sabato 27 Luglio, 2024
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Parole di Pietra

In corso Cavallotti la storia delle prime case popolari

Sorte nel 1907, collegate all’asilo nel 1925

Un po’ nascosta dagli alberelli che fiancheggiano il corso Felice Cavallotti, dal 1925 una lapide è incastonata nel muro delle case operaie che occupano tutto l’isolato tra via Dogliotti, corso Cavallotti e via Vigna. La lapide ricorda i fondatori di quelle Case popolari, sorte per iniziativa della società anonima cooperativa operaia “L’Unione” e per benemerenza del Municipio, della Way Assauto, del conte Umberto Ottolenghi, della contessa Nina Levi Ottolenghi, del marchese Medici del Vascello, del notaio Adolfo Vietti, del geom. Carlo Benzi e del futuro senatore Giovanni Penna. Le parole incise nel marmo, con la data del 28 giugno 1925, ricordano quei benefattori, ma anche che in quel giorno tutto il caseggiato divenne patrimonio dell’attiguo Asilo Ferrer (primo educatorio infantile laico, poi diventato “Lina Borgo” dal nome della sua storica direttrice) e sede perenne dell’Unione Operaia.

Quello fu un giorno di festa, che coincideva con i festeggiamenti per i 70 anni del comm. Penna. Iniziò con un ricevimento delle autorità in Municipio e poi tutti si mossero a piedi in corteo fino in corso Cavallotti (già viale dell’Enofila), dove venne inaugurata la lapide con il discorso ufficiale dell’on. Innocenzo Cappa e con l’intervento delle autorità. Seguì la firma dell’atto notarile di donazione delle Case Popolari all’educatorio infantile di via Vigna, dove nel pomeriggio seguirono musiche e canti. All’inizio del ’900 quella zona della città aveva cambiato radicalmente aspetto con nuovi insediamenti industriali. Il 30 dicembre 1906 iniziò la produzione la Vetreria con 200 operai, molti dei quali provenienti da Livorno. Il 25 gennaio 1908 fu inaugurato lo stabilimento della Way Assauto che diede subito lavoro a 150 operai, diventati 300 a impianto completato.

Alla fine dello stesso anno il Municipio firmò una convenzione con una società svizzera per la costruzione di un canale e un impianto per la produzione dell’energia elettrica a scopi industriali, denominata “Società Idroelettrica Astigiana”. A tutto ciò si deve aggiungere la preesistenza di stabilimenti come l’Enofila, l’Usina del Gas e il mattatoio civico. Fu in questa ottica che con una convenzione tra il Municipio e l’Unione Operaia (presieduta dall’ex sindaco Giuseppe Cagna) si stabilì di procedere con urgenza a costruire abitazioni per gli operai dei nuovi stabilimenti.

Il Municipio non volle costruire direttamente le nuove case, ma contribuì concedendo gratuitamente il terreno. Nel 1907 su quel terreno sorse la prima casa popolare su progetto del geom. Federico Bossi, al quale fu affidato l’incarico di completare la costruzione degli altri fabbricati, che furono ultimati nel 1910. Negli Anni ’80 del Novecento tutto quel complesso edilizio (poco meno di un centinaio di alloggi) passò al Municipio. Trascorsi quasi settant’anni dalla loro costruzione, gli alloggi erano ormai vecchi e obsoleti. Si provvide così a una radicale trasformazione e razionalizzazione affidando i lavori all’impresa di Leandro Gallo. Ormai le vecchie famiglie degli operai della Vetreria, della Way Assauto e delle altre fabbriche della zona erano andate estinguendosi e quegli alloggi contribuirono a risolvere il problema dell’emergenza abitativa.  

 

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