Nella primavera del 1872 un diplomatico russo stava viaggiando, probabilmente in treno, che ormai aveva pressoché sostituito le carrozze, quando alla stazione di Asti dovette scendere perché la moglie, ormai al termine della gravidanza, fu colta dalle doglie. La coppia trasportata dalla carrozza dell’Albergo Centrale Reale di piazza Alfieri che abitualmente faceva la spola con la stazione ferroviaria, si sistemò in hotel, dove di lì a poco, l’elegante signora partorì un figlio. Era il 14 maggio 1872 e pochi giorni dopo, prima di ripartire, il padre lo “denunciò” all’anagrafe di Asti con il nome di Michele de Zevett, o meglio Michail Semenovic Tswett. Quel neonato, astigiano per caso, diventò poi l’illustre scienziato russo che inventò la cromatografia. Nel 1906 riuscì a separare la clorofilla da un estratto vegetale. Ponendo alcune foglie verdi in una colonna di vetro riempita con argilla e facendo poi colare dell’etere di petrolio, vide che l’etere trascinava con sé il campione, il quale si separava in bande di diverso colore (da qui il nome “cromatografia”), ciascuna delle quali procedeva verso il fondo della colonna con diversa velocità.
Con tale esperimento Tswett mise in evidenza la possibilità di impiegare questo sistema di frazionamento, creando le basi della moderna cromatografia. Lo scienziato
nato ad Asti per caso morì in Russia, a Voronesh, il 26 giugno 1919. Nel centenario della nascita una piccola lapide fu murata sotto i portici Pogliani di piazza Alfieri. Quella testimonianza, fu sostituita lo scorso anno, il 2 ottobre 2011, in concomitanza con un convegno internazionale di chimica e tecnologia delle ciclodestrine, per iniziativa di Agostino Oddone, titolare dell’Albergo Reale, con una nuova lapide è stata murata a sinistra dell’ingresso dell’hotel dove nacque “per fato”uno dei padri dei moderni studi di fisica, botanica e chimica.