Parigi, autunno 1925. Gli Anni Venti tanto amati da Paolo Conte.
In questo suo libro racchiude la sceneggiatura di Razmataz, commedia musicale rappresentata per la prima volta nel 2000. Nelle 280 pagine si trovano annotazioni a margine e tavole dai colori intensi, con tratti che ricordano i graffiti.
Tra i personaggi, Flirt il disegnatore di alta moda, Zarah famosissima cantante di Berlino, le sei ballerine nere che diventano cinque perché Raz-ma-taz, di cui si sa poco, sparisce prima dello spettacolo. E poi la scrittrice Jessica Elliot, i musicisti neri che rappresentano l’America e che si esibiscono a Parigi, il nero Doctor Jazz che per strada attira l’attenzione dei presenti con le sue parole accompagnate dal contrabbasso a una corda sola.
L’atmosfera è magica e la musica di Dr Jazz si trasforma in una percussione collettiva. Le situazioni variano, ma la musica fa da collante. A corollario, la conversazione tra Paolo Conte e Manuela Furnari, musicologa, in cui si parla di musica e di arte, di Futurismo e del suo Manifesto, dell’incontro dei neri e dei creoli con il jazz.

La storia del jazz passa da New Orleans, dalla sua accoglienza nella vecchia Europa e negli Stati Uniti in un miscuglio di nuovo e di vecchio. C’è poi Parigi “svecchiata” da Paolo Conte in una spinta verso la modernità e che incontra e scopre la musica nera innalzandola a culto. L’entrata in guerra degli Stati Uniti nel 1917, la musica portata in Europa dai soldati americani neri e il primo disco jazz dell’Original Dixieland Jazz Band a New York, mentre il jazz si fa conoscere in Europa soprattutto con Josephine Baker che venne subito amata e accolta da Parigi.
Ecco allora in Razmataz la realizzazione del sogno di Conte con l’incontro tra la vecchia Europa e la giovane musica nera.