E fu così che dal 1927, per effetto di un provvedimento legislativo, in Italia divenne «vietato sputare per terra». Avvisi in bella vista furono posti in ospedali, stazioni, treni, osterie, chiese, scuole e altri locali pubblici. La ragione di quel provvedimento era di tipo sanitario più che di difesa della buona educazione: la tubercolosi era una malattia in grave espansione e una delle cause maggiori della diffusione era dovuta ai residui degli sputi, che potevano diffondere il bacillo di Koch.
A scopo di igiene pubblica si dovevano usare le apposite sputacchiere, oggetti oggi definitivamente dimenticati e raramente collezionati. Fino alla metà degli Anni ’50, quando la vasta campagna di vaccinazioni mise la tubercolosi sotto controllo, in tutti gli ambienti chiusi la sputacchiera risultava essere necessaria e obbligatoria. Era in alluminio, ottone, vetro o metallo smaltato, di forma tondeggiante, con un fondo piatto e i bordi ricurvi verso l’esterno. Poteva anche essere dotata di un coperchio apribile a pedale, tipo bidoncino della spazzatura.
Sul fondo si metteva normalmente polvere di gesso oppure segatura o torba; in alcuni casi si lasciava un po’ d’acqua oppure una soluzione disinfettante o antisettica. Una volta svuotata (lavoro tra i meno graditi, lasciato normalmente al personale inserviente), era lavata e sciacquata con acqua bollente.
Nella maggior parte dei casi erano collocate ai margini degli ambienti, lungo le scale su apposite mensole, in modo da avvicinarle e facilitare la “mira” degli “sputatori”. In piemontese lo sputo è definito anche con un termine preciso d’origine francese, che ricorda nel suono lo scatarramento: scracio.
Fin dal Medioevo, sputare era un gesto abituale, anzi, deglutire la saliva era considerato un atto di maleducazione. In tutto l’Occidente, il gesto rimase diffuso e abituale per secoli, soprattutto tra gli uomini, in particolare tra chi masticava il tabacco. La campagna contro lo sputo per terra si abbinò in Italia alla lotta contro la bestemmia in pubblico e fu persino creato un comitato antiblasfemo sotto l’egida del Re.
Oggi, sputare in pubblico rappresenta per noi un gesto di estrema volgarità. In alcuni paesi come la Cina o la Turchia, invece, è ancora molto “normale”.
Le sputacchiere in Italia sono finite in soffitta o del tutto sparite fin dal dopoguerra: l’unico lontano parente di questo oggetto ancora diffuso e così chiamato è un secchiello-contenitore utilizzato dai sommelier e dagli assaggiatori di vino durante le degustazioni, per evitare di dover deglutire tutto il vino dopo aver terminato l’assaggio.