giovedì 27 Marzo, 2025
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Carla Forno

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Nata ad Asti, laureata in Lettere a Torino, ha conseguito il dottorato di ricerca all’’Università di Pavia. Dal 1986 è direttore del Centro Nazionale di Studi Alfieriani, ora Fondazione. Ha al suo attivo volumi e saggi di critica letteraria, una raccolta di racconti, una di poesie e un romanzo, ambientato ad Asti. Ha tenuto lezioni agli studenti delle Università di Berlino, Potsdam e Kyoto.

La banda suona per noi da 170 anni

La storia documentata della Banda musicale “Città di Asti”, intitolata dal 1995 al maestro Cotti, ha avvio da metà Ottocento: mancano infatti notizie certe...

L’epica carovana di Vittorio Alfieri

Un viaggio via mare, lungo strade polverose, valichi e montagne per andare a comperare cavalli e portarli in Italia   Nel capitolo XII dell’Epoca quarta della...

Ecco come Asti celebrò i 200 anni della nascita di Alfieri

La più importante manifestazione culturale dell’immediato Dopoguerra   La guerra era finita da poco. Il 18 aprile 1948 la Democrazia Cristiana, con il 48% dei voti,...

Palazzo Alfieri, la casa del poeta ora deve vivere

La casa museo di Alfieri nel pieno centro di Asti è un vero scrigno dei tesori con manoscritti, cimeli e libri, antichi e più recenti, le prime tragedie.

La biblioteca dell’Alfieri a Montpellier senza passare per Asti

Incontreremo in questo articolo un triangolo amoroso con tre vertici: Alfieri, la Contessa d’Albany e il pittore Fabre

Il tesoro domestico di Casa Alfieri

Oggetti testimoni di vita quotidiana della nobile famiglia   Leggendo l’autobiografia di Alfieri, la Vita, cogliamo come, nei ricordi dell’infanzia, la Puerizia, ricorrano personaggi diversi, che...

Alfieri e le donne

Un Vittorio Alfieri sorprendente emerge dalla lettura di questo inedito viaggio nei sentimenti amorosi del poeta. Il trageda fatto conoscere sui libri di scuola si rileva e si svela come un giovane e poi un uomo di prorompente vitalità anche sessuale.

Diario di una “piccola italiana”

La guida del nostro viaggio è una bambina, nata nel 1923. Si chiama Emilia. I “documenti” che abbiamo fra le mani sono i suoi quaderni dalle pagine ingiallite, ma dalla grafia ordinata e ancora nitida, tracciata con il pennino intinto nell’inchiostro del calamaio di un’aula dai soffitti alti e dai banchi di legno.