Il tartufo è parte costitutiva di una storia notturna, che lega indissolubilmente lo straordinario immaginario che governa la notte delle colline del Piemonte meridionale, caratterizzato da masche, streghe, esseri fantastici che popolano il buio magico che deve essere rischiarato con un’approfondita ricerca teorica e di terreno.
La sorpresa scientifica che giunge da questa ricerca sul tartufo bianco proviene dall’originalità dell’approccio, dalla ricchezza dei dati raccolti, dall’innovativa sintesi che l’indagine sul campo produce. Non si candida il Tartufo in qualità di “prodotto”, ma il patrimonio collettivo di memorie, narrazioni, saperi e pratiche di un’attività molto ampia, che coinvolge l’addestramento del cane e il suo utilizzo nelle fasi di cerca e cavatura, la ricerca dei vari tipi di tartufi, l’utilizzo gastronomico. Aspetti che meritano di essere studiati, archiviati e comunicati al fine di consegnare alle future generazioni preziose conoscenze su un patrimonio italiano di inestimabile valore.
Il saggio introduttivo di Piercarlo Grimaldi, corposo e originale, descrive e interpreta le relazioni tra natura e cultura, inserisce il tartufo nel calendario contadino del lavoro e del rito, ricostruisce le mitologie, le pratiche, le narrazioni. I contributi degli autori spaziano dall’etimologia ai mercati, dall’identità sensoriale alle norme di legge, dalla storia economica e del costume alla valorizzazione, con una ricca bibliografia.