A diciott’anni si diventa adulti, si “mette la testa a posto” e si perde un po’ di spensieratezza. Di solito, ma non sempre. L’eccezione è la cooperativa sociale Vedogiovane Asti, nata il 29 ottobre 1998 e diventata maggiorenne nel 2016. Tutto ha inizio negli anni Ottanta nel cortilone d’asfalto dell’oratorio Don Bosco, in cima a corso Dante. Generazioni di astigiani vi hanno trascorso pomeriggi ed estati. Tra loro c’erano anche quei dieci ragazzi e ragazze del quartiere, guidati da don Giuliano Palizzi e da Michele Marmo: erano il gruppo di animatori, un po’ fratelli maggiori, un po’ compagni di giochi. Avevano capito prima di altri che la città (e il mondo) stavano cambiando in fretta, l’oratorio era diventato stretto. Nel cassetto avevano un sogno coraggioso: far diventare quella passione per l’educazione un lavoro.
A Borgomanero, dove nel frattempo don Giuliano si era trasferito, ci erano riusciti e si erano chiamati cooperativa Vedogiovane, più che un brand, una missione. I sogni a volte diventano occasioni, anche se inattese e drammatiche. Novembre ’94, quel gruppo di animatori da un paio d’anni aveva iniziato a occuparsi del dopo-scuola delle elementari “G.B. Giuliani” di Canelli. Arriva la notte del fango e della paura. L’alluvione. Canelli è tra le città più colpite. Le scuole di Piazza della Repubblica vengono graziate e loro decidono di mettersi a disposizione facendo quello che sanno fare meglio: il dopo-scuola diventa permanente, dal mattino presto alla notte, un punto di riferimento per i tutti i figli canellesi, mentre i genitori erano impegnati a spalare. Cento bambini accolti, aiutati, ascoltati. L’anno scolastico è salvo. Da allora capiscono che sono abbastanza grandi per camminare da soli: nell’ottobre 1998, si emancipano dai colleghi novaresi e fondano la cooperativa sociale Vedogiovane Asti.
Dieci soci fondatori (Viviana Canale, Cristina e Stefania Carniel, Daniele Allara, Vilma Bossi, Simona Catalano, Fabrizio Crescio, Silvia Ravina, Cristina Toscano, Gabriella Zanardo), una sede in via Cavour 68 e una presidente donna di 27 anni. Un azzardo, in un mondo declinato al maschile. Il primo incarico in città è il dopo-scuola per i bambini delle elementari della Salvo D’Acquisto. Una sorta di “tempo pieno”, in cui il pomeriggio non era solo occupazione del tempo, ma momento utile per i compiti, il gioco, la creazione del “gruppo”. È sempre stata questa l’ossessione della Vedogiovane: creare “gruppi”, che, in fin dei conti, sono società in piccolo, dove esistono diritti e doveri, dove tutti vanno accolti e dove “vivere”. Questo metodo ha contaminato l’Astigiano (con qualche incursione fuori dalla provincia): sono oltre 80 i paesi della provincia in cui Vedogiovane ha lavorato in questi anni.
Anni non banali, in cui molte famiglie sono entrate in crisi (non solo nel portafoglio). «La preoccupazione dei genitori di oggi – spiega Viviana Canale – sembra essere: cosa faccio fare a mio figlio fino a stasera? Non importa “come”, ma “cosa”. Abbiamo assistito a un fiorire di attività disparate, dai corsi di lingua, a qualsiasi tipo di sport, magari affidate a educatori non proprio all’altezza. È come se si stesse delegando il ruolo di “adulto” a qualcun altro fuori dalla famiglia». In ogni piccolo e grande cambiamento che ha riguardato i giovani astigiani negli ultimi due decenni, Vedogiovane ha dato il suo contributo. C’era nel 1999 quando è stata aperta l’Università, nella prima sede di via Testa, e c’erano grandi aspettative (poi deluse) di far diventare Asti più internazionale. Lì, Vedogiovane inaugurò il centro d’incontro “18 e lode”, all’apparenza un bar, in realtà un punto di animazione dove gli studenti potevano incontrarsi, progettare e studiare. C’era nel 2002, quando Beppe Passarino, assessore che considerava le politiche giovanili una cosa seria, rilanciò il progetto del Centro giovani (oggi chiuso, gli spazi ospitano la biblioteca Astense).
Alla Vedogiovane hanno sempre fatto della voglia di anticipare il futuro il loro marchio di fabbrica: nel 1999 curano il primo scambio internazionale tra una classe dell’istituto agrario Penna di Asti e coetanei svedesi, nel 2007 inaugurano nella parrocchia di San Domenico Savio, Radio Dietro, la prima web-radio made in Asti (chiusa nel 2013), dal 2001 gestiscono per conto dell’Ente Parchi un ostello della gioventù a Vinchio. Ma anche la cooperativa ha un luogo dell’anima, che più di altri rappresenta la voglia di sfide, più forte della miopia della pubblica amministrazione: è il campeggio di Roccaverano. Nel cuore della Langa, l’amministrazione provinciale acquistò un bel terreno da trasformare in campeggio. Erano gli anni in cui non tutte le famiglie potevano permettersi le vacanze e i bambini venivano mandati in colonia, poi la struttura entrò in crisi.
Quei dieci anni del campeggio di Roccaverano
Nel 2003 l’idea del rilancio, affidando l’impresa proprio alla Vedogiovane. La sfida era grande, 12 giorni di campeggio in tenda per ragazzi dai 6 ai 17 anni, mantenendo costi accessibili per tutti. Si scelse di mantenere regole “da colonia”, dal sapore antico, ma efficaci: niente cellulari, niente televisore, per i primi tre giorni vietate le telefonate da casa. «Volevamo cambiare completamente l’idea di campeggio, sapevamo che i nostri ragazzi meritavano di più dei pigiama-party e delle serate karaoke» racconta Viviana Canale. Così Roccaverano è diventato un grande laboratorio di cittadinanza, dove si raccontavano storie audaci, ma “a misura di ragazzi”.
I giovani campeggiatori hanno potuto scoprire la grande letteratura, il Tolkien del Signore degli Anelli, l’Omero dell’Odissea, il Calvino delle Città invisibili, il Melville di Moby Dick e il Cervantes di Don Chisciotte. E dopo i classici, le arti che hanno “costruito” l’uomo: la musica, il cinema, la pittura del Novecento. Alla fine di ogni turno, la storia veniva raccontata nella piazza di Roccaverano con uno spettacolo interamente costruito dai ragazzi. E in un angolo per i genitori c’erano anche i venditori di robiole. In pochi anni fu un vero boom. Davanti alla Provincia, quando in primavera si aprivano le iscrizioni, i genitori si accampavano la notte prima, pur di evitare le lunghe liste d’attesa. Durò 10 anni, fino al 2012. Tremila ragazzi, più di 50 animatori coinvolti. Una generazione. Poi la Provincia con il pretesto dei pochi fondi scelse altre strade e altri appalti.
Alla Vedogiovane non si sono persi d’animo, la “magia di Rocca” rivisse prima a Rocca d’Arazzo, poi a Montabone e oggi a Perletto. Nel futuro della cooperativa c’è ancora l’idea di essere “artigiani dell’educazione”, con le radici ben salde sul territorio, ma intanto c’è un presente di festeggiamenti a spasso per la città per il diciottesimo compleanno, culminato a luglio con l’incontro con Erri De Luca, scrittore e grande amico della cooperativa. Il progetto più ambizioso si chiama “Porto di mare”, un «luogo non per qualcuno, ma per tutti», che possa cambiare l’idea di comunità per disabili, senza discriminarli, nasconderli o isolarli. Si cercano sede e idee. Alla Vedogiovane sono fatti così, progettano senza perdere la tenerezza.
INFO
Cooperativa sociale: Vedogiovane Asti
Sede: via Roero 43, Asti
Presidente: Viviana Canale
Vicepresidente: Cristina Carniel
Soci: 21, di cui 3 volontari, 26 lavoratori dipendenti
Contatti: 0141437100
info@vedogiovaneasti.it
www.vedogiovaneasti.it