario di Asti, ma fu allontanato per disubbidienza, causa lo spirito ribelle. A Bologna, dove si trasferì, frequentò il collegio piemontese “La Viola” e si iscrisse alla facoltà di Teologia. Decisivo fu l’incontro con Luigi Zamboni, studente nella stessa Università. De Rolandis aderì a un gruppo di congiurati, in un’insurrezione contro l’assolutismo papale e per un progetto di costituzione repubblicana. Il 13 novembre, i rivoluzionari (una decina in tutto, con tre fucili e cinque sciabole a disposizione), costretti alla fuga dopo la delazione di uno di loro, affissero manifesti e distribuirono coccarde tricolori che erano state cucite dalla madre e dalla zia dello Zamboni.
Il Tricolore di ispirazione francese, unì il bianco e il rosso (che sono anche i colori delle due città di Asti e Bologna) al verde, colore della speranza, per “far risorgere l’Italia a nuova vita”. De Rolandis e Zamboni, catturati dalle guardie pontificie, furono portati in giudizio e sottoposti a torture. Zamboni fu trovato impiccato in cella, De Rolandis issato sulla forca a soli 22 anni alla Montagnola di Bologna, il 23 aprile 1796, dopo essere stato evirato. Il Tricolore fu poi adottato ufficialmente a Reggio Emilia al congresso della Repubblica Cispadana il 7 gennaio 1797 dai rappresentanti della città di Reggio, Modena, Bologna e Ferrara e Zamboni e De Rolandis furono proclamati martiri dalla città di Bologna. Antonio Aldini (ministro di Napoleone, ma noto anche come l’“avvocato dei poveri”, che aveva assistito gli imputati al processo), fece pervenire la coccarda tricolore appartenuta a Giovan Battista De Rolandis alla famiglia, che in seguito la donò al museo europeo degli studenti dell’università di Bologna. Lì è tuttora custodita e quando viene esposta (ad Asti sovente al 2 giugno) è scortata da due carabinieri in alta uniforme.
Non solo Castell’Alfero, ma anche Asti volle rendere onore a Giovanni Battista De Rolandis. Il 24 maggio 1926 alle 10 sulla facciata del municipio di piazza San Secondo, a sinistra dell’androne, venne scoperta la lapide con un’epigrafe dettata dall’assessore Gilardi. Alla cerimonia, grande folla in piazza San Secondo con il podestà di Castell’Alfero Luigi Martinetto, e la famiglia De Rolandis. Sulla lapide è incisa la data del 9 maggio 1926, ma la cerimonia all’ultimo momento venne posticipata per non farla coincidere con la visita in Asti del principe Umberto di Savoia.