Un inedito documento racconta della festa contadina di San Lorenzo
Un’antica fiera attirava ogni estate la gente dai paesi della Valle Tinella. Tra Castagnole Lanze e Costigliole, a poca distanza da dove sorge il convento delle suore di clausura, deviando dalla strada per il Boglietto, c’è una valletta appartata con una cascina e una chiesetta circondata da prati e boschi, che si dicevano popolati dalle masche.
Qui si è celebrata per decenni la fiera di San Lorenzo, una festa campestre che ha attirato l’attenzione di uno studioso come Carlo Euclide Milano, uno dei massimi esperti di tradizioni e folclore contadino.
Per raccogliere notizie sulla fiera, Milano utilizza l’importante collaborazione di uno dei suoi molteplici informatori ai quali solitamente chiede notizie sulle tradizioni locali, inviando loro anche questionari da completare. Nel nostro caso il professor Milano chiede una testimonianza scritta alla signora Ugolina Rivella, conosciuta in paese come lacusinerae sorella di quel Giuseppe Rivella definito il “più santo dei castagnolesi” conosciuto come “il cameriere dell’Immacolata” e testimone laico d’intensa vita cristiana, vissuto nei primi anni del Novecento.
Nell’archiviare e classificare il manoscritto della sua informatrice, Milano aggiunge il breve appunto:Fiera di San Lorenzo a Castagnole Lanze. Descrizione della sig.ra Rivellaquasi a voler evidenziare la parte più caratteristica del folclore locale.
In effetti, proprio la grandiosa e unicaFiera dell’undici agosto, giorno successivo alle celebrazioni per San Lorenzo, almeno fino agli ultimi anni dell’Ottocento e ai primi del Novecento, era l’avvenimento principe dell’estate castagnolese e «attorno ad essa, per almeno tre giorni e quasi due notti ruotava la vita del paese e dei centri vicini».
Nata agli inizi dell’Ottocento, come da documento del 1839 dell’archivio comunale, la Fiera fu, almeno fino al primo dopoguerra e in particolare al 1939, un importante e sensibile richiamo. Il professore e storico castagnolese
Remo Gianuzzi nel capitoloQuando la fiera di San Lorenzo era come un faro nella notte, nel 1977 così la descriveva: «La Fiera era famosa soprattutto per il mercato dei tacchini, dei polli, del bestiame bovino, dei vimini, delle stoviglie e delle scale a pioli[…], verso le dieci la valle era tutta un vocìo, un gridìo, un brulichìo[…], dappertutto ragli, mugghìi, laceranti glu-glù di tacchini…».
Gianuzzi racconta anche un curioso episodio: «Nel 1897 fu occasione di uno spettacolo unico, almeno secondo i tre veri manigoldi che convinsero la gente ad entrare nel tendone allestito per assistere alla sorpresa del mucìno, il ‘colpo’ finale dello spettacolo che altro non era che un gioco di parole: il ‘mucìno’ era, difatti, un gelso (dialetto mù) saldamente radicato nella vallata di S. Lorenzo, il quale presentava la caratteristica di una singolare curvatura (cìn)».Una vera fregatura, un trucco per racimolare soldi che non degenerò solo per l’intervento dei carabinieri.
Alla festa di San Lorenzo arrivavano con i carri da tutta la Valle Tinella
Tre giorni di festa estiva un grande mercato all’aperto
Gianuzzi ricorda anche i canti più o meno stonati e sguaiati, giochi di carte e della morra. Poco lontano anche i banchi da scarpe, la presenza di un tabaccaio, di un orefice, di un barbiere con minime attrezzature, di vari salumai e macellai.
Numerosa la partecipazione dei più piccini e dei ragazzotti con i loro pochi spiccioli legati in un angolo del fazzoletto: servivano per l’acquisto di caramelle, di magnesia effervescente,
della “bicicletta”, la gazzosa che aveva come tappo una birilla di vetro.
Insomma uno spettacolo unico, cui non mancavano neppure «i borsaioli, i giocatori d’azzardo, gli zingari, i mendicanti, coloro che avevano conti in sospeso con qualcuno e studiavano il modo come regolarli», tanto che «… e fu nel 1903, si addivenne ad un vero
e proprio duello rusticano, e ci scappò il morto, un povero servo di campagna venticinquenne».
Il testo che segue è la parte centrale del racconto inedito scritto da Ugolina Rivella, raccolto e conservato da Euclide Milano tra i suoi appunti sul folclore.
«Tra le feste che si sogliono celebrare nel mio paese va senza dubbio annoverata quella di S. Lorenzo. La festa in sé non avrebbe nulla di originale, se non attirasse particolarmente i visitatori per la fiera rinomatissima che l’accompagna e il luogo in cui si svolge. Il luogo è uno dei più appartati, dei più selvaggi, dei più misteriosi del paese. Una sola casa con accanto una chiesuola costruita nella 2a metà del sec. XVIII, situata sopra un poggio e circondata da prati che si distendono fin giù, nella piccola valle, dove s’ergono file foltissime di pioppi e di salici, che proiettano intorno la loro ombra, mitigando l’arsura dell’agosto […]. A’ piedi di quegli alberi dovrebbe scorrere un ruscelletto che segna il confine tra il mio paese e quello di Costigliole d’Asti e che i miei compaesani chiamano: elri.
La testimone racconta di due balli a palchetto e della “frenesia della danza”
Ugolina Rivella (1892-1972) ha inviato al professor Milano la sua testimonianza sulla fiera di San Lorenzo a Castagnole Lanze
Ma all’alba dell’11 agosto si direbbe che i Castagnolesi dimenticano quelle fosche leggende, o almeno, non vi pensano, perché il via vai assordante dei carri, misto al gridìo confuso degli asini, dei buoi, dei cavalli, delle pecore, dei polli, delle oche, dei tacchini vi annunzia
sin dalle prime ore del giorno, che la fiera sta per incominciare.
Vi accorrono anche gli abitanti dei paesi limitrofi: narrava un buon vecchietto che a’ suoi
tempi (40 o 50 anni fa) siccome non esistevano ancora le strade comode e spaziose d’oggidì e tanto meno le ferrovie, da quel paese si recavano immancabilmente alla fiera di S. Lorenzo, percorrendo il letto del torrente Tinella asciutto in quell’epoca».
La descrizione della fiera continua. «Sui carri trascinati dai buoi, come del resto si usa fare ancor oggi, si collocano donne, bambini, frutta, polli, fieno, provviste d’ogni genere: sono specie di bazar ambulanti che producono un grande tramestìo e se non si fosse in pieno secolo XX parrebbe quasi di assistere all’emigrazione di una tribù nomade. Alla fiera poi si sta fin verso sera e chi nelle ore più calde del giorno osservasse d’intorno vedrebbe prati
e valli coronati da moltissimi crocchi di persone che all’ombra degli alberi consumano la loro refezione […]. Infatti la fiera di San Lorenzo alletta giovani e vecchi: da bambini la si aspetta con la stessa trepida ansia con cui si attende il Bambino Gesù o la Befana, poiché
la gita sul carro, lo spuntino sull’erba è più che mai attraente e delizioso. E le mamme ammoniscono i loro piccoli con gravità: “Bada, se non stai buono, non andrai a S. Lorenzo”.
La fiera si svolta con un ordine curioso, perché ognuno ha la sua ora appropriata per
recarvisi. Nelle prime ore del mattino vi si portano le brave massaie a fare le loro provviste, poco dopo comitive di villeggianti che, unite alle famiglie più distinte del paese, fanno il loro bravo giretto.
Nel pomeriggio vi si reca la gioventù, perché essa è allora la regina della festa: gli altri sono rincasati oppure s’indugiano ancora […] chi osservi quello sciame spensierato di giovani e di fanciulle, può sbizzarrirsi nell’ammirare i colori più vivaci e più sgargianti che
risaltano tra il verde dei prati, sotto l’incanto del cielo azzurro e del sole luminoso. Si corre, poi, con una pazza bramosia alla danza: due balli a palchetto magnifici, uno di Costigliole e l’altro di Castagnole (anche il campanilismo nel divertimento!) […] musica coi fiocchi, non importa se qualche nota è stonata, son poi tutte sfumature! E ci si danza maledettamente, fino a sera inoltrata, si ritorna alla notte: le giovanette fino a poco tempo fa erano accompagnate dalle rispettive mamme, ma ora, che un soffio di emancipazione spira anche su Castagnole, bastano i fratelli o anche solo gli amici […] Anche qualche signorina fa, alla notte, la sua brava comparsa: dapprima fa un po’ la schifiltosa e s’aggira intorno al ballo, poi finisce per cedere agli inviti di qualche amabile cavaliere e vi entra […].
Là dentro i giovanotti sono madidi di sudore, molti anche in maniche di camicia, spesso tentano di fare dello spirito; le ragazze si sentono soffocare in quella calca, nonostante gli abbondanti décolletés e lavorano di ventaglio a più non posso. Danza fino a mezzanotte,
veglione, gara danzante, non si finisce più.
Fuori intanto, come in tutte le fiere di questo mondo, vi sono merciai ambulanti, venditori di giocattoli, giostre, altalene, bimbi che vi assordano coi loro fischi di terracotta, dolci, torroni che paiono messi là a disposizione delle mosche […].
Radegonde menée auprès du roi Clotaire, in Vie de sainte Radegonde, XI secolo. Biblioteca municipale di Poitiers
Una particolarità interessante sarebbe quella di scoprire l’origine di questa fiera grandiosa che i vecchi fanno risalire a tempi antichissimi. Siccome anche le Memorie storiche di Castagnole Lanze passano sotto silenzio questa data, a me è venuta la bizzarra idea di pensare che la detta fiera risalisse ai tempi feudali, allorquando il feudo si poteva considerare come il nucleo della vita economica dei paesi, e che in quella località convergessero e signori, e vassalli e servi della gleba per gli scambi naturali delle loro merci».
La relazione di Ugolina Rivella scritta probabilmente negli Anni Trenta contiene già accenni ai minori richiami delle fiera. «L’ultima grande guerra ha portato notevoli mutamenti nella vita del paese e dopo di essa anche la fiera di S. Lorenzo va decadendo.
“Quest’anno – diceva il col. Auberti proprietario della tenuta di S. Lorenzo – relativamente agli anni scorsi, la fiera è stata una specie di disastro”. Forse un grande coefficiente di decadenza è pure il fiorire del commercio e dei mercati del paese, per cui si ritengono quasi
inutili le fiere…».
Un tentativo di ripresa della festa nella notte delle stelle cadenti
Ci sono stati vari tentativi di ripresa a metà degli Anni Settanta del Novecento. Il resoconto di Remo Gianuzzi nel 1977 è eloquente: «L’anno scorso ci siamo tornati in mattinata. Ecco tutto: un banco di angurie affettate, il banco del torrone, il camioncino del venditore delle scale da cortile, un camion con sopra dei piccoli trattori. Poi 50-60 persone, compresi i ragazzi, tutti immusoniti e delusi».
Altro tentativo riproposto poi, ancora negli Anni Novanta non più come fiera, ma come festa per San Lorenzo, con pranzo e cena, ballo a palchetto e cantanti melodici. «Abbiamo fatto venire nomi famosi come Nilla Pizzi, Luciano Tajoli, Giorgio Consolini – ricorda Lorenzo Abbate che con Renzo Masengo ha ridato vita come Pro loco alla festa negli Anni Novanta,
mentre si sviluppava il successo del festival “Contro” legato alla fiera delle nocciole di San Bartolomeo –. Quello di San Lorenzo era un richiamo antico e suggestivo, legato anche alla tradizione delle stelle cadenti. Invitavamo gli astrofili e chiedevamo alla gente di battezzare ciascuno una stella».
Un appuntamento che si è mantenuto, con alterne fortune, fino al 2016. Poi nei prati attorno alla chiesetta, che ospita anche un affresco dedicato a Santa Radegonda, è tornato il silenzio.
Per saperne di più
Bibliografia
Boarino (don) Antonio (1913-1997), Memorie storiche di Castagnole Lanze, Tipografia Albese; ristampa, Castagnole della Lanze, a cura dell’Associazione La voce, Santo Stefano Belbo, Fabiano Editore.
Gianuzzi Remo (1977), Castagnole Lanze dai Romani ai nostri giorni, Asti, T.S.G.
Milano
Carlo Euclide (1929), Sui margini dell’archeologia, della storia e dell’arte (Il folk-lore), in Comunicazioni della Società degli Studi storici, archeologici e artistici della Provincia di Cuneo, I, 1, pp. 13-19
– (2001), Un giardino di folk-lore, a cura di Agostino Borra, Rocca de’ Baldi, Centro studi storico-etnografico, Museo storico-etnografico ‘A. Doro’, pp. 169-174.
– (2005), Raggi di sole. Feste popolari sacre e profane della Provincia di Cuneo. Materiali e appunti di ricerca, a cura di Agostino Borra, Cuneo, Società per gli studi storici,
archeologici e artistici della provincia di Cuneo.
– (2011), Proverbi, superstizioni e leggende della Provincia di Cuneo. Sulle tracce di luv ravàs, cavalass, Barabiciu cutèla, candi, servan, masche e faje, a cura di Agostino Borra,
Cuneo, Società per gli studi storici, archeologici e artistici della Provincia di Cuneo.
Ugolina Rivella (1892-1972) ha inviato al professor Milano la sua testimonianza sulla fiera di San Lorenzo a Castagnole LanzeCarlo Euclide MilanoAlla festa di San Lorenzo arrivavano con i carri da tutta la Valle TinellaNilla Pizzi invitata dalla Pro loco di Castagnole Lanze cantò alla fiera di San LorenzoSan Lorenzo e Santa Radegonda sono festeggiati nel calendario a pochi giorni di distanza e hanno entrambi due proverbi di riferimento. San Lorenzo “dei martiri innocenti cadon dal cielo carboni ardenti”. (Le stelle cadenti del 10 agosto) 13 agosto: Santa Radegonda germana, “il cocomero nella fontana”. Per dire che si mette al fresco l’anguria prima di gustarlaRadegonde menée auprès du roi Clotaire, in Vie de sainte Radegonde, XI secolo. Biblioteca municipale di Poitiers
Carlo Euclide Milano nasce a Bra il 29 agosto 1880 e muore a Diano Marina nel
1959.
I suoi interessi spaziano dalla storia antica alla linguistica, dall’arte al folclore. Professore ad Alba e a Bra, amministratore pubblico, consigliere e assessore, creatore e curatore di musei, e poi, “in esilio”, preside prima a Cuneo, poi a Rovigno
d’Istria e a Imperia, a un certo momento della sua intensissima e travagliata vita, in
lite soprattutto con il mondo degli storici, decide di “chiudere in un cassetto” tutti i
suoi appunti sul folclore, gli usi, le tradizioni, le feste, le superstizioni, le leggende
della provincia “granda”, proprio nell’intento di dimostrare che il folclore è una cosa
seria, non un trastullo di gente sfaccendata e che lo studio delle tradizioni popolari serve alla storia e allo sviluppo di varie altre discipline.
È lo stesso studioso a precisare, sul Bollettino della Società per gli Studi storici, archeologici e artistici della Provincia di Cuneo nel 1929, che «dove il monumento e il documento sono inesplicabili, o dicono troppo poco, la tradizione viene in aiuto; arreca dati preziosi, suggerisce vie nuove, completa l’interpretazione che lo studioso può dare proprio perché la leggenda è il frutto della fantasia e del sentimento,
dove si disvela l’animo dei volghi».
Nato a Cherasco il 23 marzo 1947, è stato insegnante di scuola primaria, laureato con tesi in Antropologia culturale sull’abbigliamento cerimoniale tradizionale delle Alpi. È ricercatore di cultura popolare sui temi riguardanti le feste del ciclo annuale e della vita e il teatro sacro della settimana santa e della natività. Da tempo si dedica inoltre alla pubblicazione dell’archivio inedito di Euclide Milano sul folklore cuneese.
Astigiani è un'associazione culturale aperta, senza scopo di lucro, che ha bisogno del sostegno di altri "Innamorati dell'Astigiano" per diffondere e divulgare la storia e le storie del territorio.
Tra i suoi obiettivi: la pubblicazione della rivista trimestrale Astigiani, "finalizzata alla raccolta e diffusione di informazioni e ricerche di storia e cultura astigiana dal passato remoto a quello prossimo, con uno sguardo al presente e la visione verso il futuro (dallo statuto), la raccolta di materiale per la creazione di un archivio fotografico, video e documentale collegato al progetto "Granai della memoria", la realizzazione di presentazioni pubbliche e altri eventi legati al recupero della memoria del territorio.
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