martedì 3 Dicembre, 2024
HomeInsegne senza ruggineNel centro storico nascono ancora vermouth e chinati
Insegne senza Ruggine

Nel centro storico nascono ancora vermouth e chinati

Mauro Vergano produce settemila bottiglie nel “magico” e nascosto laboratorio di Via Brofferio.

Un messale. È il primo pensiero quando nella mani di Mauro Vergano appare quel piccolo taccuino nero. Lo tiene con la punta delle dita, con quel rispetto che si ha per gli oggetti preziosi. Ha lo stile raffinato di un’agendina Moleskine. Le pagine ingiallite, fitte di una bella, antica calligrafia. Molte, col tempo, si sono staccate. Più di un secolo fa, ancora immersi nell’800, la punta di un pennino correva lì sopra tracciando numeri e parole. Non è un libro liturgico, bensì un promemoria di esperimenti e di curiosi miscugli a base di erbe e segreti. Più volte dovette stare in qualche taschino della giacca di Giulio Cocchi, colui che è considerato il “padre” del vermouth piemontese. Mauro lo ha ereditato da Mario Cocchi, un suo zio acquisito. Sposò zia Leonina, sorella di suo papà. Era il figlio di Giulio, e con i due fratelli Federico e Rino, dirigeva la Cocchi, fabbrica di vermouth e chinati. Lo stabilimento era in via Sant’Evasio, poi si allargò in via Malta. «Qualche volta zio Mario mi portava con lui in ditta, io ero felicissimo e risento ancora oggi quel profumo intenso e pungente di erbe». Mauro era ancora un bambino, ma zio Cocchi riuscì a trasmettergli tutta la sua passione per quel mestiere. Il quadernetto nero di appunti e ricette non fu dunque l’unica eredità.

Fu nell’anno in cui morì zio Mario, il 1978, che Mauro cominciò i suoi esperimenti d’alchimia.

Mauro Vergano al lavoro nel suo laboratorio di Via Brofferio

 

All’inizio erano pochi litri di chinato destinati perlopiù agli amici, poi l’attività crebbe. Oggi sono 7000 bottiglie della Chinati Vergano. Non c’è un’insegna all’ingresso di quel portone al numero 106 di via Brofferio. L’invito è a usare la fantasia e a provare a immaginarla quell’insegna non foss’altro perché è l’ultima cantina vinicola di Asti città, dopo che i fratelli Bava hanno acquistato la Cocchi e trasferito la sede a Cocconato. Dal 2003 il laboratorio occupa il luogo di quella che fino al 1805 fu una chiesa, distrutta in seguito all’occupazione napoleonica, e prima ancora un convento fondato, leggenda vuole, direttamente da San Francesco quando all’inizio del 1200 passò da Asti diretto in Francia. In tempi più recenti, a inizio 900, quei locali ospitarono una fabbrica di fiammiferi, che è ancora nella memoria di alcuni astigiani. Così come la bottega del fabbro Borello, che arrivò nell’ex chiesa subito dopo. Oggi Mauro Vergano respira quella storia e ne scrive, a modo suo, altre pagine. Una laurea in chimica, 62 anni e tanti progetti. Non rinnega i suoi 15 anni da chimico in una fabbrica di Cavaglià. Anzi: «Mi è servita tantissimo: lavoravo di naso, come si dice, e oggi ho solo cambiato aromi». Vive circondato da ampolle, pipette, filtri, serbatoi di alluminio, sacchi di erbe aromatiche, un piccolo torchio rosso e il buon odore di sapienti intrugli. Ama giocare e sorprendere. Apre i barattoli e invita a indovinare le erbe dall’odore. Ce ne sono più di quaranta nella sua officina di via Brofferio: dalla più familiare salvia sclarea che al naso ricorda il profumo di Moscato alla più insolita radice di galanga che arriva dalla Cina o alla cascarilla, una preziosa corteccia del Centro America dal sapore piccante. E poi, la radice di valeriana, le scorze di chinotto, l’achillea, l’assenzio, il cardamomo, i fiori di genzianella, la menta, l’origano di Creta, il rabarbaro e tante altre, senza dimenticare la china. Un armadio che è uno scrigno di profumi, che farebbe la felicità di Jean-Baptiste Grenouille, lo straordinario uomo del XVII secolo che è il protagonista del romanzo Il profumo, dello scrittore tedesco Patrick Süskind. «Colui che domina i profumi domina il cuore degli uomini» è la sua ferma convinzione e certo nel laboratorio di Mauro avrebbe tante occasioni per esercitare il suo olfatto, per costruire la prodigiosa memoria olfattiva che lo caratterizza e lo rende una sorta di superuomo dal fiuto eccezionale.

Mauro, dal canto suo, è un “mago Merlino” con uno spirito molto astigiano che dosa e trasforma Grignolino e Moscato, Nebbiolo e Cortese, le uve base dei suoi cinque “figli”: il primo fu il Chinato rosso, poi il “Lulì”, un chinato bianco, il Vermouth “VB”, l’Elisir di china e infine, ma non ultimo, l’Americano, fiore all’occhiello dell’azienda, che rappresenta quasi metà delle bottiglie prodotte. Tutti elisir profumati che hanno conquistato il cuore degli americani, così tanto che non molti mesi fa la giornalista Alice Feiring, nella sua rubrica sul New York Times, ha chiamato in causa Mauro come esperto numero uno al mondo di vermouth e affini. «Merito di Gianluigi e Alessandra Bera, vignaioli di Canelli – ricorda Vergano – che, nel 2007, sono stati i primi ambasciatori delle mie etichette a New York. Non mi sarei mai sognato di andare a vendere fino in America». Ispirate nel disegno dall’amico Bruno Vergano, conosciuto avvocato di Asti scomparso qualche anno fa, da sua figlia Sara e dal pittore Gianni Buoso, le etichette dei Chinati Vergano partono dal cortile del Torronificio Barbero, «gentile vicino di casa che ospita i bancali per mancanza di spazio», e vengono bevute in Inghilterra, Francia, Olanda.

Ora cominciano a interessare anche il Giappone. Non sarà difficile scovare una foto con il critico gastronomico Giorgio Grigliatti e lo chef Ferran Adrià, che brindano con una bottiglia di Americano Vergano. «Vendo all’estero più dell’80 per cento delle mie bottiglie – dice Mauro – ma ci sono ristoratori e osti di Asti e Torino che vengono a comprarle direttamente qui. Vendo con il passaparola: io non mi sono mai mosso di qui e non faccio pubblicità». Rispetto ai tempi di “nonno” Giulio Cocchi e del suo piccolo taccuino nero, oggi tante erbe sono proibite. Mauro ha ritoccato le ricette, ma un insegnamento è rimasto: «Al fondo di ogni pagina scriveva: “concia a palato”. Ovvero una volta che hai seguito la ricetta, non fermarti: devi sempre assaggiare, sperimentare, trovare il giusto equilibrio». Che sia questo il vero segreto del vermouth?

L’AUTRICE DELL’ARTICOLO

[starbox]

Astigiani è un'associazione culturale aperta, senza scopo di lucro, che ha bisogno del sostegno di altri "Innamorati dell'Astigiano" per diffondere e divulgare la storia e le storie del territorio.
Tra i suoi obiettivi: la pubblicazione della rivista trimestrale Astigiani, "finalizzata alla raccolta e diffusione di informazioni e ricerche di storia e cultura astigiana dal passato remoto a quello prossimo, con uno sguardo al presente e la visione verso il futuro (dallo statuto), la raccolta di materiale per la creazione di un archivio fotografico, video e documentale collegato al progetto "Granai della memoria", la realizzazione di presentazioni pubbliche e altri eventi legati al recupero della memoria del territorio.

3,917Mi PiaceLike
0FollowerFollow
0IscrittiSubscribe

GLI ULTIMI ARTICOLI CARICATI

IN EVIDENZA

Propongo la mappa dei ciliegi in fiore

Quanta bellezza ci regala il nostro territorio nelle varie stagioni. Avete presente quando in primavera incominciano a fiorire i ciliegi? Mille batuffoli bianchi con...

Sul calendario Gennaio-febbraio-marzo 2019

13 gennaio Impresa alpinistica per l’imprenditore canellese Ssergio Cirio, presidente dell’azienda enomeccanica Arol. Insieme alla guida alpina di Cervinia François Cazzanelli, conquista la cima del...

Accadde nel primo trimestre 2009-1919

2009 7 gennaio - chiudono i cinema Politeama e Ritz di via Ospedale. 25 gennaio - si è spento a 86 anni l’enologo Adriano Rampone, per...

La Collina di Spoon River

Gianluigi Faganelli Genova 22 novembre 1933 – Cocconato 24 luglio 2018 Geologo e insegnante di scienze Una laurea in Geologia e la passione per le scienze naturali...

L’acciugaio che lasciò il diploma nel cassetto

Quando sei l’ultimo di una dinastia, diventi oggetto di un sentimento misto di ammirazione e affetto. La dinastia di Mario Delpuy era quella degli...

Don Giuseppe Bolla, “Monsignore ma non troppo”

Moncalvo ha avuto per 22 anni un parroco che i più anziani ricordano ancora oggi. Don Giuseppe Bolla aveva un sorriso dolce e un...

Il misterioso manoscritto del prestigiatore

In una stanzetta al fondo dei locali al pian terreno di Palazzo Alfieri, che oggi, dopo il restauro, ospitano la Fondazione Guglielminetti, oltre 30...

Amare una città, amare il mondo. Piccoli racconti di gentilezza

In tutti i racconti di Giordanino affiorano storie del passato e storie di quotidianità. Ama Asti, le terre che stanno intorno e ama sicuramente...

CONTRIBUISCI A QUESTO ARTICOLO

INVIA IL TUO CONTRIBUTO

Hai un contributo originale che potrebbe arricchire questo articolo? Invialo ora, saremo lieti di trovargli lo spazio che merita.

TAG CLOUD GLOBALE

TAG CLOUD GLOBALE
INVIA IL TUO CONTRIBUTO

POTREBBERO INTERESSARTI ANCHE