Come si può rimanere amiche per quasi settant’anni? «Per restare amiche bisogna farsi un mazzo così!» risponde Maria Grazia (detta Grazia), mentre Luisella (all’anagrafe Luisa) e Rosellina scoppiano a ridere. Eccole in ordine alfabetico, come a scuola quando c’era l’appello. Classe 1943 (le signore non si turbano e portano i loro …anta con la leggerezza di chi ha vissuto e visto il mondo). A casa di Luisella Goria, in frazione Valle Baciglio, alle porte di Asti, è in corso la consueta partita di burraco. Di solito succede di domenica, ma oggi Grazia Gallo e Rosellina Piano hanno fatto un’eccezione: perché un’amicizia lunga quasi settant’anni (sessantotto, per la precisione) è un evento che si può raccontare.
Insieme fin dalla prima elementare alla Dante nel 1949
Tutto ha inizio il primo ottobre del 1949, alla Scuola elementare “Dante Alighieri”. Vige il principio della territorialità: Rosellina e Grazia, che abitavano rispettivamente in corso Alfieri e in via Fontana, possono iscriversi di diritto, mentre Luisella, grazie ai buoni uffici di uno zio bidello, conquista l’opportunità di entrare nell’unica scuola elementare astigiana che al tempo permetteva alle bambine di vestire il grembiule bianco (invece di quello nero) e di portare al collo un bel fiocco rosa. I banchi erano singoli, di legno, con il buco per il calamaio. Poche le occasioni di ricreazione: intervallo in classe, un “mangiarino” consumato velocemente all’ora di pranzo, l’inno nazionale cantato in piedi, così come i brevi esercizi di ginnastica a pochi passi dal banco. Il ricordo più vivido è quello della maestra Emilia Monaca che disegna alla lavagna un vecchio scarpone in onore della canzone omonima che aveva conquistato il podio del Festival di Sanremo nel 1953.
Le elementari volgono alla fine e si avvicina l’esame di ammissione alle Medie. Un esame duro, un vero rito di passaggio, che si svolgeva già all’interno della scuola media di via Roero, esaminati dai professori e non più dalla cara e vecchia maestra. Tutte e tre lo superano ma – ahimè – le strade si dividono: alla scuola media di via Roero Grazia e Rosellina sono in una sezione e Luisella in un’altra. Il tempo per vedersi fuori da scuola era poco, però l’amicizia resta: le scuole medie erano impegnative, si andava a lezione anche il pomeriggio, lo studio del latino era obbligatorio.
I professori sono personalità che si ricordano: Dezzani di lettere, Perruccio di francese, la professoressa Enrica Jona di italiano e storia, la professoressa Benzi di economia domestica. Di quest’ultima Maria Grazia cita la figura imponente e le camicie annodate intorno alla vita. Ma l’insegnamento di economia domestica vi è poi servito anni dopo? «Solo a lei!» rispondono in coro Luisella e Grazia, indicando Rosellina che sorride e socchiude i suoi begli occhi dal taglio orientale lasciando intendere che sì, lei è l’unica del trio a sapere non solo cucire, ma anche ricamare egregiamente.
Gli studi di ragioneria e subito a lavorare dopo il diploma
Passano gli anni delle scuole medie e, finalmente, le tre amiche si ritrovano a scuola, questa volta nella stessa sezione al glorioso Istituto Tecnico Commerciale G. A: Giobert di Asti (che allora aveva la sua sede in via Goltieri), sezione ragionieri. «Goria! …Goria!» – abitavo in via Carducci, racconta Luisella, e loro mi passavano a prendere per fare l’ultimo tratto di strada insieme.
«Era sempre in ritardo», commentano Rosellina e Maria Grazia. Il ricordo di quegli anni è vivido e luminoso: era una scuola ambita, rilasciava il famoso “pezzo di carta” che all’epoca aveva un valore reale sul mercato del lavoro. Si era richiestissimi: ciascuno, alla conclusione del proprio percorso di studi, avrebbe trovato senz’altro un impiego ben remunerato. Le signorine ragioniere venivano cercate da banche, uffici pubblici e privati, studi di liberi professionisti.
Loro l’impegno lo mettevano, erano anni di ottimi voti, di riconoscimenti, di premi: le studentesse non erano molte, ma decisamente valorizzate. Maria Grazia (su Il Cittadino definita “la bella studiosa”), vince un soggiorno studio in Inghilterra ospite di una famiglia con cui ha mantenuto i contatti per oltre quarant’anni (l’ultima volta si sono incontrati a Bristol), Rosellina tiene una relazione su Camillo Benso Conte di Cavour all’Istituto americano di cultura a Torino, Luisella vince un premio in stenografia.
Quella che raccontano è un’età dell’oro in cui tutte e tre – ragioniere e giovani donne – si sentivano pioniere in una Italia nel pieno boom economico. Nel 1962, appena diplomate, Rosellina e Maria Grazia troveranno impiego alla cantina sociale di Masio. Vedono per la prima volta un centro meccanografico. Si ritrovano però ignare nella bufera dello scandalo dell’Asti Nord e Rosellina resterà fino al momento della liquidazione della cantina. Passa poi alla Camera di Commercio di Asti dove diventa, negli anni, il braccio destro del vulcanico presidente Giovanni Borello che si “inventò” la Douja e il Festival della Sagre.
Maria Grazia nel frattempo vincerà nel 1963 il primo concorso indetto dalla Cassa di Risparmio di Asti aperto anche alle ragioniere donna. Luisella, invece, sceglie il mondo della scuola, prima come applicata di segreteria nel 1963 per poi passare di ruolo, tramite concorso nazionale indetto e sostenuto a Roma, come coordinatore amministrativo della sua scuola elementare: la Dante Alighieri.
«Negli ultimi anni di ragioneria indossavamo delle orrende scarpe bianche, la gonna stretta grigia con lo spacco molto castigato e ci tingevamo le labbra con rossetti che avevano ancora evidentemente qualcosa di sperimentale, dal momento che cambiavano radicalmente colore sulle labbra rispetto a quello indicato sulla confezione – racconta Rosellina – ma eravamo comunque “una favola”! Il sarto Calosso, che aveva il negozio di fronte alla Cassa di Risparmio di Asti in corso Alfieri, usciva in strada per farci i complimenti». «Quando c’erano le giostre, dopo la scuola si andava a fare un giro: per vedere chi c’era, per conoscere i ragazzi e farsi offrire le corse in autoscontro. Quella giostra era infatti formidabile per favorire gli approcci tra un tamponamento e l’altro», aggiunge Grazia.
E poi c’erano i mitici “veglioni”: occasione per farsi fare un vestito nuovo – l’unico dell’anno –, di foggia possibilmente simile a quelli indossati dalle star della canzone come Mina (cui Grazia assomigliava un po’), e per incontrare non solo i compagni di scuola, ma anche i liceali e gli universitari. Le ragazze andavano accompagnate dai genitori, spesso le madri, che sedevano ai tavolini con discreta, ma inevitabile presenza. Maria Grazia, Luisella e Rosellina raccontano quei momenti davvero come fosse ieri, con la complicità di allora che è la stessa di oggi: tra risate, amnesie, prese in giro. Ricordano il tour – molto poco devozionale – delle chiese cittadine il Giovedì santo, obbligatoriamente in numero dispari per favorire la buona sorte.
«Siamo tre persone molto diverse, ma a nostro modo complementari, e questo è l’aspetto dell’amicizia che meglio ti aiuta a gestire le situazioni di emergenza – precisa Rosellina. Per esempio Grazia, qualunque cosa accada, arriva a casa tua e ti porta lo spezzatino, o il minestrone. Se serve fare una puntura, invece, ci sono io. Quando sono stata ricoverata in ospedale, Grazia si è offerta di assistermi durante la notte, ma purtroppo non è la persona più adatta: ha sempre dormito un sonno profondo, beatamente! Ma a parte questo, cos’è l’amicizia se non attenzione, cura, coinvolgimento nelle vite reciproche?».
Racconta Luisella: «Mia figlia da quando è nata ha sempre saputo di avere due zie putative: le mie due amiche. Non c’è stato un evento della vita di mia figlia in cui loro non siano state presenti. Quando è mancato mio marito (Giuseppe Bona, ndA), Rosellina e Antonio (il marito di Rosellina è Antonio Guarene, ndA) erano andati via da poco: avevano cenato da noi. Sono ritornati immediatamente e, insieme a Grazia, non mi hanno più lasciata sola. Una volta, quando c’era ancora mio marito, cucinavo pranzi sontuosi e loro due erano spesso invitate. Oggi non mi va più di cucinare: sono diventata a mio modo un’imprenditrice (ramo b&b) e il lavoro mi impegna moltissimo, e così, per continuare a stare insieme ci siamo inventate questa cosa delle partite a carte».
«Giochiamo a burraco, machiavelli, scala quaranta… un po’ tutto tranne che a poker perché non siamo capaci», aggiunge Rosellina concludendo la frase con il sorriso di chi sa che, invece, nulla è impossibile. E fumano, fumano molte sigarette. Una passione che le accomuna a partire dalla prima Giubek accesa in terza media. Ma Grazia ricorda le Mentolo e il loro aroma «che ti faceva sembrare in montagna» e lo dice come qualcosa di mistico che mette quasi in dubbio si possa trattare di un’abitudine malsana.
Siamo dopo tutto di fronte a tre ragazze del ’43, nate dalla guerra e nella guerra e poi figlie di un’Italia in ripresa economica, sociale, culturale: il loro atteggiamento nei confronti della vita, frutto di una gioventù vissuta in anni memorabili, è vicino a una sensazione di onnipotenza, di invincibilità, di fiducia.
Potete descrivere in due parole le vostre amiche? Grazia risponde per prima: «Con Rosellina vorrei parlare di più: le amicizie sono così, a volte vivono lacune di anni, ma la sua presenza la sento sempre. Con Luisella, anche per ragioni di carattere, il rapporto è più viscerale: dico che è la mia psicologa». «Non è solo la psicologa, è anche la “PR” del gruppo: nelle pubbliche relazioni è imbattibile, ci mette moltissima energia – interviene Rosellina – mentre Grazia è un riccio: testarda, indipendente, ferma nelle sue convinzioni». Infine per Luisella: «Rosellina e Grazia sono molto diverse, ma ho un ottimo rapporto con entrambe: sarà il mio essere portata per le pubbliche relazioni! Mia figlia le chiama le sue zie, da sempre: ed è proprio così, sono due persone importantissime anche per lei».
Inevitabile parlare di Asti, di come è oggi, e di com’era. A Grazia mancano quei negozi che ora non ci sono più, e che erano un punto di riferimento sicuro: Cantino in via Cavour per le cravatte, da Ugo in corso Alfieri, con le sue “cofane” giganti di insalata russa in vetrina («se ci penso ne vedo ancora i colori»). Luisella, invece, ricorda la deliziosa belecauda di Peppino in corso Alfieri, nel punto dove oggi c’è la Banca Popolare di Novara. Rosellina si fa seria: «Il vero cambiamento c’è stato, ma a livello più profondo – dice – e investe le relazioni umane. Una volta non si stringevano amicizie con persone singole, ma con famiglie intere, con una rete di conoscenze che travalicava i confini generazionali: ed era bellissimo. Oggi questo tessuto non esiste più, si è come frantumato».
Il ricordo del compagno di scuola Gianni Goria
Negli album di foto che stanno sfogliando spunta una foto di Luisella accanto a Gianni Goria con l’annotazione: 1967, Veglione dei Ragionieri al Winter Garden. «Avevamo lo stesso cognome ma nessuna parentela – chiarisce Luisella –, eravamo compagni di scuola e amici: lui con me ebbe sempre un atteggiamento molto protettivo nei confronti dei miei corteggiatori, come fossi una sorella. Mi ricordo la sua 1100 verde targata AT 801, su cui a volte ci portava a fare un giro – aggiunge Rosellina –; un uomo buono, timido, molto gentile, con una grande intelligenza che ho avuto modo di conoscere anche durante gli anni di lavoro con lui alla Camera di Commercio. Quando divenne Presidente del Consiglio fu un orgoglio per tutti noi astigiani, peccato ci abbia lasciati troppo presto», conclude Grazia.
E d’improvviso nell’atmosfera allegra della chiacchierata avverto da parte di tutte e tre un sentimento di affetto, commozione e profonda nostalgia. Il televisore è acceso e trasmette la conferenza stampa convocata dalla NASA per comunicare la formidabile scoperta di un nuovo sistema di pianeti che ruotano intorno alla stella Trappist-1.
Ci potrebbero essere forme di vita. «Anche questa ci tocca vedere!», esclama Grazia. «Finalmente: era ora! L’ho sempre saputo che non siamo soli», aggiunge Rosellina. «Ma saranno abitati? Ci saranno gli alieni? Quando li potremo conoscere?» conclude Luisella, in ossequio alla sua passione per le pubbliche relazioni. È quasi l’ora di cena, e resta spazio per un’ultima domanda. Se doveste descrivervi con un film, quale scegliereste? «Mediterraneo per i paesaggi e per il senso di libertà che mi trasmette: mi fa sognare» dice Grazia. «Pretty Woman: perché amo le favole! » è la risposta di Luisella. «Il mio film preferito è invece Il pranzo di Babette – conclude Rosellina – quando ho il nervoso me lo guardo, e tutto passa». L’idea che la semplice visione di un film possa essere terapeutica fa sorridere e rincuora. Il pomeriggio è finito, resta il tempo per un’ultima foto di gruppo: uguale a tante altre fatte insieme, negli anni, ma oggi forse un po’ diversa: è la copertina del racconto straordinario della loro amicizia.