sabato 27 Luglio, 2024
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A scuola dalla prima mignin. Ai ripetenti si diceva che “sposavano la maestra”

La scuola, ricordi e modi di dire che accompagnavano gli studenti sin dalla prima elementare tra alti e bassi.

In classe con Nattino alle Magistrali della Fulgor con la musica dei Beatles

Abbiamo conosciuto Luciano nel 1961 quando, il 1° di ottobre, iniziammo a frequentare le  Medie alla gloriosa “Fulgor” di via Gioacchino Testa, a pochi metri dall’allora carcere, confinante con le antiche mura di Asti. Per molti di noi, studentelli in erba, la scelta del collegio-convitto fu obbligata dalla distanza dei nostri paesi e dalle difficoltà di trasporto. Di conseguenza...

Le eterne ragazze del Giobert

Come si può rimanere amiche per quasi settant’anni?  «Per restare amiche bisogna farsi un mazzo così!» risponde Maria Grazia (detta Grazia), mentre Luisella (all’anagrafe Luisa) e Rosellina scoppiano a ridere. Eccole in ordine alfabetico, come a scuola quando c’era l’appello. Classe 1943 (le signore non si turbano e portano i loro …anta con la leggerezza di chi ha vissuto e...

Quando la campanella suonava il 1° ottobre

I nomi di maestre e maestri restano nella memoria di generazioni di allievi   Per tutti l’inizio delle scuola era il 1° ottobre. I bidelli, dopo aver riempito i calamai sistemati nei banchi di legno da due posti, suonavano le campanelle. Le mamme e qualche papà accompagnavano i figli, ma sovente solo nei primi giorni e nelle prime classi; una volta...

«Pregavo San Secondo di non venire interrogata»

Anni Cinquanta: la città attraversata da una ragazzina delle Medie.

Maturità 1957, il racconto di una classe

La foto di classe della Quinta A ragionieri del Giobert scattata nella primavera del 1957
La storia della Quinta A ragionieri del “Giobert”

Diario di una “piccola italiana”

La guida del nostro viaggio è una bambina, nata nel 1923. Si chiama Emilia. I “documenti” che abbiamo fra le mani sono i suoi quaderni dalle pagine ingiallite, ma dalla grafia ordinata e ancora nitida, tracciata con il pennino intinto nell’inchiostro del calamaio di un’aula dai soffitti alti e dai banchi di legno.