Non è facile tener vive le favole, ancor più complicato dare continuità alle tradizioni. C’è però chi ci riesce. Il gruppo de J’Amis d’la pera, è nato 50 anni fa nel crutin del Bar Rio a Porta Torino, frutto della voglia di un gruppo di amici come Bruno Celoria, Silvio Morando, Giulio Cravanzola e Angelo Conti. Il nome della confraternita si ispira alla leggenda che narra dei guardiani di Porta Torino, ai piedi della Torre Rossa, ragazzi di barriera che avevano l’abitudine di far sollevare una grossa pietra a chi voleva entrare in città, come una sorta di lasciapassare. Con il motto «Basta’n suris per esi amjs» l’associazione ha portato avanti negli anni cultura e folclore, facendo rivivere storie e personaggi altrimenti dimenticati.
Risale al 2 febbraio 1964 la costituzione della “Famija d’le maschere astesane” che riunì le maschere ufficiali della città Barberino e Spumantino e quelle dei borghi, nate nel 1962: Falamoca e Gigìn Pulémica (Santa Caterina), Toni Destùpa e Maria Gughéta (San Rocco), il Barcaiolo e la Béla Lavandéra (Tanaro), Cicu Pertéra e la Béla Filandéra (San Pietro). Successivamente sono nate Cicu Fuét e Ghitìn d’la Tùr (Torretta). Il 16 giugno 1966, fu costituita ufficialmente la “Compagnia Teatrale Angelo Brofferio”, attiva dal 1963.
Di cosa in cosa e di idea in idea nacque nel 1968, sempre all’ombra della Torre Rossa, il gruppo degli sbandieratori, capaci di conquistare numerosi titoli nazionali, facendo così comparire il nome di Asti sull’albo d’oro dei campionati italiani della L.I.S. (Lega Italiana Sbandieratori). Si sono avvicendati alla presidenza degli “Amis” astigiani come Silvio Morando, Guido Maggiora, Giuseppe Nosenzo, Rino Fassio, Bruno Celoria, Piero Monticone, Pier Carlo Curato e Guido Martinengo. La compagnia teatrale ha visto negli anni il lavoro di regia e sceneggiatura di Piero “Peter” Fassio e Luciano Nattino. Memorabili le varie edizioni del Gelindo, ispirato alla leggenda del pastore che per primo vide il Gesù Bambino. Ne fu protagonista come attore e capocomico Emanuele Pastrone, che dava volto e umanità anche a Falamoca. Accanto a lui, a sua volta divertendosi e divertendo, animava il palcoscenico gente come Gina Giannino, impareggiabile Gigin Pulemica, Amato Caccialupi, tutto riccioli e simpatia, e il compianto Silvano Gallina, nella vita tecnico di radiologia, sulla scena capace di tirar fuori, recitando, tutto se stesso in un mix di corpulenza, dolcezza e comicità. E altri volti dell’astigianità sul palcoscenico come Adriano Rissone, Gian Luigi Porro, Enrica Cerrato, Anna Roero.
Una strada lunga e ricca di successi quella della “Brofferio”, iniziata con la commedia ’Na storia d’Burgà, già con Emanuele Pastrone, Gina Giannino, Tino Perosino e Silvano Gallina. Ne seguirono molte altre, tra cui, particolarmente apprezzate e replicate, Toju. Storia di Vittorio Alfieri raccontata dalla servitù, Il barbiere di Variglie, Meisin-a di rat e piset der vegi, Aggiungi un posto a tavola (con protagonisti Fabrizio Rizzolo e Susi Amerio), od ancora Pautasso Antonio esperto in matrimonio, Achille Ciabotto medico condotto, Alla larga dalle suocere per arrivare a J’amis del bar Rio, spettacolo inserito nella nuova rassegna del 2013. La compagnia degli amici di Porta Torino non dimentica la solidarietà e ogni attività, per statuto, è finalizzata a scopi benefici. «In cinquant’anni sono state fatte molte cose utili – ricorda il presidente Guido Martinengo – Abbiamo dotato l’ospedale di apparecchiature mediche, distribuito borse di studio, aiutato Emergency, il Maina (Casa di Riposo), vari reparti del Cardinal Massaja di Asti, Croce Verde e Croce Rossa, il Centro anziani di via Carducci».
E proprio a chi ha saputo distinguersi per altruismo ogni anno viene attribuito l’Urdin d’la Pera, sorta di cavalierato per personaggi astigiani. Quest’anno (2013, ndr) per il cinquantesimo si sta preparando un libro di memorie e testimonianze. Il racconto di un’idea che, grazie all’altruismo e all’amore per la propria terra, è diventata concreta e reale come una pietra.