“Elegiaca e dolce appare la pennellata di Ghiggi, tutto proteso verso le bellezze della natura di cui sa cogliere quel fuggevole istante in cui l’ora, il luogo, la luce convergono felicemente a spiritualizzare il paesaggio” (Girino, “La Nuova Provincia”, 15 aprile 1959): positive recensioni accoglievano le esposizioni che Alfredo Ghiggi, farmacista di San Pietro, ordinava insieme al collega Giuseppe Villavecchia e agli amici pittori Franco Sgarbi, Riccardo Garberoglio e allo scultore Giovanni Boano. I “cinque” erano soliti ritrovarsi in un garage adibito a studio, “una sorta di officina funzionale zeppa di quadri e sculture”: ciascuno sperimentava la propria inclinazione compositiva con linguaggio espressivo autonomo, confrontando spesso le soluzioni.
L’effervescente atmosfera di dibattito artistico continuava in farmacia o, strada facendo, in piazza Alfieri, sotto i Portici Anfossi, fino alle sale della Società Promotrice Belle Arti di Asti, dove dal 1947-48 si riunivano numerosi artisti astigiani che con entusiasmo collaboravano alla realizzazione delle manifestazioni culturali cittadine, partecipando alle rassegne dei Premi Alfieri (1950, 1959, 1962), alle Mostre Nazionali d’Arte Contemporanea alle Mostre dedicate al Disegno e all’Incisione. Ghiggi fu con Villavecchia tra i più entusiasti animatori della ripresa del Palio del 1967, naturalmente per i colori rossoverdi di San Pietro.
Dopo il conseguimento della laurea in Farmacia a Parma nel 1941, dal 1950 al 1978 egli ha infatti condotto la farmacia San Pietro, all’angolo con piazza Primo Maggio, con Giuseppe Villavecchia, egli stesso oltre che pittore regista. Ghiggi partecipò anche alle coraggiose iniziative del Circolo culturale “La Giostra” (1946-1952), curando con Eugenio Guglielminetti, Giorgio Griffa e il preside del Liceo Classico Pietro Cazzani le rappresentazioni del “Teatro dei Pupazzi della Giostra”. Tuttavia, il sogno di Ghiggi era la pittura, l’aspirazione giovanile all’osservazione del vero, la solitaria ricerca di contemplazione della natura e del reale: le prime appassionate prove pittoriche sorgono al cavalletto, ai margini del Tanaro, in brevi vedute dalle corpose trame (Tanaro, 1948; Il fiume quieto, 1949).
Testimonianze scaturivano dall’esperienza vitale, come la quotidiana operosità degli scavatori di ghiaia nell’alveo del fiume ne La draga di Variglie (1957, dipinto conservato dalla Fondazione Guglielminetti). Frammenti esistenziali (Ballo a teatro, 1958) e ardite prove d’astrazione (Metafisico, 1945; Astratto, 1957), sobria figurazione sintetizzata dal disegno Figura di ragazza (“Premio Alfieri” 1959, conservato presso i Musei Civici di Asti ) accanto alle vivide cromie dei cicli dedicati ai soggiorni in Sardegna sono stati raccolti dai figli Antonella ed Ettore nella mostra alla Fondazione Guglielminetti (gennaio-febbraio 2017) in occasione del ventennale della scomparsa dell’artista. Gli astigiani hanno ritrovato memorie e dinamici contributi di una personalità artistica tenacemente attiva nel tessuto culturale cittadino del secondo Dopoguerra.